Rifugiati e beni sequestrati, le due facce dell’invasione ucraina

C’è un aspetto. quasi più doloroso di morti e combattimenti, ed è lo sguardo di chi è costretto a fuggire dalla propria casa e dal proprio Paese. Primi sequestri in Italia agli Oligarchi.

Gianvito Pugliese

Buona domenica, anzitutto alle nostre lettrici -mentre si avvicina l’8 marzo- ed ai lettori -ricordatevi di fare il regalo…. non bastano due mimose-.

Come Voi ben sapete, ci sforziamo a La Voce News (d’accordo lavocenews.it) di darvi quotidianamente un giornale diverso. E’ una follia, perché proviamo a darvi un prodotto editoriale che ha come termini di confronto il grande giornalismo internazionale e se ne esce inevitabilmente con le ossa rotte, ma anche con la gioia di essersi distaccati dal mare magnum di stampa-spazzatura, che a dispetto di non essere carta stampata, ma web, regna sovrana anche, se non soprattutto, su internet.

In questo periodo c’era e c’è poco da essere originali. Prima delle “megalomanie” mi hanno insegnato che c’è il dovere d’informare partendo dai fatti più rilevanti. Siamo all’undicesimo giorno dell’invasione dell’Ucraina, le notizie “dal fronte” e dietro le quinte del fronte si susseguono e non si riesce neanche a darle tutte. C’è stato pochissimo spazio per altro.

Oggi, sempre all’invasione ucraina, è dedicato l’editoriale, solo con un taglio leggermente diverso dal consueto.

Scriviamo ogni giorno delle atrocità di questa guerra, che non è poi, tanto diversa, da quelle “oscure”, che quotidianamente si consumano e fanno stragi di popolazioni, di donne e di bambini in tante, troppe parti del mondo, nel silenzio e nell’indifferenza di questo nostro occidente, bellissimo ma non certo perfetto, se quelle guerre non fa di tutto per farle estinguere rapidamente.

Certamente non condivideranno la mia opinioni le lobby delle armi che quei conflitti li alimentano scientemente, come chi alimenta un incendio, buttando benzina sul fuoco.

Chiusa parentesi. Torniamo in Ucraina, anzi più precisamente a quei confini con l’Ucraina che da giorni vedono interminabili fila di disperati, che cercano di sfuggire alla brutalità degli assalti e dei bombardamenti, che dal cielo (con bombe) o da terra (con missili) fanno pochissima differenza per quella popolazione civile, fatta prevalentemente di bambini, di donne e di vecchi che viene colpita e massacrata mentre è inerme nelle proprie case, ormai divenute più insicure di qualsiasi altro posto al mondo.

Dinanzi a questa foto, resto senza parole. Il dolore di una donna, costretta ad abbandonare la propria casa, tutto ciò che ha costruito, che forse si è lasciata dietro un uomo, il padre di quel bambino rimasto a difendere -novello Davide- la propria terra, la Patria. Ha “conquistato” un posto sul treno, che la porterà in salvo col proprio bambino, ma non c’è né gioia, né soddisfazione, ma solo il dolore che quel pianto e quel viso raccontano più di mille parole. Ed i suo bimbo ha un volto di rassegnazione, mentre stringe tra le mani il proprio orsetto ed una bottiglia d’acqua, divenuta improvvisamente bene raro e prezioso.

In copertina l’immagine di un’anziana, aiutata dai soldati ucraini ad attraversare un ponte, per allontanarsi dalla prima linea, completa il quadro.

Una tra un milione e mezzo d’immagini di scampati al massacro che si stima entro stamane attraverseranno la frontiera della Polonia o della Romania, due Paesi che stanno dando al mondo un esempio di generosa civiltà da troppo tempo smarrita nelle più opulente società occidentali. Se penso ai ragazzi polacchi e romeni che vanno con le proprie auto alla frontiera, per prendere a bordo una famiglia di profughi e portarsela a casa, mi si apre il cuore alla speranza di un futuro migliore. Perché i ragazzi sono così, meravigliosamente generosi, poi ci sono anche le pecore nere, quelle di cui scriviamo ogni giorno: i fratelli Bianchi, un esempio per tutti.

Ma se penso a quante mosse da noi per quattro migranti, se penso alle idiozie di chi arrogantemente distingue il bisogno di chi fugge, per mettere in salvo suo figlio dalle bombe, da chi cerca di mettere il proprio figlio a riparo dalla morte per fame e mancanza di vaccini e cure, francamente mi vien voglia di andare alla frontiera tra la Romania e l’Ucraina non fosse altro che per abbracciare quei ragazzi. In Romania, fortunatamente, ho parenti: un letto ed un pasto assicurati.

