Gli Stati Uniti pianificano il ritorno delle armi nucleari nel Regno Unito dopo 15 anni

Le tensioni con la Russia spingono Washington a rafforzare la presenza nucleare nella NATO, ma cosa significa per gli altri Paesi membri?

Rocco Michele Renna

Negli ultimi giorni, il quotidiano britannico “The Telegraph” ha svelato piani ambiziosi degli Stati Uniti di posizionare armi nucleari nel Regno Unito per la prima volta dopo quindici anni. Secondo documenti del Pentagono, Washington sta considerando di reintrodurre missili nucleari nel suolo britannico, un passo significativo che segna una inversione di politica rispetto al ritiro avvenuto nel 2008.

In quel periodo, gli Stati Uniti avevano deciso di rimuovere i loro arsenali nucleari dal Regno Unito, ritenendo che la minaccia russa si fosse attenuata con la fine della Guerra Fredda. Tuttavia, le attuali crescenti tensioni tra la NATO e la Russia, principalmente a causa dell’invasione russa in Ucraina, sembrano aver spinto Washington a riconsiderare questa decisione.

Il quotidiano britannico sostiene che testate tre volte più potenti della bomba lanciata su Hiroshima potrebbero essere dispiegate presso la base britannica Royal Air Force Lakenheath, nel Suffolk. Questo farebbe parte di un programma più ampio della NATO, mirato a potenziare le basi nucleari come risposta alle crescenti minacce percepite.

Il Ministero della Difesa britannico ha adottato una posizione di non conferma né smentita, seguendo la lunga tradizione del Regno Unito e della NATO. La decisione di mantenere segreta la presenza di armi nucleari in un determinato luogo è finalizzata a preservare la sicurezza e a impedire possibili reazioni avverse.

La scorsa settimana, l’ammiraglio Rob Bauer, un alto funzionario militare della NATO, ha dichiarato che bisogna prepararsi per una possibile guerra totale con la Russia nei prossimi 20 anni. Questa prospettiva ha spinto il capo uscente dell’esercito britannico, Patrick Sanders, a sottolineare l’importanza di rafforzare le Forze armate del Regno Unito con almeno 45.000 riservisti e cittadini, in vista di un possibile conflitto con la Russia.

La questione solleva interrogativi importanti riguardo agli altri Paesi membri della NATO. Dopo gli Stati Uniti, sarà il turno di altri alleati di potenziare la loro presenza nucleare? La storia della Guerra Fredda ci ricorda il ruolo chiave che molte basi missilistiche, come quelle sulle murge in Italia con i missili PGM-19 Jupiter puntati sull’URSS, hanno svolto nel passato. Tuttavia, è fondamentale valutare attentamente l’impatto geopolitico e le implicazioni di una tale decisione per l’equilibrio globale di potere e la sicurezza internazionale.

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