40 anni senza John Lennon

Ritratto di un grande musicista

Giovanna Sellaroli

Quarant’anni senza John Lennon.

Quarant’anni fa il mondo intero piangeva la morte di John Lennon, straordinaria icona della musica,  artista eclettico e poliedrico che va oltre il riconosciuto talento musicale.

Alle 22.50 di un freddo lunedì dell’8 dicembre 1980, un folle mitomane, Mark David Chapman, stroncava la vita di uno dei più grandi artisti del XX secolo, mente e anima dei mitici e rivoluzionari Beatles. Insieme a Paul McCartney, John incise album leggendari, da Help!, a Revolver, a Sgt. Pepper’s, fino al White Album e Let it be.

Quando nel 1970 i Beatles si separarono ufficialmente,  John intraprese nuove sperimentazioni musicali e iniziò una nuova vita e nuove attività con Yoko Ono, la donna della sua vita.

Tra nuove sperimentazioni musicali e celeberrimi bed-in di protesta, dopo la separazione ufficiale dallo storico gruppo, ebbe inizio la fase dell’impegno pacifista che rinnegava le guerre e volgeva ad un rinnovamento politico e sociale.

Da popstar a manifesto politico, il passo fu breve e alla fine del 1970, insieme a Yoko, uscì l’album John Lennon&Plastic Ono Band, col famoso e discusso brano Working class Hero, che costò un anno di carcere e una multa al proprietario della radio che decise di trasmettere la canzone: voce solista di Lennon che si accompagnava con la chitarra acustica. Il testo parla di classismo, dell’insensibilità provocata dai  condizionamenti sociali e della classe operaia; incriminata la strofa «But you’re still fucking peasants as far as I can see» (“Ma siete ancora dei fottuti zoticoni per come la vedo io”).

Nel maggio del ’71, seduto al pianoforte nella sua casa inglese, Lennon compose l’indimenticabile e intramontabile Imagine. Sua moglie, Yoko Ono,  onnipresente nella vita del cantante, scrisse buona parte del testo.

Un brano d’impatto che Paul McCartney definì, dopo il primo ascolto, un killer … Questa parola, ahimè, sembra risuonare profetica!

Tutti percepirono immediatamente quanto la canzone fosse “speciale”. Un inno pacifista: “Imagine no possession” sono le parole che probabilmente hanno riscosso maggiormente clamore; lo stesso Lennon definì il brano “antireligioso, antinazionalistico, anticonvenzionale, anticapitalistico, ma poiché è rivestito di zucchero è accettato”, sottolineando che “l’immaginazione è lo strumento più potente che abbiamo a disposizione”

Nato il 9 ottobre del 1940 a Liverpool, John cresce senza padre e ben presto perde tragicamente anche la mamma, un trauma che lo tormenterà per sempre; la zia Mimì sarà la sua unica famiglia, fu proprio lei ad insegnargli come suonare il pianoforte e la chitarra.

Da bambino John sognava di fare il calciatore e giocare nel Liverpool; ne è prova la copertina di “Wall and Bridges” che porta un disegno realizzato da Lennon  a 11 anni, dove è raffigurata la finale di Coppa d’Inghilterra del 1952 tra Arsenal e Newcastle e Jackie Milburn, il grande numero 9 bianconero. Numero che viene ripreso non a caso nel brano ‘9dream’.

Sul finire degli anni 50 conobbe a una festa McCarteny, poi George Harrison e Ringo Starr: nacquero i Beatles che ben presto divennero la band più celebre e popolare di tutta la Gran Bretagna. Lennon già molto noto, sposò Cynthia Powell, dall’unione tra i due nasce Julian. John chiamò la sua primogenita proprio come la madre prematuramente scomparsa. Il divorzio arriverà dopo solo sei anni, nel 1968.

L’anno seguente Lennon sposa l’artista giapponese Yoko Ono, conosciuta due anni prima: le loro vite si sarebbero intrecciate per non separarsi mai più. La collaborazione con la seconda moglie provocò ben presto tensioni col gruppo, fino a quando Lennon lasciò i Beatles. A darne l’annuncio ufficiale Paul McCartney.

Dopo una breve separazione da Yoko Ono, nel 1975 Lennon si ritirò con la moglie a vita privata a New York, nacque Sean, l’unico figlio della coppia e lui dichiarò di volersi prendere cura personalmente del figlio e di essere un padre presente.

Divenne un rivoluzionario, rinunciò al titolo di membro dell’Ordine dell’Impero Britannico; sostenne le battaglie a favore di comunisti e di personaggi come Angela Davis; sostenne anche finanziariamente il movimento delle Black Panthers e dei movimenti femministi.

Per il suo impegno sociale da cui “Give peace a chance”, “Imagine” ed i sit-in con Yoko Ono contro l’orribile guerra in Vietnam, divenne socialmente scomodo per l’establishment, che lo pose sotto costante osservazione di C.I.A. e F.B.I. e lo sottopose a snervanti lungaggini per l’ottenimento della Green Card, necessaria alla permanenza negli U.S.A.

