Il caffè con il lettore

E’ letteralmente esploso il numero di casi ed i mezzi impiegati in aggressioni a navi mercantili. Riflettiamoci.

Gianvito Pugliese

Carissime/i ospiti della mia bevanda aromatica, cosa sta accadendo nel mondo di diverso dalle solite follie. Sul conflitto russo–ucraino, a parte le farneticazioni di Orsini, che tra poco ne combinerà una irreparabile in diretta, pur di far parlare di se, preferisco sempre che ne scriva il nostro esperto militare Col. Orio Giorgio Stirpe, che ci ha insegnato tanto e, soprattutto, in splendida solitudine ed affrontando l’impopolarità, fin dall’inizio le ha azzeccate tutte. Grazie Giorgio, se non ci fosse altro, basteresti tu a rendere unico ed indispensabile lavocenews.it.

La storia del conflitto Hamas-Israele, in cui Netanyahu afferma di voler eliminare i guerriglieri-terroristi (a seconda di chi ne parla o ne scrive) ma stermina il popolo palestinese, a cominciare da centinaia di migliaia di bambini piccoli, mentre il mondo occidentale sta a guardare e fa spallucce per non inimicarsi i potenti e ricchissimi ebrei diffusi un po’ dappertutto.

Poi la miriade di conflitti in Africa dove Cina e Russia fratelli-coltelli si contendono il dominio dei territori e degli Stati ricchi di materie prime pregiate. La Cina, fortunati quelli scelti come obiettivo da Pechino, li conquista con prestiti corposi e cooperazione commerciale, la Russia, notoriamente avara, usava ed ancora usa il battaglione Wagner ed i suoi agitatori, di stanza in Africa, per sobillare guerre di confine o tribali o conflitti etnici, naturalmente di una violenza e crudeltà inaudita e, ottenuta la richiesta di aiuti da parte del piccolo Ras locale, insediare sul territorio caserme rigidamente controllate da Mosca, pronte a seminare morte e distruzione al primo segno di ribellione ai diktat del Cremlino.

Fateci caso, amiche ed amici, da quando larga parte del battaglione Wagner è stato utilizzato da Mosca in Ucraina, i conflitti in Africa, quantomeno non sono cresciuti. Poi c’è la polveriera Sud-America con i trafficanti che dispongono di intere armate al proprio servizio e controllano buona parte del o dei Paesi in cui operano.

La folle novità del giorno è l’attacco nelle acque internazionali del Mar Rosso meridionale a tre navi commerciali da parte di un corposo gruppo Houthi dello Yemen. Una chiara rivendicazione dell’attacco con droni e missili alle due navi israeliane, Unity Explorer e Number 9, è stata fatta dalla Marina del gruppo Houthi, che sostiene che il lancio di drone e missile è avvenuto solo dopo il rifiuto delle navi di obbedire all’ordine di fermarsi.

La Marina Houthi ha aggiunto che “gli attacchi sono stati una risposta alle richieste del popolo yemenita e agli appelli delle nazioni islamiche a stare dalla parte del popolo palestinese“.

La vera novità è l’improvvisa crescita esponenziale del numero e dei mezzi adoperati negli attacchi alle navi. Da quando è scoppiato il conflitto nella Striscia di Gaza, infatti, si sono verificati una serie di attacchi nelle acque del Medio Oriente, solo che erano episodici ed i mezzi adoperati erano quelli dei tradizionali sequestri a scopo estorsivo.

Il Carney (in copertina), un cacciatorpediniere americano, che ha abbattuto tre droni, ha risposto agli S.O.S. delle navi attaccate ed è accorso in soccorso e per fornire loro assistenza e protezione.

Il Pentagono: “Abbiamo anche tutte le ragioni per credere che questi attacchi, sebbene lanciati dagli Houthi nello Yemen, siano pienamente consentiti dall’Iran” e “Gli Stati Uniti prenderanno in considerazione tutte le risposte appropriate in pieno coordinamento con i loro alleati e partner internazionali“.

Purtroppo, non sono episodi casuali. Ogni conflitto, di qualsiasi portata rischia sempre di allargarsi a macchia d’olio. E quello a Gaza rischia di assumere dimensioni impressionanti ed imprevedibili. Siamo ad un passo dalla guerra santa, dismessa dalla cristianità, quella stessa che volle le crociate, ma non dal mondo islamico, dove il fanatismo religioso è ancora a livelli esasperati.

In questi giorni ci ha lasciati, centenario, un grandissimo diplomatico, Harry Kissinger. Uomini così non nascono tutti i giorni. Vero è però che le diplomazie in questa nostra società malata e confusionaria hanno gradualmente perso efficacia ed autorevolezza.

Lo si misura dai comunicati, dalle interviste e dalla dichiarazioni. Di pace parlano i militari, più titolati, salvo eccezioni, a parlar di guerra che di pace. La diplomazia sembra essere stata messa da parte, come un inutile orpello. E le drammatiche conseguenze si toccano con mano ovunque.

Mi e Vi chiedo: “Non sarà il caso di rivedere questo atteggiamento e questa scelta” che francamente credo non sia ragionata, ma lasciata al caso ed alle iniziative estemporanee di taluni. E, come al solito, la politica non è estranea alla scelta e senza colpa in proposito. Non è un caso che a fronte dell’affermazione elettorale di partiti che istigano alla violenza ed a forme intollerabili di razzismo, la diplomazia, anche nell’immaginario collettivo è divenuta un optional fastidioso. Una mera perdita di tempo.

Proviamo ad invertire questa deriva istituzionale, perché tale è, e molto probabilmente il mondo potrebbe funzionare molto meglio.

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