Caso Cucchi: depistaggi per sviare le indagini dai carabinieri

Il Casamassima, teste rilevante e credibile

La redazione

Roberto Nespeca, giudice relatore della sentenza Cucchi, in un passo delle motivazioni: “L’ampia istruttoria dibattimentale ha permesso di ricostruire i fatti contestati e di accertare un’attività di sviamento posta in essere nell’immediatezza della morte di Stefano Cucchi, volta, ad allontanare i sospetti che ricadevano sui carabinieri per evitare le possibili ricadute sul vertice di comando del territorio capitolino”. Aggiunge che “le ulteriori condotte realizzate nel 2015, nel contesto delle nuove indagini della Procura della Repubblica di Roma, fossero finalizzate a celare quelle di falso risalenti al 2009 (coinvolgenti il comandante del gruppo di allora, il colonello Alessandro Casarsa e il suo più stretto collaboratore, il tenente Francesco Cavallo in servizio in quel momento presso il comando Provinciale di Roma, contiguo all’ufficio del Comandante del Reparto Operativo, Colonnello Lorenzo Sabatino), considerata la qualità dei protagonisti e dei rapporti tra alcuni di loro, e che i fatti risalenti al 2018, nel corso del dibattimento del cosidetto Cucchi bis, avessero lo scopo di svilire la credibilità di Riccardo Casamassima, teste rilevante per l’ipotesi accusatoria”.

Per la sorella della vittima, Ilaria Cucchi, neo eletta parlamentare, unica che in questi 13 anni non si è mai arresa ed ha reclamato giustizia (e non vendetta) per Stefano, una sentenza che contribuisce a ridare anche credibilità all’Arma.

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