Il caffè con il lettore

Dimissioni in caso di referendum negativo

Gianvito Pugliese

Tutto parte, la si potrebbe definire l’odierna madre di tutte le battaglie politiche nel Paese, da una dichiarazione in Senato del capogruppo PD Francesco Boccia (in foto di copertina), a cui fa sponda alla Camera la Capogruppo Chiara Braga. Il primo: “Se il governo perde il referendum deve andare a casa: una riforma costituzionale imposta dall’esecutivo al Parlamento e ai cittadini, che poi viene respinta dagli italiani, obbliga il governo a lasciare“; la seconda: ” Sicuramente se definisci questa la madre di tutte le riforme, come ha fatto la premier, e poi perdi il referendum confermativo, non puoi fischiettare e non trarne le conseguenze“. Entrambi hanno ricordato che l’allora Dem Matteo Renzi nel 2016, un secondo dopo l’esito negativo del referendum, si dimise.

Ma Meloni e compagni (se preferite ditemelo e sostituisco subito gli indigesti “compagni”, con i graditissimi camerati), che evidentemente amano il potere e restarvi inchiodati ben più di Renzi e PD in toto, mettono la mani avanti: “In caso di bocciatura non mi dimetterò, come invece minacciarono di fare altri in passato”. Non minacciarono, Presidente, lo fecero ed c’è una bella differenza tra il dire ed il fare!

La cosa sarebbe rimasta confinata probabilmente nei Palazzi del Parlamento, cioè Montecitorio e Palazzo Madama, se il Giornale non avesse voluto a tutti i costi entrare a gamba tesa, come suo costume, nella diatriba. Già il Titolo mostra l’intento provocatorio del giornale-feudo della famiglia Berlusconi: “La folle richiesta dell’opposizione con 2 anni d’anticipo. “Meloni si dimetta se ko al referendum”“. Osceno francamente, nel titolo la conclusione “folle richiesta”. Giornalisticamente aberrante, ma il mestiere e con esso la deontologia si va perdendo, per non parlare della scuola di giornalismo, un tempo rappresentata dagli stessi giornali con direttore e dirigenti che sapevano insegnare. Eppure non sono Matusalemme e quella scuola l’ho fatta, per giunta al top con Maestro l’immenso Michele Campione. Sembrano passati secoli e sono solo poche decine d’anni.

Siamo seri per un attimo, ammesso e non concesso che la politica politicante ne sia capace anche per il tempo di un bagliore: faccio una proposta di legge di rango costituzionale. che modifica totalmente, anzi diametralmente l’impianto della Carta costituzionale, i cui padri reduci da un ventennio di dittatura (che ci aveva prima trascinati in una guerra mondiale e poi in una faida fratricida con la fondazione della Repubblica di Salò, contrapposta all’Italia libera o liberata) vollero con poteri tutti equilibrati e non prevaricanti; in altri termini, invoco e perseguo “i pieni poteri”, riduco il Parlamento a “notaio” delle decisioni del premier e se non dovesse passare, dopo che avrò paralizzato per almeno due anni il Parlamento e nella fase referendaria finale il Popolo sovrano, faccio finta di nulla e resto inchiodata alla poltrona.

Il disprezzo che la premier in pectore mostra senza il minimo pudore nei confronti degli altri poteri dello Stato (legislativo e giudiziario) tentando di sottometterli, come avviene di norma nelle Repubbliche delle banane, non può essere cancellato con le vicende di distrazioni di massa come la telenovela Giambruno e continui messaggi al popolo privi di qualsiasi fondamento di verità.

Se continuiamo di questo passo vedrò da Palazzo Chigi proporre per il Pulitzer il miglior “spacciatore” di Fake news, indiscutibilmente “il vero, grande Patriota italiano”.

A domani.

Per seguirci su Facebook mettete il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivetevi al gruppo lavocenews.it. Le email del quotidiano: direttore@lavocenews.it o info@lavocenews.it.