Follia Meloni-Salvini: Macron candida Mario Draghi a Bruxelles, l’Italia latitante

La politica estera della Meloni, condizionata dalle beghe da cortile con Salvini

Gianvito Pugliese

Ho stentato davvero a credere ad una notizia arrivata, nonostante l’autorevolezza e l’affidabilità della fonte: “Giorgia Meloni non sosterrà Mario Draghi per un eventuale incarico a Bruxelles. Né alla guida della Commissione europea, né come presidente del Consiglio europeo”. Praticamente Meloni si fa un bel karakiri. Dove dovrà andare a nascondere la faccia, il giorno dopo, anche se da buon politicante ce l’ha più dura di quella … (scegliete Voi).

Sempre secondo la stessa fonte, che chiede l’anonimato per evidenti motivi, per il no dell’Italia (o meglio del Governo Meloni e della sua maggioranza che, ricordiamo, rappresenta meno del 29% degli aventi diritto al voto) ” il motivo per negare l’appoggio all’ex governatore della Bce è da ricercare all’interno della coalizione di centrodestra. Uno schieramento sempre più litigioso, come dimostrano le candidature in vista delle elezioni regionali di quest’anno. Tutto si riduce in un: No a Draghi, sì a Matteo Salvini. Il vero ostacolo, infatti, tra la presidente del Consiglio e l’ex premier è il segretario della Lega”.

La Meloni ostenta sempre una sicurezza spavalda, un po’ da bulla, diciamolo onestamente, ma come tutti i bulli in realtà ha una paura folle di perdere anche minima parte del branco e che il suo potere nel gruppo venga messo in discussione o a dura prova. Ed infatti la fonte conferma che “A Palazzo Chigi temono che un eventuale endorsement di Meloni a favore di Draghi possa avere la conseguenza di fare “esplodere” il sempre più riottoso alleato di governo“.

All’epoca preelettorale del “C’eravamo tanto amati”

La Meloni, ci viene riferito, davvero non sa più che pesci pigliare e la fragilità come leader di coalizione e come capacità personali viene tutta fuori. Non può non esser preoccupata dal “rischio che una delle personalità italiane più influenti d’Europa arrivi a ottenere un incarico di altissimo profilo a Bruxelles, senza il sostegno dell’Italia. Incarico ottenuto con un beneplacito trasversale, che vede in prima fila il presidente francese  Emmanuel Macron. L’ennesimo passo verso il baratro dell’inesorabile isolamento di Roma a livello europeo. Il tutto dopo la fallimentare trattativa sul Patto di stabilità e il surreale No alla ratifica della riforma del Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità”.

La finte aggiunge che “Meloni sembra aver preso una decisione, privilegiando gli equilibri interni alla coalizione. La premier, con un’apertura prima delle europee, ha paura che il sì a Draghi porti carburante nel motore di Salvini, già pronto a differenziarsi da Fratelli d’Italia in ottica sovranista. Un via libera all’ex banchiere offrirebbe il gancio al leader del Carroccio, che non vede l’ora di colpire. Il vicepremier leghista attaccherebbe sull’inciucio europeo, additando addirittura Meloni come complice dell’“odiato” Macron. Una tempesta perfetta sulla stabilità dell’esecutivo. Con potenziali ripercussioni negative sul gradimento della premier e sul consenso di Fratelli d’Italia. E così l’inquilina di Palazzo Chigi resta a mezz’aria, tra la piena legittimazione europea e le bizze di un alleato che diventa sempre più insofferente, giorno dopo giorno”.

A Via della Scrofa sono convinti che le bizze di Salvini sulle regionali siano il potenziale casus belli in grado di innescare una slavina dalle proporzioni più ampie. Che la Meloni non avrebbe appoggiato Draghi a Bruxelles proiettato verso la Commissione europea o il Consiglio europeo era nelle cose. Mi viene ricordato dal nostro interlocutore infatti: “Un mese fa l’attacco della presidente del Consiglio in Aula alla Camera: “C’è chi si faceva fare le foto con Francia e Germania e poi non portava a casa niente”. Tutti hanno pensato che la premier si riferisse alla famosa immagine di Draghi in treno verso Kiev con Macron e Olaf Scholz. Lei poi ha fatto marcia indietro”. Ma il fatto resta scolpito ed inequivocabile e “Meloni dirà di no a Draghi punto e basta.

E mentre l’Italia dei nazionalisti e della Meloni dici no a Draghi, l’ex presidente della Bce viene incaricato dalla Commissione Ue di stilare un report sulla competitività, incontra i commissari europei e parla di un progressivo indebolimento dell’economia europea.

Draghi. va oltre ed evidenzia la necessità di definire una road map ampia e dettagliata, con chiare priorità, linee d’azione e politiche da mettere in atto nei vari settori. Draghi ottiene dall’Unione europea incarichi e riconoscimenti mai concessi a nessun altro.

Motivo per la Meloni di farsi il fegato marcio dalla bile.

Un ruolo apicale in Europa a Draghi farebbe naufragare il sogno di Meloni di avere un Commissario di peso dopo le elezioni europee. Una sconfitta a tutto campo per Meloni. Isolata e senza una pedina di peso nella futura commissione. Il tutto per tenere buono Salvini a Roma.

E da Bruxelles forse è in arrivo una grossa grana per la segretaria del Pd Elly Schlein. Paolo Gentiloni, ad oggi commissario Ue, fa sapere che non si candiderà alle prossime elezioni europee.

Gentiloni, dicono i soliti ben informati, potrebbe aspirare a prendere il posto di Schlein, se dopo il voto per l’Europarlamento, nel Pd scattasse la resa dei conti e “A lui nessuno potrebbe dire di no”.

Salvini ed i tifosi delle brexit variopinte si rassegnino. e con loro Giorgia Meloni. Quanto avviene a Bruxelles è decisivo per l’Italia e la sua politica. Piaccia o no, senza il Pnrr saremmo già in default.

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