Nuova politica

Un bel progetto liberale e liberista di Michele Rapanà arenatosi, come uno scafo che pesca troppo, in un fondale melmoso

Gianvito Pugliese

Ricorderete certo l’avvocato Michele Rapanà, Ne abbiamo scritto diverse volte. Fu anche, per una attimo, candidato governatore per la Puglia con una coalizione che metteva insieme per la sua “nuova politica” Progetto Puglia ed il locale Partito liberale italiano. Il suo silenzio politico ha destato la mia ben nota curiosità. Rapanà aveva un progetto per nulla malvagio, che ho seguito con attenzione e con simpatia, per quanto sia possibile seguire una formazione di centrodestra, per chi ha il cuore a sinistra. L’ho chiamato, due chiacchiere e mi ha mandato una lettera. Leggiamola insieme e poi eventuali commenti miei e Vostri.

“Caro Gianvito, rispondo alla tua domanda, uscendo per un attimo dalla mia comfort zone, perché credo sia opportuno dar conto ai propri “sogni”, ma anche a quelli di chi ha creduto e forse continua a credere al progetto della “nuova politica”.
Nota è ormai la mia scelta e noto é, altresì, il mio apparente silenzio su quella che è la situazione politica del nostro Paese – della nostra Regione – della nostra amata città.
Quella fiamma che faceva ardere la passione si è ridotta ad un lumicino, che riprende vigore solo quando qualcuno ti fa ricordare quel “sogno”.
Un sogno folle per certi versi, che con gli amici di Professione Puglia volevamo realizzare: un nuovo modo di occuparsi di temi sociali ed economici, con animo liberale ed empatico, sempre rispettoso delle divergenti opinioni.
L’obiettivo era quello di porre al centro l’individuo, impresa ardua da realizzare in questo momento storico.
Devo confessarti che è bellissimo vivere da uomo libero. Libero dalle “appartenenze” politiche, libero dalle coalizioni, libero dagli stereotipi ideologici.
Puoi complimentarti con chi fa parte di uno “schieramento” diverso dal tuo, magari per un provvedimento amministrativo oppure per un atto politico che condividi.
Così come puoi disapprovare le opposizioni aprioristiche di chi dovrebbe appartenere alla tua “coalizione”. La coalizione: brutta parola in un momento di emergenza sociale ed economica, come quello che stiamo vivendo.
Tu sei un professionista ed un uomo libero e potrai comprendere le ragioni che mi inducono a concentrarmi in questo momento sulla mia famiglia e sulla difesa dei miei assistiti – persone a cui sento di dover dar conto ogni giorno.
Pertanto, con riferimento a quella che è la domanda riferita “passione politica”, ti rispondo con una battuta che mi concederai: “é un periodo in cui preferisco vivere!”.
Con stima. Michele Rapaná

Ho tenuto fede alla sua richiesta di pubblicare la lettera integralmente, senza tagli o aggiunte. Ora proviamo a ragionare.

La domanda che mi pongo è com’è possibile che tanta passione politica (il cui solo ricordo altrui la riaccende per un attimo, parole sue, parafrasate) possa spegnersi come un fuocherello timido esposto ad una secchiata d’acqua.

Vi devo spiegare in poche parole perché mi appassionarono Michele Rapanà e il suo progetto, la “nuova politica”. Non ho mai creduto che la Politica fosse “sangue e merda” come la definì Rino Formica, uno dei maggiori notabili del Partito Socialista.

Preferisco e mi è più congeniale Paolo Vi per il quale “la politica è la più alta forma di carità”. Grande Papa Paolo VI e lo dico con la visione di un uomo profondamente e radicalmente laico.

Ecco: il progetto politico di Michele Rapanà, che mi era estraneo in quanto di centrodestra, mi appassionava perché in qualche modo rispondeva alle parole di Paolo VI. E sapevo che Michele, uomo retto anzitutto non vendeva panzane come la stragrande maggioranza dei politici, pardon dei politicanti.

Da politologo di provincia, e da uomo col cuore a sinistra, ma che non si ritrova in nessuno dei partiti di quella coalizione, tantomeno dell’altra, sono da sempre convinto che il Paese abbia necessità assoluta di avere nella destra un forte partito di ispirazione liberale e liberista, largamente dominante su nazionalisti e populisti. In una democrazia bipolare come quella uscita dal referendum serve l’alternanza e una destra populista e nazionalista non governerà e se accadesse porterebbe il Paese alla catastrofe. L’alternativa, che è il sale della democrazia. richiede a destra, come a sinistra, un centrismo dominante, ed ad oggi a destra trovi solo nazionalismo, populismo, ovvero Fratelli d’Italia e Lega ed un partito azienda, spacciato per Liberale, che non solo non lo è ma ha massacrato ogni più piccolo anelito di liberalimo e liberismo. Parliamo fuori del denti, con Berlusconi i Pera, gli Urbani sono vissuti una stagione come le cicale. Facevano ombra al finto liberalismo e le formichine se li mangiarono, seguendo una legge naturale.

Certo la “nuova politica” fatta di gente nuova, con ideali liberali, poteva rispondere a quel bisogno del Paese. Ovviamente era solo una formazione radicata n Puglia, ma visto mai che dalla Puglia, tante volte laboratorio politico antesignano, sono partite iniziative stravolgenti per la loro forza intrinseca?

Ovviamente la politica politicante, si è subito mossa per inglobare quei voti, spegnere quegli aneliti e poter accendere il segnale di cessato allarme. “Tutto cambi perché nulla cambi” non sono solo parole scritte da Giuseppe Tomasi di Lampedusa per “Il Gattopardo”, sono la parola d’ordine dei comitati di restaurazione che dominano le coalizioni ed i singoli partiti.

Chi sembra voler cercare di rompere questo immobilismo statico è Enrico Letta, il suo campo largo significa accogliere nuove forze, in particolare della società civile, dando loro da subito pari dignità. Solo che mi sovviene il ricordo, ancora come un incubo, della chiamate alle armi della società civile col e nel Movimento per l’Ulivo. Furono loro, anzi -in verità- fummo noi, a portare Prodi a palazzo Chigi. Due mesi al governo ed il movimento, non più funzionale al voto, fu sciolto. Pochi altri mesi e Prodi, rimasto privo della sua base, fu mandato a casa. Ne prese il posto D’Alema. E non sono il solo a ricordare ed aver preso chilometriche distanze dalle sirene affabulatrici.

Credo che a Michele sia accaduto qualcosa di simile. Spero che ritrovi in sé l’entusiasmo e la passione che lessi in lui, e non mi sbagliavo. Lo spero, ma ad essere brutalmente sincero, come sono sempre con i miei lettori, non mi sembra che ci siano le premesse e le condizioni.

Ciao Michele, ricambio la stima.

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