Gli Jacobini non rispondono ai magistrati.

I due Jacobini hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere ai giudici.

Paolo Marra

I due Jacobini hanno deciso di non rispondere alle domande dei Magistrati. Scelta che non ci meraviglia affatto. E’ un loro diritto.
Che peccato però!
I loro racconti, non la loro difesa – quella è materia per giudici ed avvocati – sarebbero stati interessanti.
Avremmo voluto sapere se qualche volta hanno concesso crediti ad imprenditori che non lo meritavano affatto; se qualche volta hanno negato le necessarie, magari modeste, risorse finanziarie a chi aveva una buona idea e qualche progetto, ma nessuna conoscenza altolocata.
Avremmo voluto sapere se è vero che hanno elargito, con il beneplacito di presunti sindacalisti, premi di produzione in favore dei loro dipendenti più bravi a concedere mutui, persino in eccesso rispetto alle richieste, in cambio della sottoscrizione di titoli BPB, praticamente spazzatura; se è vero che qualche volta hanno messo alla porta chi è stato così “sciocco” da impuntarsi sull’assunzione di un debito proporzionato alle proprie necessità e soprattutto alle proprie capacità di restituzione.
Avremmo voluto sapere come hanno fatto a farsi definire, dagli organi di informazione, la locomotiva trainante dell’economia del sud quando un po’ tutti sapevano che la banca era già da anni sull’orlo del precipizio.
Avremmo voluto sapere come mai “controlli scrupolosi”, dai costi inversamente proporzionali alla loro efficacia ed efficienza, non hanno mai evidenziato anomalie di alcun genere.
Avremmo voluto sapere come e quanto c’entra la politica locale in questo sistema di potere che sembra volerla tenere al coperto.
Ma c’è tempo. Il processo è lungo. Non disperiamo. Chissà, stai a vedere che sarà corso Cavour la nuova strada dove si sparano fuochi d’artificio e soprattutto si accendono luminarie.