Giornalismo, cane da guardia della democrazia o tanti cagnolini da salotto?

In copertina il Presidente dell’Ordine dei giornalisti di Puglia in occasione di una serata sul tema.

Gianvito Pugliese

Non è questo un tema che mi è nuovo. Organizzai anni addietro per gli “Incontri a Via Di Vagno 86” un ciclo articolato in più serate che vide partecipare il Presidente dell’Ordine dei giornalisti di Puglia, Piero Ricci, l’allora direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno, Giuseppe (Peppino) Detomaso, e diversi altri autorevoli Colleghi come Lino Patruno, direttore della Scuola di Giornalismo del nostro Ordine, giusto per citarne uno tra i molti. Il tema era l’etica, stretta tra giornalismo e politica con le sue influenze, talvolta nefaste.

Da sx Giangrazio Di Rutigliano già sindaco di Mola, Piero Ricci ed il sottoscritto
Un altro momento dell’incontro
La locandina della prima serata sul tema

Il bisogno di parlarne, anzi scriverne e ragionare un poco di un tema decisamente scottante con Voi, care lettrici e gentili lettori, me lo ha risvegliato l’articolo di oggi del nostro esperto militare, col. Orio Giorgio Stirpe,Giorno 271, che per una volta lascia l’analisi del o dei campi di battaglia e dalla tattica e della strategia e si avventura, con ottimi risultati, nell’analisi della propaganda del Cremlino, ovvero del Regime russo, che poi non viene da Mosca, ma da San Pietroburgo, dal palazzo fortezza di Prigozhin, meglio noto come “il cuoco di Putin” che in Russia gestisce qualunque fornitura alimentare pubblica, è proprietario del famigerato gruppo mercenario-criminale Wagner (ora in Ucraina, ma normalmente operativo in Africa), e -aspetto meno noto- gestisce l’intera propaganda di Putin, dal sistema dei bot, all’indirizzo ad agenzie di stampa, giornali e televisioni, necessariamente filo Putin -diversamente chiuse- e finanche le dichiarazioni di Peskov, portavoce ufficiale del Cremlino, alias di Putin, o della Zakarova portavoce del Ministero degli Esteri, ovvero di Lavrov.

E Giorgio, giustamente, ha limitato il suo campo d’analisi alle notizie distorte sull’invasione russa dell’Ucraina, con mire di conquista territoriale attraverso l’uso delle armi. Solo in una Russia assuefatta e addormentata, fino ad essere inebetita, da una propaganda martellante che fa credere di vivere in Paradiso, finanche a quei contadini, già sovietici ed oggi russi, che ancora non hanno né luce, né acqua, né fogna, né nulla di nulla. Solo strade sterrate, tanta neve e solitudine. A Mosca o San Pietroburgo, soprattutto tra i giovani, che hanno il web, la propaganda funziona parecchio meno. Dicevo: solo un popolo inebetito può credere che si sia veramente trattato solo di “una operazione speciale militare intesa a smilitarizzare e denazificare l’Ucraina” e non del riavvio di un pericolosissimo e suicida progetto russo (o meglio del dittatore Putin, l’Orso Vladimiro, come lo chiama Giorgio) di espansione e conquista territoriale ripristinando e finanche ampliando i confini dell’impero di Pietro il Grande. Gli è andata bene a Putin in Cecenia, finanche nel 2014 in Crimea (sottratta all’Ucraina), come pure in Trasnistria (sottratta alla Moldavia) perché il mondo Occidentale dormiva o faceva finta di non vedere. Con Trump alla guida dell’America, ovvero con una risorsa dei servizi segreti russi, tutto era spianato. Credo che Putin abbia sbagliato tempi ed uomini.

Ma andiamo a casa nostra. Certa televisione, non solo privata, ma anche parzialmente pubblica, è del tutto lottizzata dai partiti o meglio da un editore che da sempre fa politica (anche prima di scendere in campo) e basa il suo successo imprenditoriale, oltre che su discutili amicizie, sul potere politico e, dunque, investe davvero tanto per avere macchine efficienti di propaganda al suo servizio 364 giorni all’anno. E siccome non bastava, era indispensabile anche controllare alcune testate, i cui giornalisti, guarda caso, sono costantemente ospiti del palinsesto televisivo urbi et orbi, ovvero nessuno escluso.

Tutta colpa di quel signore? Per nulla. La sua manifesta incompatibilità non è stata mai fatta valere dall’altra parte, e non per generosità, ma nella stupida convinzione di tenerlo così sotto scacco. Gli effetti si sono visti. Lo scacco, spesso matto, lo ha dato lui.

Allora si può dire, secondo l’antico ed eterno insegnamento inglese, patria della democrazia, che il giornalismo indipendente sia il cane da guardia della stessa democrazia? Ad essere sincero vedo tanti cagnolini da salotto costantemente proni per ricevere l’agognato bocconcino. E peggio ancora ne vedo molti di più che fanno i diavoli a quattro per entrare nel numero di quei “venduti” che chiamare giornalai, sarebbe offensivo per quella categoria di lavoratori “eroici”. Un’edicola aperta è sempre più una rarità.

Ovviamente se da una parte è talmente manifesta e servile l’informazione da fare letteralmente ribrezzo, dall’altra non è che manchino coloro che distorcono la verità in modo assai poco edificante a fini partitici . Ed i mezzo a costoro alcune mosche bianche che credono nella loro “missione” e vanno avanti, spesso massacrati da un uso strumentale della legge, stavo per scrivere giustizia, ma quest’ultima con quei giudizi non c’entra assolutamente nulla. E quello della giustizia è un tema che richiede se non maggiore, almeno pari attenzione. Ed anche lì gioco in casa.

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