Il caffè con il lettore

Il dramma delle elezioni presidenziali Usa di novembre

Gianvito Pugliese

In uno degli ultimi, accorsatissimi, comizi di Donald Trump, riferisce un’autorevole testata statunitense, il relatore, fino a quel momento acclamato con ovazioni da stadio, ha ripetutamente confuso il nome del suo prossimo avversario Joe Biden, più volte chiamandolo Obama. La scusa poi accampata di aver voluto ironizzare non ha, ovviamente, retto.

Sulla platea è calato un gelo mortale ed il pensiero dei suoi fans è andato ad un recente comizio in cui vantando la bellezza di Melania, ha chiamato la sua consorte Mercedes, nome della sua segretaria.

Trump ha più volte, con il garbo che gli è consueto, fatto riferimento all’inidoneità di Biden a guidare il Paese a causa dei suoi 81 anni, che gli avrebbero provocato ben due cadute in pubblico. Sta di fatto però che l’81enne Biden non ha mai confuso nomi e persone, come fa il 77enne Trump.

Tra i due, che ormai hanno in tasca la nomination presidenziale dei maggiori partiti, stando ad un recentissimo sondaggio della Reuters, Biden starebbe avanti di poco più di un punto. Avrebbe, dunque, recuperato molto ma la sua conferma non sarebbe di certo al sicuro, almeno al momento.

Il vero dramma è che diversi sondaggi confermano che la maggioranza degli elettori americani non vorrebbe candidati alla presidenza né Biden, nè Trump.

E per quest’ultimo dopo il primo processo penale, appena apertosi, che ha rigettato quattro capi d’accusa nei suoi confronti, lasciando peraltro aperta all’accusa la possibilità di integrare le prove relative, sono stati confermati dal giudice del tribunale gli altri 35 capi d’accusa.

Ma le tegole sulla testa non finiscono qui. Trump, due anni dopo la scadenza del mandato presidenziale, ha cospirato con agenti della Cia perché mettessero in atto una campagna di stampa denigratoria contro gli odiati Xi Jinping ed il suo Paese. Lo hanno confermato, alla stessa Reuters, tre funzionari della Cia coinvolti dal Tycoon nel complotto. Superfluo aggiungere che la White House ed il suo inquilino sono stati tenuti all’oscuro dell’operazione in atto.

Su Trump grava più di tutto il suo comportamento arrogante ed altezzoso nei confronti della Carrol per il quale è stato condannato sia a risarcire il danno da aggressione sessuale, sia la successiva diffamazione. accusandola di aver inventato tutto per estorcergli denaro. Trump ha totalizzato nei due giudizi un obbligo a risarcire la Carrol con 88,5 milioni di dollari. Per poter proporre appello ha dovuto depositare una cauzione di 90 milioni. Questa vicenda ha provocato nelle elettrici americane, un sentimento di disgusto e rabbia nei suoi confronti e gli ha alienato l’elettorato femminile quasi in toto.

Resta il fatto che il sistema elettorale americano, nonostante primarie e delegati, non risulta più capace di selezionare i candidati più graditi agli elettori e questo è un gravissimo vulnus per la democrazia.

A domani.

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