Affondo di Zan “Orban lo abbiamo a casa nostra”.

Dure e decise le parole del parlamentare promotore della legge sull’omofobia.

GP

Non le manda a dire certamente l’onorevole del Partito democratico Alessandro Zan (in foto), promotore del disegno di legge omonimo sull’omofobia.

A Milano per partecipare prima all’evento organizzato dal Pd “la cura” e poi all’evento conclusivo della Pride week, si è espresso con estrema crudezza: “Il testo che abbiamo approvato alla Camera a larghissima maggioranza va incontro a tantissime diverse sensibilità in particolare a quelle del mondo cattolico. Dal Vaticano c’é stata una invasione di campo che mi ha sorpreso. Tocca al Parlamento discutere e approvare la legge nell’ambito della propria autonomia. E’  importante che l’Italia stia con i grandi paesi più civili e avanzati e non rischi di scivolare rovinosamente con paesi come l’Ungheria e la Polonia che stanno smantellando i diritti delle donne e della comunità Lgbtq (ndr, lesbico, gay, bisessuale, transessuale, queer), portandoci ai tempi bui del secolo scorso.”

E fin qui nulla rispetto al seguito: “Dicono che bisogna dialogare anche con la destra, ma avete idea di che destra abbiamo nel Paese? Orban ce lo abbiamo a casa nostra. Quando sento Salvini che manda i messaggi a Enrico Letta” non si capisce di che dialogo stia proponendo. “Hanno presentato una leggina che è un attacco alla legge Mancino. Se fosse approvata noi faremmo un passo indietro“.

Bisogna fare qualche passo indietro, ma nei fatti accaduti, per comprendere esattamente i termini della questione. Il disegno di legge Zan è stato approvato alla Camera lo scorso 4 novembre e trasmesso al Senato. A Palazzo Madama avviene qualcosa di strano. Il leghista Andrea Ostellari, presidente della Commissione Giustizia evita l’esame e ne rinvia sistematicamente la discussione. Praticamente prova ad affossare il ddl.

Ormai la corda non si può tirare ulteriormente ed i promotori del ddl, peraltro già approvato da un ramo del Parlamento, sono pronti ad affrontare l’aula di Palazzo Madama facendo a meno del parere di una commissione il cui presidente fa manifesto ostruzionismo.

E’ in questo clima che interviene la lettera del Vaticano a Draghi con la richiesta di fermare quel disegno di legge perchè contrario ai Patti Lateranensi. Si apre una brutta discussione in ordine ad uno sconfinamento del Vaticano nei poteri legislativi dello Stato. Interviene il Cardinale Parolin cercando di metterci una pezza. Ul Vaticano, non avrebbe chiesto lo stop al ddl, ma talune modifiche e chiarimenti ritenuti indispensabili.

La sostanza non si discosta di molto e Draghi va dinanzi alle Camere e chiarisce di non aver alcun potere d’intervento sul Parlamento in materia legislativa.

L’iniziativa si ritorce contro chi l’ha presa. Piaccia o no, non è legittimo fermare l’iter di un provvedimento legislativo rinviando sine die il suo esame in commissione. Solo gli addetti ai lavori erano a conoscenza di quell’ostruzionismo che diventa nella discussione accesa di dominio pubblico.

Zan legge l’intervento del Vaticano come un intervento a gamba tesa, un assist alla Lega che vuole in qualsiasi modo poicottare un provvedimento legislativo che non le garba, ma in cui è decisamente in minoranza.

Se abbia torto o meno non sappiamo, resta il fatto che l’iniziativa del vaticano è del tutto inopportuna e strumentale. Non è credibile che al Vaticano non fosse noto che il presidente del Consiglio non ha poteri legislativi, tanto che eventuali suoi provvedimenti d’urgenza devono essere approvati dal parlamento entro sessanta giorni pena la decadenza, E’ vero che si parlava di Patti lateranensi ma dall’epoca in cui furono sottoscritti ad oggi a palazzo Chigi è cambiato parecchio.

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