A proposito dell’aereo abbattuto

Il nostro esperto militare da la sua versione dell’accaduto. che tanto ha monopolizzato i media, senza alcuna pretesa di essere il detentore della verità.

Orio Giorgio Stirpe

Ogni tanto i media si innamorano di un episodio secondario del conflitto, e di colpo non si parla d’altro. I manipolatori della guerra ibrida russa lo sanno benissimo, e sfruttano questa tendenza cavalcandoli o addirittura creandoli ad arte per supportare la loro narrazione del conflitto (“L’Ucraina sta crollando, il suo governo è nazista e l’Occidente si è stancato di sostenerlo”).

Il caso dell’aereo abbattuto ieri sopra Belgorod è un caso da manuale. Cerchiamo di chiarire alcune cose.

Innanzitutto la località dell’evento: siamo a meno di 50 Km dal fronte, in piena zona di guerra; l’artiglieria ucraina colpisce regolarmente la zona, che rappresenta un’area di concentrazione logistica e addestrata delle forze armate russe a causa della presenza di un terminale ferroviario alternativo a quello sovraccarico di Rostov-Donetsk che sostiene le operazioni militari principali in Ucraina. Quindi colpire obiettivi militari in tale zona è non solo perfettamente lecito, ma anche del tutto normale.

Poi l’aereo colpito: si tratta di un vettore di trasporto militare strategico, a lungo raggio, impiegato normalmente per movimenti ti elevata importanza militare. Trattandosi di un mezzo molto pesante, il suo impiego è costoso, e ce ne sono relativamente pochi: si impiega solo quando è necessario, normalmente per trasporti importanti da un continente all’altro. In questo senso, è perfettamente ragionevole la versione ucraina secondo cui era appena rientrato dal Medio Oriente con un carico di testate missilistiche fornite dagli alleati (probabilmente l’Iran).

Ora, I russi ormai ci hanno abituati alle decisioni poco ragionevoli se non del tutto irrazionali: magari hanno davvero deciso di trasportare una sessantina di prigionieri per poche centinaia di chilometri su un aereo che ne trasporta centinaia per migliaia di chilometri, senza informarne la controparte e rischiando così di perdere (come infatti è successo) un velivolo prezioso e costosissimo. Magari lo hanno fatto “perché potevano”, e per il gusto di impressionare i prigionieri stessi (?)… magari. Ma è più probabile di no.

Gli aspetti strettamente tecnologici sono già stati dibattuti, e non ci entrerò perché il discorso diventerebbe lunghissimo. Trovo però rilevanti due aspetti, messi in evidenza tanto da fonti russe che ucraine ed in entrambi i casi abbastanza credibili: l’aereo è stato abbattuto in fase di decollo e non di atterraggio, e mentre era diretto a nord (verso Mosca) e non verso ovest (Kyiv) o sud (Rostov); le autorità ucraine non hanno smentito la possibile presenza dei loro prigionieri (laddove uno scambio era effettivamente previsto e non si è verificato), ma si limitano ad osservare che non si sono visti segni di corpi di prigionieri nella zona dell’impatto.

Perché questi due aspetti minori sarebbero importanti? Beh, un aereo così pesante non atterra dovunque: essendo già vicino al fronte, se aveva i prigionieri per lo scambio effettivamente previsto non si capisce dove sarebbe stato diretto. Andando a nord si allontanava dalla zona dello scambio, e anche se intendeva virare, dove sarebbe potuto atterrare, ancora più vicino al fronte e sotto il fuoco nemico? Allo stesso tempo però gli ucraini non escludono che a bordo ci fossero (ovviamente a loro insaputa) dei prigionieri… E quindi? Quindi la cosa è oscura, e quindi si presta per lo sfruttamento “ibrido”.

A mio parere, per quanto detto sopra, non è credibile che l’aereo trasportasse “i prigionieri” per lo scambio (a meno che appunto i russi abbiano perso del tutto la razionalità nell’impiego degli assetti logistici). Semplicemente, quando un altro aereo pregiato gli è stato abbattuto, hanno reagito con rabbia bloccando lo scambio di prigionieri previsti e montando una storia “ibrida” capace di attirare l’attenzione mediatica, cercando di trasformare l’ennesimo smacco in un nuovo sforzo propagandistico, cercando di demonizzare Kyiv e farla apparire disposta a sacrificare i propri prigionieri.

Nel contempo, è perfettamente possibile che l’aereo trasportasse – fra le altre cose fra cui probabilmente anche le testate missilistiche indicate dagli ucraini – anche dei prigionieri “speciali”, non destinati allo scambio ma diretti invece a Mosca. Poiché apparentemente l’aereo proveniva dall’Iran passando per il Mar Rosso, magari aveva imbarcato (per esempio) prigionieri catturati in Sudan, dove le forze speciali russe (Wagner) e ucraine si sono scontrate a più riprese combattendo per le opposte fazioni nella locale guerra civile. Quest’ultima, naturalmente, è una mia semplice ipotesi che andrebbe verificata.

Quello che è certo, è che abbattere un aereo da trasporto militare strategico a 50 chilometri dal fronte non è solo perfettamente lecito ma anche del tutto necessario; e che se l’aereo cadendo ha provocato esplosioni particolarmente forti, non sono stati certo i prigionieri al suo interno ad esplodere. In ogni caso non si tratta sicuramente di criticare gli ucraini per un presunto “crimine di guerra”, quanto i russi per un evidente ennesimo marchiano errore di gestione dello strumento militare.

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