Amarcord

Stafano Bianco, un grande.

Gianvito Pugliese

Oggi sarebbe stato il suo onomastico e, festa o non festa, Stefano avrebbe sturato spumante a volontà e tagliato altrettanto panettone o pandoro per festeggiare con gli amici nella sede del “Corsivo”, da quanto aveva trent’anni il suo feudo.

Nato a Putignano il 18 giugno del 1931, docente, pubblicista ed uomo Politico, con la P maiuscola, Stefano Bianco, consigliere regionale e Commissario straordinario dell’Istituto di Ricovero e Cura a carattere scientifico “Saverio De Bellis” di Castellana Grotte, che sotto la sua guida realizzò il nuovo ospedale, nel 1961 fondo l’agenzia di Stampa “Il Corsivo”. centro pulsante del suo impegno politico, iniziato nella Sinistra di Base della Democrazia Cristiana e culminato nel PD-Partito Democratico.

Del mio caro Amico Stefano, comparso ad 84 anni il 18 settembre del 2015, non potrò mai scordare l’entusiasmo che metteva in qualsiasi cosa facesse. Ottantenne aveva mantenuto la curiosità di un ragazzino e la capacità di lavoro di un ventenne. Non potrò scordare il giorno in cui mi recai al Corsivo per una di quelle riunioni politiche dei suoi amici, a metà tra conferenze culturali e incontri di gruppo, che teneva periodicamente. All’epoca, se ben ricordo, curavo la rubrica “Diario di bordo” del quotidiano BariSera, diretto da Francesco Rossi che mi aveva affidato il ruolo, entusiasmante ma gravoso, di essere la voce principale di quel quotidiano. E all’amico Stefano, ed a una delle sue iniziative culturali significative, avevo dedicato giorni prima un articolo.

Entrando nella sede del Corsivo, sulla parete di fronte. dove non poteva passare inosservato. c’era il mio articolo ritagliato ed incorniciato. Se ben ricordo. fino alla sua morte non è mai stato rimosso ed era rimasto lì a far bella mostra di sé. Tra noi, nonostante la differenza d’età, c’erano stima ed affetto reciproci, sentimenti che emersero appena dopo esserci conosciuti e che sono durati per tutta la vita.

Potrei dirvi tanto di Stefano, ma lo hanno fatto meglio di me i suoi biografi, però desidero rendervi partecipi di un fatto che qualcuno potrebbe definire “strano” o “strambo”. Al suo funerale, io e la mia allora compagna, oggi mia moglie, eravamo seduti al lato destro della chiesa di taglio all’altare. C’era accanto un passaggio che portava forse alla sagrestia e davanti una pianta da cui si era spezzato un rametto che giaceva a terra. Lo raccogliemmo e lo piantammo a casa in un vaso, Se quella talea avesse messo radici e fosse sopravvissuta l’avremmo chiamata Stefano. Ecco cos’è oggi la pianta Stefano che si mostra in tutta la sua imponenza accanto al gran coda Steinway, che in questi giorni ha ospitato il nostro Presepe.

Buon onomastico, Stefano.

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