Il vero volto di Raffaello

2020 – 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio. Molte iniziative bloccate dal Corona Virus, ma ogni mattina c’è una rosa rossa sulla sua Tomba nel Pantheon.

Maria Catalano Fiore

2020 – 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio da Urbino. Molte iniziative bloccate, altre in modo dimesso…

Emergono comunque nuovi studi, ovviamente. Chi ricerca ancora la causa della sua morte cosi prematura, causa della Sifilide, degli stravizi, di una bronchite? fatto certo che Raffaello Sanzi (suo vero cognome) nasce ad Urbino il 6 marzo 1483 e muore a Roma il 6 marzo 1520.

Il Centro di Antropologia Molecolare per lo studio del DNA antico del Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” in collaborazione con a Fondazione Vigamus e l’Accademia Raffaello di Urbino realizza una ricostruzione tridimensionale computerizzata del volto di un Raffaello più maturo.

Come appare la Ricostruzione del Volto di Raffaello, pubblicata su alcuni quotidiani

E’ logico che dall’autoritratto giovanile Raffaello sia cambiato, come si evince anche nell’ultimo suo dipinto, stanco e anche un po imbolsito, tutti invecchiamo, ed anche il bel giovane sul quale tante hanno sognato.

Tutto sommato, questa ricostruzione mi pare molto somigliante nel naso, bocca e nell’ovale del volto a questo suo autoritratto giovanile

Anche nel 1833, comunque, sono state fatte delle indagini, riesumando il suo cadavere, seppellito nel Pantheon a Roma e facendo un calco proprio del suo cranio, ad opera del formatore Camillo Torrenti. Ricostruzione ora in mostra preso la sua casa natale, ad Urbino di proprietà dell’Accademia Raffaello della citta’. Il Presidente dell’Accademia, Luigi Bravi, spiega che viene così risolto un dubbio ricorrente sull’identità dei resti ritrovati che ha tormentato da sempre gli ammiratori del “Divin pittore” definito da Giorgio Vasari un “Dio mortale”, anche se poi, aldilà della bravura non fa, dell’uomo Raffaello, un quadro molto lusinghiero. Abbiamo avuto modo di parlarne proprio il 6 marzo su queste pagine.

Questo lavoro scientifico sarà prossimamente pubblicato dalla rivista “Nature”, spero siano pubblicate anche foto di migliore qualità.

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