La scattàmigghiir (lo scotta moglie)

Un piatto povero della “Dieta Mediterranea” (Patrimonio Unesco) e della tradizione gastronomica gravinese. unico nel suo genere.

Rocco Michele Renna

Peperoni cruschi arrostiti (un tempo sulla brace), accompagnati ai pomodorini tagliati in pezzi, conditi con olio extravergine di oliva, aglio a pezzetti, sale e prezzemolo.

Il tutto accompagnato da crostini di pane e ricotta forte di pecora (nel barese si dice “rcoutt a scuand” Il nome di questo piatto in dialetto locale è l’scattamigghiir, che tradotto in italiano significa letteralmente ammazza mogli o scotta mogli

L’etimologia di questo piatto nasce dal fatto che, anticamente, il peperone crusco veniva fatto abbrustolire sulla brace del camino o del braciere facendo scottare le mogli, il che è molto suggestivo e rimanda all’origine di questa cucina tipica del territorio, il peperone crusco.

I peperoni cruschi sono riconosciuti come prodotto agroalimentare tradizionale (PAT). Famosi sono i peperoni cruschi di Senise.

Questo metodo di conservazione del peperone permetteva ai contadini gravinesi di gustare anche in inverno un piatto saporito e nutriente. Come il peperone così anche i pomodorini, venivano legati ad un filo di iuta ed intrecciato a formare corone (il famoso pomodorino di “Cocchia”).

Queste corone venivano appese (tutt’ora si conserva la tradizione) in casa davanti ad una finestra ventilata ed essiccate al sole. Con intervalli regolari, infatti, le mogli dei contadini portavano dentro e fuori al balcone il peperone ad essiccare. Questo perché la ventilazione naturale e le giornate di sole permettevano il contenimento di muffe che si formavano all’interno dello stesso ortaggio.

La fatica delle donne gravinesi, nel portare avanti ed indietro queste corone, su e giù per le scale per evitare che i peperoni prendessero umidità e pioggia, era ripagata dal sapore unico di questo piatto sublime. Ecco perché il nome dato al piatto di “scoppia la moglie”.

Perché il peperone di Senise si chiama crusco? Le ragioni sono dovute al fatto che al cambio brusco di temperatura questa solanacea diventa croccante. Ecco appunto il suono del nome onomatopeico.

Quindi prendete 4 o 5 peperoni cruschi e fateli abbrustolire senza farli bruciare troppo, leggermente bruciacchiatelli. Salvate le mogli per favore che già debbono sopportarci dopo il pranzo…

Spezzettateli grossolanamente in una ciotola e aggiungete l’aglio tagliato a pezzi, non troppo piccoli, 6 o 7 pomodorini datterino giallo (se avete un amico che ha i famosi pomodorini di cocchia, invitatelo a pranzo facendovi portare i suoi pomodorini), sale quanto basta è una spruzzata di prezzemolo tritato, condite tutto con abbondante ma non troppo, olio di oliva Evo.

Qualcuno ci mette anche una alicetta sottolio per dargli un gusto più particolare, ma non piace a tutti. Accompagnatelo con del pane casereccio o crostini di pane abbrustolito spalmati con ricotta forte di pecora e un buon bicchiere di Aglianico del Vulture o Primitivo di Santeramo o del Negroamaro

Solo a scrivere questa ricetta facile, facile, mi è venuta fame, sento già il profumo dei peperoni cruschi abbrustoliti che si spandono per la casa e fanno affluire ricordi del tempo che fu.

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