La Commissaria europea Johansson a tutto campo sul fenomeno migratorio

Le affermazioni del governo italiano smentite platealmente: “Le Ong salvano vite”

Gianvito Pugliese

La Commissaria europea agli “Affari interni”, Ylva Johansson, in una intervista rilasciata al quotidiano indipendente dell’Unione europea Euronews, ha approfondito tutti i temi del fenomeno migratorio.

La Commissaria parte dalla tristissima ultima tragedia del naufragio nel Mar mediterraneo  di un peschereccio, al largo delle coste della Grecia, ribaltatosi 47 miglia nautiche a sudovest di Pylos, nel Peloponneso, le cui dimensioni -ancora non note- rischiano di essere apocalittiche. Mentre scrivo questo pezzo, le vittime accertate sono almeno ottanta, un centinaio i naufraghi raccolti, e le fonti informative parlano di passeggeri del barcone da pesca affondato da quattrocento (Oim) a settecentocinquanta (Panagiotis Nikas, governatore della regione del Peloponneso).

A parere della Commissaria, il dramma in corso dimostra che la politica migratoria europea non funziona” e difende l’operato delle Ong, senza se e senza ma. La sua visione risulta totalmente opposta a quella espressa recentemente dal governo italiano e la smentisce clamorosamente.

Per la Johansson “Le Ong fanno un ottimo lavoro e stanno salvando vite. Questa è la cosa più importante. Naturalmente, le Ong sono diverse tra loro e agiscono in modo differente. Ma in generale, la mia opinione è che stiano facendo molto per supportare i migranti e salvare vite nel Mediterraneo. Lo apprezzo“. Aggiunge quindi: “Penso che questo naufragio sia un segno del fatto che la nostra politica migratoria non funziona bene adesso“… “La cambieremo con il nuovo Pact on Migration. Una delle cose più importanti è che abbiamo dimostrato con il grande risultato della scorsa settimana di poter lavorare insieme sulla migrazione. La situazione di stallo lunga sette anni è finita.

Per la Commissaria: “I governi europei hanno raggiunto un accordo sulla gestione dei flussi migratori epocale“. Infatti, due regolamenti cruciali del Pact on Migration nell’ultima riunione dei Ministri degli interni sono stati approvati. Particolarmente importanti i ricollocamenti di persone migranti, 30mila in tutto all’anno, dai Paesi di primo approdo al resto dell’Unione. La Commissaria europea agli Affari interni: “Questa è la prima volta in assoluto che un’ampia maggioranza di Paesi concorda su una quota minima di ricollocamenti, fissata a priori“.

E ribadisce: “Questa è la prima volta in assoluto che un’ampia maggioranza di Paesi concorda su una quota minima di ricollocamenti, fissata a priori“. Aggiungendo che il numero di trentamila è flessibile e potrebbe  aumentare se aumenteranno i bisogni. Resta il fatto che inserire nel testo legislativo un numero minimo è a suo giudizio “una decisione storica“. 

L’accordo raggiunto in sede europea prevede che i ricollocamenti potranno essere “sostituiti dal versamento di una somma in denaro di 20mila euro per ogni persona migrante“. Queste eventuali somme a carico degli stati membri confluiranno in un fondo, gestito dalla Commissione, per interventi nei Paesi terzi di origine.

Dato più rilevante è che nessun Paese dell’Ue potrà sottrarsi alla nuove regole della “solidarietà obbligatoria“: nemmeno Polonia e Ungheria, che hanno votato contro la posizione adottata dal Consiglio. Il regolamento prevede l’applicabilità erga omnes a prescindere dal voto espresso.

Ultimo argomento trattato nell’intervista i rapporti tra l’Unione europea e i Paesi nordafricani, rapporti indispensabili per riportare nella governabilità i flussi migratori nel Mediterraneo.

La Commissaria europea ricorda che nel viaggio a Tunisi dell’11 giugno insieme alla presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, Ursula von der Leyen ha promesso un miliardo di assistenza finanziaria alla Tunisia, di cui 100 milioni per la gestione delle migrazioni. 

Rimarca, quindi, che a livello di Commissione e di Consiglio, non mancano in Europa preoccupazioni e richieste specifiche per il rispetto dei diritti umani nel Paese, di cui è naturale nutrire dubbi alla luce d’immagini di migranti picchiati dalla Garde nationale tunisina, unite alle parole di pesante accusa razzista del presidente Kaïs Saïed: “Gli africani subsahariani minacciano l’identità del Paese”.

Ylva Johansson, si avvia a concludere: “Ci sono aspetti che abbiamo criticato e probabilmente continueremo a criticare, non solo in Tunisia ma anche in altri paesi partner. Ma allo stesso tempo, dobbiamo lavorare con loro. Questa non è una situazione da tutto o niente. Dobbiamo fare del nostro meglio per gestirla e questo, ovviamente, significa in alcuni casi anche criticare i Paesi terzi”.

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