Il caffè con il lettore

Il Corriere della Sera di ieri titolava “Sgarbi, oggi alla Camera la mozione di revoca per il quadro rubato. Ma la maggioranza non cederà ai 5 Stelle”. In copertina la foto che accompagna l’articolo.

Gianvito Pugliese

Il Corriere della Sera, care/i ospiti del caffè… dedica un articolo di fondo alla vicenda del “presunto Caravaggio sottratto dal sottosegretario alla Cultura, che afferma trattarsi di una copia”, riattizzata dal M5S che ha chiesto la revoca del presunto responsabile dalla nomina nel governo. Ai pentastellati si sono uniti Pd ed AVS (Alleanza Verdi Sinistra),

Sgarbi è un abbonato ai tribunali. All’inizio di questa settimana ricorda il Corriere “è stato condannato a una multa da 2.000 euro e a una provvisionale risarcitoria da 20mila euro per la diffamazione dell’ex sindaca di Roma Virginia Raggi” che Sgarbi, per la demolizione autorizzata di una palazzina liberty, paragonò a Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo condannato per associazione mafiosa. Sgarbi, come da copione, se ne vanta: “Sono felice di rappresentare una fonte di sopravvivenza per la signora Raggi, oggi premiata da un magistrato che evidentemente ritiene che la distruzione e la speculazione edilizia a Roma siano diverse che a Palermo“. Non so se finge di non capire la gravità dell’offesa equiparando la Raggi ad un condannato, in via definitiva, come mafioso o davvero non capisce di avere come tutti gli esseri umani diritti e doveri e si auto attribuisce il diritto inalienabile di inveire su tutto e tutti senza doverne rispondere in un processo.

Mercoledì mattina la Camera ha discusso la mozione per la revoca dell’incarico di sottosegretario, che arrogantemente, come al solito, commenta: “Credo che Giorgia Meloni e tutti quanti sappiano bene che cedere su di me significa cedere al Fatto, ai 5 Stelle. Io sono il baluardo di questa maggioranza perché faccio audience, ma è quella l’obiettivo di chi mi accusa. Sono il riferimento individuale di un attacco politico. Ha detto bene Sauro Turroni: che pena quando un Parlamento agisce sotto dettatura di un giornale…”.

La vicecapogruppo al Senato, la pentastellata Alessandra Maiorino risponde: “Non passa giorno senza che l’Italia debba vergognarsi dei comportamenti di un suo sottosegretario alla Cultura. E la presidente Meloni continua a non avere nulla da dire e a far rappresentare le istituzioni da un simile impresentabile“.

Ma la realtà da ragione a Sgarbi, come pure in maniera paradossale alla Maiorino. Un leghista di peso, prima di entrare in aula commenta:

Ma come si fa? Come potremmo mai votare una mozione del M5S? Certo, a questo punto, qualcuno a Sgarbi dovrebbe dire qualcosa...”. Il leghista ha scarsa memoria, con i Cinque stelle la Lega ha condiviso un governo: il Conte I. Ma preme sull’uscio del parlamento il pronunciamento dell’antitrust sul presunto conflitto di interessi del critico, previsto a breve.

E Sgarbi si supera, auto assolvendosi dall’aver augurato la morte a Sigfrido Ranucci che ha querelato, in quanto reo di avergli dedicato troppa attenzione, e concludendo: “E del resto, la morte l’avevo già augurata a Federico Zeri…”. Piaccia io no Sbarbi per Sgarbi è legibus solutus.

Poi, qualcuno dice che esagero quando paragono questo governo alla corte dei Miracoli. Ma come? Con due Ministri che peggio non possono essere combinati: Salvini, imputato di sequestro di persona, e lo svolgimento del suo processo fa pensare ad una condanna inevitabile, Santanchè, accertata evasore fiscale per somme stratosferiche ed inquisita per bancarotta fraudolenta, per un giornale finanziato dallo stato di sua proprietà e truffa aggravata e continuata ai danni dell’Inps, dalla quale si sarebbe fatta pagare i dipendenti, dichiarati in cassa integrazione, mentre avrebbero lavorato alle sue dipendenze, come di consueto. Il sottosegretario Delmastro rinviato a giudizio per violazione del segreto d’ufficio, che è costato anche a Nordio, che ha fatto le capriole inutilmente per salvarlo, una figura inimmaginabile. E ciliegina sulla torta Sbarbi che una ne fa e dieci reati commette, tra calunnie, ingiurie ed aggressioni non solo verbali, quando si limita.

Ho sbagliato la ciliegina, scusate; ma c’è Lollobrigida che ferma impunemente il freccia rossa, un treno del servizio pubblico. Questo è una vergogna senza mezzi termini per la Procura della Repubblica di Roma, che non ha battuto ciclio. Lollobrigida ha interrotto un pubblico servizio.

Trascrivo qui di seguito l’art. 340 del codice penale.

                              Art. 340. 
 
(Interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un  servizio  di
                        pubblica necessita') 
 
  Chiunque, fuori dei casi preveduti da particolari  disposizioni  di
legge, cagiona una interruzione o turba la regolarita' di un  ufficio
o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessita' e' punito
con la reclusione fino a un anno. 

E Lollobrigida è riuscito anche a far fare una figura pessima alla moglie, Arianna Meloni, sorella di Giorgia e Segretaria nazionale di Fratelli d’Italia, che si è dichiarata pubblicamente orgogliosa del fatto che il marito abbia fermato un treno dove non doveva fermarsi e, dunque abbia interrotto un pubblico servizio. Cognato… sorella… la parentopoli Meloni è un’invenzione malevola.

Serve continuare e ricordare che tra il 15.9.2022 ed il 15.9.2023 (I anno del governo Meloni) il debito pubblico è cresciuto da 2.742 miliardi a 2.858,6 (dato Bankitalia), e cioè di altri 116,6 miliardi che come tutto il testo pagheremo noi, i nostri figli e nipoti, ammesso che tre generazioni siano sufficienti a risanare le finanze del nostro povero Paese. Ed i patrioti hanno fatto grandi opere pubbliche o riforme strutturali in quel frattempo? Neanche una, solo costosissime mancette elettorali ed altrettanto costosi staff.

Inutile parlare delle leggi approvate e delle riforme programmate: l’apologia della dittatura (i pieni poteri del premierato), l’esaltazione dell’impunità ai corrotti e via discorrendo. Inutile davvero, chi non capiva che stava votando una maggioranza ed un governo forte coi deboli e debole coi forti ci ha fatto questo bel regalo. Per non parlare di un Paese poco più di un anno fa al vertice della catena di comando dell’Ue e oggi fanalino di coda con l’Ungheria di Orban. Una catastrofe.

Però l’epurazione dei non allineati e la trasformazione della Rai in TeleMeloni-Kabul è stata portata a casa con successo. Complimenti vivissimi. Una l’avete azzeccata, ma a danno degli utenti e di un servizio pubblico divenuto più scadente delle peggiori piccole tv private.

A domani.

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