Crisi: accordo lontano, ancora bracci di ferro.

Ma i tomi si smorzano e una mediazione è possibile nella Sala della Lupa (in foto).

GP

La maggioranza, che dovrebbe dar vita al nuovo governo e che si è trattenuta a discutere ieri sera fino alle 21,00 passate, è ancora lontana dall’aver trovato la quadra sul programma.

Si contrappongono le posizioni di chi interpreta questo tavolo come preposto principalmente, quando non esclusivamente, a trovare l’accordo sul nome del Presidente incaricato da dare al Capo dello Stato, ovvero Giuseppe Conte, e chi antepone l’accordo e la redazione di una sintesi dei progetti di legislatura alla definizione del nome del Premier.

La prima tesi con minore o maggiore forza è sostenuta da quasi tutti i commensali, la seconda sta a cuore ad Italia Viva che non transige e insiste, al punto che Roberto Fico ha calendarizzato per stamane una prosecuzione della discussione e non esclude oggi pomeriggio, dopo aver informato in dettaglio Sergio Mattarella dei risultati raggiunti e dei punti ancora sospesi, di chiedergli di essere autorizzato ad un secondo giro di consultazioni.

Nulla può escludere che stamane si possano fare decisi passi avanti, ma la fotografia di ieri da più l’idea di uno stallo che di un accordo vicino.

Kafkiano il fatto che l’apertura per un Matteo Renzi in maggioranza sia partita da Vito Crimi, al costo di qualche lacerazione interna ai pentastellati, vedi Alessandro Di Battista e Barbara Lezzi. E proprio sui temi cari ai pentastellati Italia Viva apre lo scontro: per il partito di Renzi “reddito di cittadinanza e Mes sono da rivedere”, i 5S sono decisi in proposito, vogliono ampliare il primo e non vogliono sentire parlare del secondo. Il partito di Renzi scopre poi la carte e propone due commissioni bicamerali su riforme e Recovery, con presidenze garantite all’opposizione. Su questo gli avversari aumentano. C’è chi sente “puzza” di concretizzazione da parte dei renziani del vecchio patto del Nazareno, un passaporto per Matteo Renzi, votato alla sinistra a parole, ma sempre ben disposto verso il centrodestra e con un filing con Silvio Berlusconi, mai nascosto. Ovviamente è una proposta estremamente divisiva. Con Salvini e Meloni, ovvero oltre l’80% del centrodestra il rapporto non è certo stato costruttivo e molti sono sicuri che bicamerali a guida centrodestra significherebbe affossare riforme e Recovery, e nessuno dei due è un tema in cui il Paese può concedersi il lusso d’impantanarsi. La pretesa di stilare il programma senza avere raggiunto l’accordo sul Presidente del Consiglio, escludendolo cioè a priori dalla redazione e dalla stesura sia del progetto che del cronoprogramma, riducendo così il Premier a mero esecutore di progetti, alla cui elaborazione e stesura non ha collaborato, per tutti coloro che a quel tavolo hanno indicato Conte, ovvero tutti tranne Italia Viva, è semplicemente inaccettabile.

Matteo Renzi ha una particolare predisposizione per tirare la corda, creare situazioni di stallo, ed ottenere così vantaggi, in termini di nomine ed altro, superiori alla forza reale e potenziale del partito che rappresenta. Talvolta però tira la corda al punto di spezzarla. Aveva portato il Pd al 40% ed è riuscito in breve a giocarsi tutto su una riforma istituzionale, trasformata in referendum su se stesso in cui ottenne dal Paese una dichiarazione chiara: vattene a casa, te la bocciamo! Non sembra che abbia compreso la lezione. Continua a mantenere in politica uno stile da giocatore di azzardo, ma come si accorgono, troppo tardi tutti i giocatori, alla fine vince sempre e solo il Casinò. E però proprio Matteo Renzi parla di un governo che dovrebbe nascere alla fine di questa settimana. Significa che Renzi ed i suoi, dopo aver alzato la posta ai limiti ed oltre, diverrà improvvisamente disponibile a mediare ed a tener conto delle richieste di partiti molto più consistenti del suo? Staremo a vedere, ma le intensioni di Roberto Fico sembrano in sintonia, orientate a far continuare il tavolo affinchè decantino le tensioni e le divisioni e si trovi la strada della nacita del nuovo governo, che sarà mediazione, ed anche se pare brutto, non dimentichiamo che la politica è percorrere le strade possibili, non altro, aldilà delle definizioni fascinose e talvolta al limite della volgarità di vecchi leader politici, che non hanno lasciato un buon ricordo del loro operato

Insisto nel ricordare quello che Mattarella ha perimetrato: la continuità che deve essere assicurata nel nuovo governo sui ministeri chiave. Ascolto e leggo nomi illustri, usati per candidature eccellenti. In realtà solo nomi bruciati all’insegna del sensazionalismo e del protagonismo, ma senza la minima possibilità di successo. Mi permetto di dire che siamo alla vigilia di decisioni serissime, certi sport meglio praticarli in tempi differenti e più tranquilli.

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