Torna “El Niño” dopo 7 anni: nel mondo porterà caldo record

Ed in Europa ed in Italia cosa attenderci?

Rocco Michele Renna

Secondo l’annuncio della WMO (World Meteorological Organization), dopo sette anni la temperatura del Pacifico sta aumentando nuovamente, con conseguenze potenzialmente estreme. Questa è un’avvertenza per tutti i governi affinché si preparino a limitarne l’impatto sul pianeta. Il segretario generale della WMO, Petteri Taalas, avverte che ci sarà un aumento significativo del rischio di record di temperatura e di ondate di calore estreme in molte parti del mondo e degli oceani.

E’ indispensabile per il WMO che i governi si preparino a mitigare l’impatto di El Niño sulla salute, sugli ecosistemi e sulle economie. Intervenire tempestivamente, e anche in modo preventivo, potrebbe essere fondamentale per salvare vite umane.

L’ultimo episodio di El Niño si è verificato nel 2016, l’anno più caldo mai registrato. Si tratta di un fenomeno climatico che si ripete in media ogni 2-7 anni e che è associato al riscaldamento delle temperature superficiali dell’Oceano Pacifico tropicale centrale e orientale. A differenza di La Niña, che causa un raffreddamento delle acque, El Niño ha un effetto opposto. Nonostante la recente fase prolungata di La Niña, gli ultimi otto anni sono stati i più caldi della storia, e le conseguenze di El Niño, unite agli effetti dei gas serra, potrebbero quindi essere devastanti.

Situazione del pacifico in occasione dell’arrivo di El Niño e senza

L’arrivo di El Niño era atteso dal 2016 e adesso, dopo sette anni, è tornato. È molto probabile che questo evento possa aumentare le temperature a livello globale, ma come già detto, non dovrebbe interessare direttamente l’Italia e l’Europa. Le regioni più colpite da queste anomalie climatiche saranno l’America del Sud e l’Asia.

Il fenomeno di El Niño aumenta le precipitazioni in alcune parti del Sud America, nel sud degli Stati Uniti, nel Corno d’Africa e nell’Asia centrale. Allo stesso tempo, provoca forti siccità in Australia, Indonesia, alcune parti dell’Asia meridionale, dell’America centrale e del nord del Sud America.

Secondo l’Organizzazione meteorologica internazionale, questa è la prima volta dopo sette anni che El Niño si sviluppa nel Pacifico tropicale, aprendo la strada ad un probabile aumento delle temperature globali e a condizioni meteorologiche e climatiche turbolente. Secondo le previsioni, c’è una probabilità del 90% che l’evento continui durante la seconda metà del 2023, e si prevede che sia di intensità moderata. Di solito, gli effetti di El Niño sulle temperature globali raggiungono il culmine nell’anno successivo, quindi molto probabilmente il 2024 sarà l’anno più caldo.

Tuttavia, è importante precisare che quando si parla del ritorno di El Niño e di possibili temperature record, non significa che le temperature aumenteranno improvvisamente, nemmeno in Italia. Questa non è un’informazione corretta.

Secondo il rapporto della WMO pubblicato lo scorso maggio, c’è una probabilità del 98% che almeno uno dei prossimi cinque anni e il quinquennio nel suo insieme saranno i più caldi di sempre. Inoltre, c’è una probabilità del 66% che la temperatura globale media annuale tra il 2023 e il 2027 rimarrà almeno per un anno di 1,5°C sopra i livelli preindustriali.

Questo ha importanti implicazioni per il rispetto degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, che prevede di limitare l’aumento delle temperature a lungo termine entro 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Con il contributo di El Niño al surriscaldamento, diventa ancora più cruciale lavorare sull’effetto serra per mantenere gli obiettivi climatici. Chris Hewitt, direttore dei Servizi climatici della WMO, considera questo un chiaro campanello d’allarme.

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