Ottocentosettantotto arresti ai manifestanti pro Navalny

Manifestazioni per il rilascio di Navalny in 35 città della Russia.

GP

Continua a sfuggire di mano a Vladimir Putin ed al Cremlino la vicenda Navalny. Una serie di errori storici, senza precedenti, sta facendo tremare i polsi ad un regime, democratico solo nella forma, ma dittatoriale nella sostanza, che pareva destinato a perpetrarsi all’infinito e che ora, per la prima volta, vacilla seriamente.

Errore fu il tentativo di avvelenamento di Navalny ad opera dei servizi russi, come Angela Merkel ha mostrato al mondo, errore, mentre era in coma, trattenerlo in un ospedale siberiano senza cure adeguate, errore lasciarlo libero di farsi curare in Germania in un ospedale in cui furono rilevate prove dell’avvelenamento. Errore chiamarlo in patria per essere giudicato per presunte violazioni alla sospensione condizionale della pena ottenuta in una condanna del 2014 ed errore peggiore arrestarlo all’arrivo in Russia.

Errori che hanno messo la Russia in un cul de sac, sotto il fuoco incrociato dell’Unione europea, dei singoli stati europei e della stessa America, dove non governa più l’amico Tycoon, ma il democratico Joe Biden, e sul fronte interno ha scatenato proteste a raffica che, più tenta di reprimere con la forza, più suscitano simpatia verso “il martire Navalny” e legittimano ed avvicinano le sanzioni europee. Un lusso che Putin non può permettersi di concedersi, senza pagarne lo scotto della perdita di quell’autorevolezza di cui si nutrono tutti i governanti “autoritari”. Da che mondo è mondo le dittature in tutti i meridiani e paralleli si nutrono di folle osannanti, di plebisciti elettorali farlocchi, di assenza di opposizione. Quando queste ultime si affacciano e si rinforzano, segnano sistematicamente l’inizio della fine. Quanto durerà questo processo non è dato sapere, ma è cominciato e dubito che si fermerà prima che il nuovo zar sia detronizzato.

Aggiornamento delle ore 16,30. Notizie aggiornate fanno salire a 3.062 il numero di manifestanti fino ad ora fermati dalla polizia. Tra i fermati la moglie di Navalny, Yulia Navalnaya. I giornalisti nonostante indossassero appositi giubbotti per essere riconosciuti ed esibissero il tesserino sono stati brutalmente allontanati dalla polizia russa. Dagli Usa di Joe Biden arriva, attraverso il segretario di stato, Antony Blinken, una severa condanna per i comportamenti brutali: “Gli Stati Uniti condannano l’uso persistente di tattiche brutali contro manifestanti pacifici e giornalisti da parte delle autorità russe per la seconda settimana consecutiva. Rinnoviamo il nostro appello alla Russia affinché rilasci i detenuti per aver esercitato i loro diritti umani, tra cui Aleksey Navalny“.

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