La leggenda di “Dorando Pietri”

Nonostante la squalifica ufficiale, Dorando ottenne l’ammirazione universale e fu eletto un mito vivente.

Rocco Michele Renna

Dorando Pietri, noto impropriamente anche come Dorando Petri (Correggio, 16 ottobre 1885 – Sanremo, 7 febbraio 1942), è stato un maratoneta e mezzofondista italiano.

La storia di Dorando Pietri è davvero degna di un romanzo epico, una vicenda che ha affascinato il mondo intero. Il suo cammino da garzone in una pasticceria ad atleta agonistico è già una storia di perseveranza e passione, ma è la sua partecipazione alla maratona dei Giochi olimpici del 1908 a Londra che lo ha reso una leggenda.

Dorando Pietri durante la maratona di Londra 1908

Dorando aveva già ottenuto la qualificazione ai Giochi olimpici intermedi di Atene nel 1906, ma un infortunio lo aveva costretto al ritiro. Il 1908 rappresentava per lui l’anno del riscatto e si era preparato con dedizione per la maratona olimpica.

La gara fu un vero e proprio dramma. Dorando adottò una tattica prudente, mantenendosi nelle retrovie all’inizio della corsa. L’elevata temperatura metteva a dura prova gli atleti inglesi, che si trovavano al comando, e Dorando colse l’occasione per effettuare una spettacolare rimonta fino a raggiungere la seconda posizione. Ma la sua ambizione lo spinse oltre i suoi limiti, e a causa del dispendio di energie, cadde più volte, esausto e privo di lucidità.

A soli 200 metri dal traguardo, Dorando inciampò letteralmente sull’ultimo ostacolo che lo separava dalla vittoria, ed è in questo momento che la sua storia tocca il cuore di milioni di persone. Due soccorritori lo aiutarono a rialzarsi e lo sostennero, accompagnandolo verso il traguardo. Mentre tagliava la linea del traguardo (foto di copertina), la squalifica era già nell’aria: gli ufficiali della gara si basarono sul regolamento, poiché Dorando aveva ricevuto aiuto esterno.

L’americano Johnny Hayes fu dichiarato vincitore ufficiale, ma la sua vittoria fu oscurata dalla figura di Dorando Pietri. L’intero pubblico, i tifosi e persino la regina stessa ammirarono l’eroismo di Dorando e la sua incredibile determinazione. Il suo spirito sportivo, la sua capacità di lottare fino all’ultimo secondo, conquistarono i cuori di tutti.

Nonostante la squalifica ufficiale, Dorando vinse l’ammirazione universale e fu eletto un mito vivente. La regina stessa lo premiò con una coppa d’argento per il suo straordinario coraggio e la sua grinta ineguagliabile.

Ci sono molte leggende e aneddoti che circondano questo evento epico. La storia racconta che l’autore di Sherlock Holmes, Sir Arthur Conan Doyle, potrebbe aver suggerito l’encomio riparatore per Dorando, e che un addetto al megafono presente durante la gara fosse proprio l’autore stesso. Se queste storie siano vere o meno, non lo possiamo dire con certezza, ma aggiungono ulteriore fascino a un capitolo della storia dello sport che rimarrà per sempre impresso nella memoria collettiva.

La storia di Dorando Pietri è un simbolo di determinazione, sacrificio e il trionfo dello spirito umano sulla sfida. Pur non essendo stato incoronato ufficialmente campione olimpico, Dorando conquistò il cuore delle persone e divenne un eroe senza tempo, un mito sportivo che continua a ispirare atleti e appassionati di tutto il mondo. La sua epica lotta contro le avversità rimarrà sempre un esempio di resilienza e passione per le generazioni future.

Dorando Pietri nel 1908 con la coppa d’argento dorato consegnatagli dalla regina Alessandra di Danimarca

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