Il Caffè con il lettore

Le circostanze della morte del 35esimo presidente degli Stati Uniti, avvenuto il 22 novembre 1963, dopo sessant’anni esatti, non sono mai state del tutto chiarite

Gianvito Pugliese

L’attentato a John Fitzgerald Kennedy, afferma un’unanime voce, cambiò il corso della storia.

John Fitzgerald Kennedy, trentacinquesimo Presidente Usa, democratico, fu ucciso a Dallas, in Texas, feudo tradizionale repubblicano, alle 12.30 (col fuso orario in Italia le18.30) di venerdì 22 novembre 1963.

Sono trascorsi. dunque, esattamente sessant’anni da uno degli attentati più noti, meticolosamente preparati e meglio realizzati della storia dell’umanità intera e, stranamente, il Paese che vantava e vanta uno dei più potenti ed efficienti servizi segreti, la Cia, e la più nota e capace polizia federale del mondo, l’FBI, non ha ancora chiarito circostanze, mandanti e retroscena dell’attentato, che sono tuttora avvolti in una spessa coltre di mistero.

Non è stato possibile chiarire, considerati anche fatti ed episodi successivi direttamente connessi all’attentato, o non si è mai voluto andare a fondo e chiarire verità che sarebbero state forse troppo scomode non solo per i mandanti del delitto, ma finanche per chi avesse scoperto e denunciato gli elementi da sempre mancanti.

Attimi prima che Kennedy venga colpito a morte

Lo stesso Presidente Biden a giugno scorso ha “rinviato per motivi di sicurezza la divulgazione di migliaia di file”. Cos’è che gli americani ed i mondo non devono sapere? Chi mi conosce sa che sono completamente immune da complottismi e dietrologie a buon mercato. Ciò non toglie che il comportamento di Joe Biden sia sospetto e porti a concludere che il mistero non è tale perché non dipanabile, ma per la semplicissima ragione che cozza con il potere e con troppi intoccabili ed “è meglio che tutto rimanga come sta”.

Kennedy fu colpito a morte da diverse pallottole all’età di 46 anni, mentre attraversava, con la limousine presidenziale, una piazza gremita di suoi fans che applaudivano incessantemente JFK e Jacqueline Kennedy seduta accanto al marito sui sedili posteriori della decapottabile. Fu Jackie la prima e unica a gettarsi sul corpo del marito e tentare di fargli scudo dopo il primo sparo, che lo aveva colpito mortalmente alla testa. Le guardie del corpo nei primi istanti decisivi apparvero intontite ed incapaci di reagire.

Gli spari successivi furono inutili, Kennedy era morto al primo colpo, ma furono utili. provenendo da diverse direzioni, a far comprendere che non uno solo era il sicario all’opera nella circostanza,

L’unico sicario arrestato fu Lee Harvey Oswald, attivista castrista ed ex marine. Lo arrestarono poco dopo. L’accusa, inspiegabilmente, fu di essere l’unico esecutore materiale dell’attentato. Così concluse la commissione d’inchiesta (1963-194) insediata dal nuovo Presidente, Lyndon B. Johnson.

Ma Harvey Oswald, che forse non sparò il corpo mortale, non doveva parlare ed infatti due giorni dopo l’arresto, fu ammazzato nel seminterrato della stazione di polizia da Jack Ruby, malato terminale proprietario di un night club ed in odore di mafia. Oswald non doveva arrivare al processo.    

L'omicidio di JFK
L’auto presidenziale con un’agente saltato dentro corre verso l’ospedale

JFK era il Presidente che aveva da poco affrontato e risolto brillantemente la crisi dei missili di Cuba, punta di diamante di tante brillanti mosse della White House, quante non se ne ricordano a memoria d’uomo.

JFK è ancora ricordato per il suo “Ich bin ein Berliner” (ndr. io sono di Berlino), uno slogan diventato il simbolo della libertà nel mondo, di tale potenza da superare il valore della stessa statua della Libertà del porto di New York.

Il corteo presidenziale sfila per le strade di Dallas
Corteo presidenziale sfila per le strade di Dallas

Un Kennedy corre oggi nuovamente per la Casa Bianca. E’ Robert Kennedy Jr, suo padre omonimo fu ucciso durante la scalata verso la presidenza. La famiglia Kennedy è contraria alla sua sfida da indipendente l’amico Joe Biden.

Una guerra di famiglia che sicuramente non ci voleva nel sessantesimo anniversario della morte del grande Kennedy, ancor oggi amato dal 90% degli americani intervistati.

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