Rapanà rinuncia! Perchè? Prime risposte.

Perchè Michele Rapanà si ritira dalla competizione elettorale regionale? Oggi esamina della comunicazione relativa. Poi, un ‘intervista-verità sul progetto della Nuova Politica.

Gianvito Pugliese

Nel pubblicare la lettera con cui Michele Rapanà annunciava la rinunzia a candidarsi a Governatore della Puglia affermavo di riservarmi: ” 1. di commentarla quanto prima, 2. di corredare il commento di una intervista-confronto verità.” Provo a mantenere intanto la prima promessa, o se credete care lettrici e lettori, impegno preso con Voi.

La candidatura di Rapanà, proposta da Pofessione Puglia 2020, lavovenews.it l’ha presentata, e devo onestamente riferire che mi ha meravigliato la quantità di lettori interessati. Non so ovviamente quanti sostenitori e quanti animati da una curiosità non del tutto amica, ma poco o nulla interessa ai fini del nostro ragionamento.

L’avv. Michele Rapanà mi è parso, fin dall’inizio animato da un fervore supportato da ideali politici, ormai sempre più rari da trovare. Non me ne voglia il Collega Rapanà -sono anch’io avvocato- se affermo che LA NUOVA POLITICA, non è uno slogan nuovo. E mi ci sono accostato, senza pregiudizi, ma con prudente diffidenza. Rapanà sa meglio di me, e Voi lettori, meglio di entrambi noi, che in piazza quello che grida più forte al ladro è inesorabilmente il ladro. Nel caso di specie, una qualche esperienza politica l’ho vissuta sempre dalla parte della Società civile e del mondo della cultura, e ne ho visti tanti “nuovi di zecca”, in realtà riciclati, da far invidia alla più accorsata raccolta differenziata. Ripeto, non me ne voglia, ma ho assistito ad esempio a coloro che non potevano abbandonare i malati al loro destino il giorno prima, in cui erano stati canditati da un partito minore, candidatura rifiutata sdegnosamente, ed accettata esultante il giorno dopo quando ad offrirla era il politico potente -pollo di turno- cascato mani e piedi nella sceneggiata ordita. Chi mi diceva di non dover assistere a qualcosa di simile? E ancor meno mi convinceva la partecipazione della Nuova Politica alle manifestazioni promosse dalla Vecchia, pardon Vecchissima politica, che più vecchia non si può, neanche con la mitica macchina del tempo a disposizione. Ma sono un curioso e tutto sommato, nonostante le mille scottature della vita -e chi non le ha, mi direte Voi, e non a torto-, sempre disposto a credere fino a prova contraria.

Non mi sono sbagliato infatti, o almeno così ad oggi sembra, anzi dicono i fatti a chi sa ascoltarli: Michele Rapanà non si era candidato per uno scannetto in Regione nel centrodestra, ma convinto, anzi con la speranza -che è l’ultima a morire- che le sue idee, un vero nuovo, un vero spirito liberale da terzo millennio, potesse suscitare interesse (magari una qualche ammirazione) tra i vecchi volponi. Temo pensasse di poter essere il cavallo di Troia, non per colpire la coalizione di centrodestra alla quale dichiara di credere, ma per equilibrare il liberalismo o liberalesimo del 2020 con il nazional-sovranismo, con aggiunto partito azienda. E Rapanà sa benissimo che gli ideali liberali sono stati barbaramente, scientificamente e costantemente minati prima e distrutti poi dal campione dichiarato del liberalismo italico attuale. Siamo sempre lì: il ladro che grida “al ladro”.

Rapanà sembra aver cercato di vedere se quella sua creatura poteva avere un qualche spazio per crescere lì dentro e di aver preso atto che il vecchiume, le logiche da manuale Cencelli erano le uniche che contassero. Si è fatto di lato, come precisa, non è tornato indietro, non si è vendicato andando ad offrirsi all’altra parte, come avrebbero fatto tutti quelli della vecchia politica respinti, nessuno escluso. Mi sono detto: “Vuoi vedere che veramente ci crede nel suo progetto? Che non è solo facciata per giocare il gioco eterno del potere?”.

Spero che vorrà confrontarsi con un’intervista-verità, senza rete di protezione, per approfondire i suoi disegni per il futuro a medio e lungo termine.

Da giornalista che la pensa diversamente, ma senza vincoli di appartenenza, che ha più simpatia per l’altra parte che per quella di Rapanà, spero sia capace di realizzare il suo sogno. L’Italia ha bisogno di un centrodestra democratico, che si misuri sui programmi concreti con il centrosinistra e sappia presentarsi come alternativa democratica corretta. Di finti democratici dovremmo far volentieri a meno, anche se oggi riscuotono qualche apparente successo fomentando odi, affermando il falso costantemente e indottrinando un elettorato belante. Ne ha bisogno il Paese, e ne ha bisogno ancor più quel centrosinistra che deve giocare la partita sull’alternativa democratica e sull’aver ben operato o meno. Gli avversari odierni non lo fanno crescere nè moralmente, nè nei programmi da proporre e soprattutto nella loro realizzazione.

Posso sbagliare ovviamente, ma l’analisi che consegno al lettore, sperando che interessato dica la sua in proposito, ha un pregio: è onestamente ciò che penso. Alla prossima.

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