Ebbe per alcuni anni problemi di dipendenza dall’eroina che non si iniettava per paura degli aghi, ma inalava. Ma la presenza di Yoko, una donna forte e tenace, che seppe ben gestire l’emotività del marito, lo aiutò ad affrontare la vita e la protesta contro la guerra, infondendogli  il coraggio di mettersi in mostra nei giorni passati a letto sotto gli occhi dei fotografi. Arrivarono poi gli album musicali progettati e realizzati insieme a Yoko, condividendo un sodalizio sentimentale, spirituale e artistico che li terrà uniti per sempre e lo porterà ad affermare: “Il nostro rapporto è davvero di professore e allievo. Sono io che ho la notorietà, ma è lei che mi ha insegnato tutto”

A 40 anni, dopo cinque lunghi anni lontano dalla musica, nel novembre del 1980, vide la luce Double Fantasy, registrato insieme a Yoko Ono.

La mattina dell’8 dicembre al settimo pian, lato Est del Dakota Building, nell’appartamento newyorkese di John e Yoko,  era attesa la fotografa Annie Leibovitz, che doveva realizzare un servizio per “Rolling Stone”; quel giorno venne realizzato il celeberrimo scatto di John nudo che, in posizione fetale, abbraccia Yoko baciandola su una guancia. A occhi chiusi. Mentre lei guarda altrove, oltre la sua testa. Leibovitz cercava un bacio simile a quello che i due si scambiano sulla copertina di “Double Fantasy”, ma superò certamente tutte le sue aspettative.

Quella foto, infatti diventerà la copertina del “Rolling Stone” del 22 gennaio 1981, e nel 2005 verrà indicata dalla American Society of Magazine Editors come migliore copertina di una rivista degli ultimi 40 anni. 

Una giornata particolare quell’8 dicembre, intensa e piena di impegni, passata per lo più negli studi di registrazione di Record Plan.

Una giornata maledetta in cui la quiete di una serena notte newyorkese, fu tragicamente interrotta dagli spari di un folle qualunque che spezzò la vita di John Lennon sotto gli occhi attoniti della sua Yoko.

Poche ore prima di essere assassinato, per un tragico gioco del destino, l’artista firmò un autografo proprio al suo assassino, un incontro immortalato dallo scatto di un fotografo amatoriale.

 “Ehi, mister Lennon, sta per entrare nella storia” e poi i cinque colpi sordi di pistola sparati da Chapman, una guardia giurata appostata come un fan qualsiasi all’ingresso del Dakota Building. Quattro i colpi mortali. Gli iconici occhiali di John si infrangono insanguinati.

Un ‘nowhere man’ aveva posto fine alla vita di John Lennon, un pazzo qualunque lo aveva freddato, ma non aveva certo ucciso il mito immortale che ancora oggi vive in lui, e nell’immagine delle decine di migliaia di persone che cantano le canzoni di John Lennon.

Yoko Ono decise di non celebrare il funerale, dopo la cremazione, le ceneri furono disperse in un luogo segreto di cui ancora oggi non è dato di sapere.

LA GRAFIA

Una fibrillazione creativa pervade il tracciato di questa scrittura dal flusso ideativo continuo, scattante e rapido.

L’andatura del tracciato lascia trasparire l’espressione spontanea delle proprie pulsioni, definendo lo spirito ribelle, fiero e indomito dello scrivente. L’organizzazione spaziale disegna le linee e le ombre di un essere in generale organizzato, ma al contempo mai scevro dalla sua dimensione anarcoide.

Spirito libero e intelligenza raffinata, vivace, molto intuitiva si fondono in un tutt’uno. Aperto al confronto con le sollecitazioni altrui, opera con duttilità mentale e spirito critico, sa approfondire le questioni anche con capacità elaborativa. Lo spessore intellettuale che lo sostiene gli consente di non affidarsi solo alla bellezza creativa del suo intuito, ma di analizzare le questioni, inserendole in una visione d’insieme.

Essere “fuori” per dominare “dentro” è in sintesi l’attitudine di Lennon a operare come outsider sempre, fuori dai giochi della società conformista, ma affamato di vita.

La sua propensione contestataria si fonde col suo spirito di indipendenza (per l’appunto il riccio dell’indipendenza che svetta nella lettera P); indipendente sì, ma non autonomo affettivamente, John ha bisogno del rapporto simbiotico che instaura con la moglie Yoko, la donna forte che sa tenere a bada le sue intemperanze, le fragilità e l’emotività. E che sa amarlo e comprenderlo come nessun altro.

I traumi infantili, il rapporto difficile con la madre e la perdita prematura della stessa, sono ferite che hanno lasciato cicatrici ben profonde riscontrabili in questo tracciato denso di emotività e umanità. Come non pensare al testo “Mother”, in cui lancia il suo grido contenuto nelle parole: “Mother you had me, but I never had you” che segue con “Mother you left me, but I never left you”.

Questo grido si evince anche dall’osservazione della scrittura. Basti osservare le numerose lettere  come la T, la H di Happy e la F di falling, tutte e tre rivolte verso la sinistra del foglio, che nella teoria generale della simbologia dello spazio, rappresenta per l’appunto il passato, la madre: chiari indici di un passato doloroso racchiuso nello scrigno più intimo dello scrivente. E ancora, nella firma, colpisce la lettera J di John, che disegna un grande occhiello, arrotondato, inglobato in un segno di protezione, e chiuso come in un abbraccio, in un gesto sinistrogiro che guarda ancora una volta a quel passato inconfessato

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