Sono trascorsi 11 giorni dall’inizio dell’invasione e Mosca e Kiev si scambiano la colpa di un cessate il fuoco fallito ieri. Avrebbe permesso ai civili di allontanarsi da Mariupol e Volnovakha, due città del sud assediate e bombardate senza tregua dalle forze russe. Gli ucraini che sono riusciti a scappare si sono messi in salvo nelle vicine Polonia, Romania, Slovacchia e altrove.

Domani dovrebbero riprendere i negoziati. Ci spera la delegazione ucraina che si batte per il cessate il fuoco ed i corridoi umanitari. Più freddi gli omologhi russi, che Mosca non spinge a concludere, né tantomeno ad affrettarsi.

Zelenskiy invita gli ucraini a difendere le casa loro, chiede all’occidente la no-fly zone o, in mancanza, aerei per l’aviazione ucraina per poter contrastare i bombardamenti russi e altre sanzioni più pesanti. E Putin è sempre Putin, prima afferma che le sanzioni dell’occidente sono una dichiarazione di guerra alla Russia, poi “Grazie a Dio non si è arrivati ​​a questo“.

Solo per un attimo torno indietro. Se nello sguardo dei profughi c’è tanta tristezza, più che giustificata, l’Ucraina in questo momento è stata trasformata dall’invasione russa in un autentico inferno. Superfluo sottolineare che Putin sta scherzando col fuoco. I massacri commessi ripetutamente e scientemente dalle truppe regolari russe, come dall’aviazione con i suoi bombardieri, con in sovrappiù le atrocità del gruppo Wagner e della milizia cecena, ai danni della popolazione civile, sono crimini di guerra che di certo sono riferiti anche a chi li commette materialmente, ma principalmente a carico del mandante che li ha ordinati, e questi fa di nome Vladimir e di cognome Putin. Ne dovrà rispondere, anche se ostenta sicurezza nella vittoria. Da dove la tragga non è comprensibile dal momento che anche il suo più potente “alleato”, Xi Jinping chiede che la guerra in Ucraina cessi immediatamente e si torni alla via diplomatica per risolvere divergenze e contrasti.

Ed andiamo alle sanzioni a casa nostra, cioè in Italia.

La polizia ha sequestrato ville e yacht per un valore di 143 milioni di euro (156 milioni di dollari) a cinque russi di alto profilo, inclusi nelle liste delle sanzioni.

Le proprietà di lusso sono state sequestrate in alcune delle località più prestigiose d’Italia – in Sardegna, sul Lago di Como e, soprattutto, in Toscana – mentre due superyacht sono stati sequestrati ormeggiati.

Un elenco ufficializzato dallo staff di Mario Draghi indica che il bene più prezioso sequestrato è uno yacht di 65 metri (215 piedi), il “Lady M”, che ha un valore di 65 milioni di euro ed è dell’uomo più ricco della Russia, Alessio Mordashov.

Alexei Mordashov

Una seconda imbarcazione di lusso, la Lena, è stata sequestrata nel vicino porto di Sanremo. Vale 50 milioni di euro ed appartiene a Gennady Timchenko, che Putin indica come uno dei suoi più stretti collaboratori.

Al miliardario imprenditore Alisher Usmanov, presidente della Federazione internazionale di scherma (FIE) sequestrata una villa da di 17 milioni di euro in Sardegna.

Alisher Usmanov

Oleg Savchenko, membro del parlamento russo, si è visto sequestrare la sua casa del 17° secolo in Toscana nei pressi si Lucca. Valore 3 milioni di euro.

Proprietà diverse di un valore di 8 milioni di euro confiscate a Como al conduttore televisivo di stato Vladimir Soloviev.

Gli oligarchi russi hanno acquistato numerose ville in Italia. Nei prossimi giorni dovrebbero essere sequestrati diversi altri beni.

Uzbekistan Usmanov, già indicato per la villa sequestrata, un magnate dei metalli e delle telecomunicazioni in Italia possiede diverse proprietà in Sardegna, mentre Mordashov, al quale è stato sequestrato lo yacht di 65 metri, possiede, sempre in Sardegna, una villa che vale circa 66 milioni di euro (72 milioni di dollari).

Le banche italiane sono state invitate, avantieri, dalla Banca d’Italia ad informarla urgentemente delle misure adottate per congelare i beni di persone ed entità inserite nell’elenco dell’UE.

E’ chiaro che Putin in conseguenza della sua idea d’invadere l’Ucraina, avendo provocato tutto ciò, non è di certo particolarmente simpatico in questo momento agli oligarchi.

Vero che battere Putin in ferocia non è certo facile, ma gli oligarchi che sono della sua stessa pasta e della medesima provenienza e formazione, non scherzano neanche loro. E questo è un tassello, neanche molto piccolo del puzzle.

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