Meloni: macchina del fango su di noi.

Fuochi, fiamme e querele per la notizia riportata da Repubblica di collusioni tra FdI e malavita organizzata indicate da un pentito.

GP

Giorgia Meloni, difende a modo suo ed a spada tratta il suo partito e se stessa dalle dichiarazioni riportate su La Repubblica di un pentito, Agostino Riccardo, che ha raccontato di rapporti tra esponenti di Fratelli d’Italia e organizzazioni criminali di Latina con presunti pagamenti nel 2013 al clan Travali per la campagna elettorale di Pasquale Maietta, eletto deputato in quell’anno.

Ma Agostino Riccardo è andato oltre ed ha chiamato in causa direttamente Giorgia Meloni per una dazione di 35mila euro che avrebbe materialmente consegnato il suo segretario dell’epoca. 

La Meloni è dura: “È partita la macchina del fango contro l’unico partito di opposizione. Non ci facciamo intimidire” e fin qui nulla da eccepire, ma aggiunge: “In Italia piacciono le persone serve e ricattabili. Noi siamo persone libere e non abbiamo paura, perché non abbiamo fatto del male. Potete prenderci tutti casa per casa, ma continueremo a dire la nostra. Ovviamente annuncio querela”. Quel “potete prenderci tutti casa per casa” se lo poteva risparmiare, ricorda rastrellamenti vissuti nel ventennio. Sbaglia periodo e Paese ed ancor più quando dice: “ Vedere metodi che ricordano il Myanmar non promette bene per la nostra democrazia“. Meloni, mi consenta, direbbe il suo ex leader, capisco il suo risentimento, ma paragonare le parole di un pentito ad una carneficina di massa ad opera della polizia contro pacifici manifestanti fa orrore, non c’è altro termine utilizzabile.

Lecito difendersi affermando che lei non ha mai avuto un segretario maschio, ma pretendere che un giornale, debba farsi carico di verificare la notizia, quando la notizia è che un pentito ha detto determinate cose, non altro, evidentemente ha dell’assurdo. Se non l’avesse fatto “La Repubblica” sarebbe venuta meno al dovere d’informare. Non spetta ad un giornale verificare quanto afferma un pentito od un testimone qualsiasi. E’ compito del giudice la verifica e la valutazione della credibilità. Non di altri.

Colgo l’occasione per ribadire al leader di Fratelli d’Italia la mia solidarietà per quelle oscenità che le sono state rivolte recentemente, ed i complimenti per aver portato il suo partito in tre anni quasi a quadruplicare il consenso. Detto ciò l’avrei dissuasa da tanto clamore. Io per primo, mea culpa, delle dichiarazioni di Agostino Riccardo non sapevo assolutamente nulla ed avrei continuato probabilmente ad ignorarle se non fossero state violentemente portate sotto i riflettori da chi se ne dichiara vittima innocente.

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