Il caffè con il lettore

Conte attacca Meloni: “La ricreazione è finita”, Attacco reale o inteso a sviare i sospetti di accordi sotto banco,

Gianvito Pugliese

A dire il vero stamattina avrei voluto chiacchierare con Voi, davanti al nostro caffè del mattino, di un attacco scomposto e sguaiato a Corrado Augias per mano de Il Giornale, ma è domenica e sporcarmi le mani lo trovo sbagliato, meglio rimandare a domani.

Oggi preferisco concentrarmi su un articolo pubblicato da Notizie.it del Collega Jacopo Romeo dal titolo “Duro attacco di Giuseppe Conte a Giorgia Meloni: “La ricreazione è finita“”.

Riassumiamo brevemente prima di svolgere le nostre (Vostre e mie) considerazioni sulla storia dai contorni non proprio limpidi dei rapporti Meloni-Conte.

Conte, intervistato dal ‘Qn’, avrebbe “attaccato frontalmente la premier (che premier non è tant’è che si sta giocando tutto sulla riforma-premierato) con la frase riportata nel titolo di Notizie.it .

Ma il noto Giuseppi Conte non si è fermato li, aggiungendo: “Per Meloni è suonata la campanella, la ricreazione del governo è finita. Le piazze di questi giorni confermano  quel  malcontento  che avevamo già toccato con mano nella piazza M5s di giugno” . Quanto alla fiducia: “Anche i sindacati stanno inchiodando il governo alle sue responsabilità, tutelando il diritto al lavoro e mettendo nero su bianco le nefandezze della manovra. Nel Paese si stanno saldando l’opposizione sociale e politica a questo governo, perché le difficoltà sono diffuse e l’insoddisfazione è trasversale” .

Ed arriva la ciliegina sulla torta, il RdC (Reddito di Cittadinanza): “Quasi il 10% della popolazione è in povertà assoluta, oltre 14 milioni sono a rischio povertà ed esclusione sociale. In questa situazione quale crescita e coesione sociale puoi garantire al Paese se anziché aumentare le misure di contrasto alla povertà fai cassa su chi ha poco o niente e togli il Reddito di cittadinanza a 400mila famiglie. Giorgia Meloni pensa di fare un torto al M5s, in realtà schiaffeggia queste persone e compromette un armonico sviluppo del Paese”.

Tutte accusa sacrosante e rispondenti al vero e le non risposte della Meloni ne sono la conferma lapalissiana. Solo che, maligno come sono, anzi “malevolo” come mi ha detto una persona per telefono recentemente, proseguendo poi con offese meno eleganti che non è il caso di riferire, mi chiedo: “Ma è davvero finita la luna di miele tra i due amanti Giorgia e Giuseppi”. Amanti, perché, ufficialmente Fdi e M5S sarebbero come Capuleti e Montecchi, ma poi”… Poi gli amici di Conte incartano frequenti nomine di sotto governo e non di poco peso. Ne ho scritto recentemente documentando. E più di una sola volta, che sarebbe stata mera combinazione. i voti dei Cinque stelle hanno “salvato” in zona Cesarini provvedimenti cari a Giorgia che non trovavano tutta la maggioranza favorevole e compatta.

Ripeto è finita la luna di miele o Conte si è reso conto che il suo gioco sotterraneo è ormai a rischio di venire a galla ed i pentastellati, inviperiti proprio per l’abolizione del RdC, potrebbero arrivare alla resa dei conti con l’avvocato del popolo? A tal proposito, sinceramente, non l’ho mai visto difendere il popolo, a partire dai suoi corregionali tarantini, costretti a scegliere tra il morire di fame o di cancro. Quest’ultima in soldoni la storia ex Ilva che nessuno prende sul serio.

Il filing Giorgiaa-Giuseppi risale a quando Conte mise lo sgambetto a Draghi coi famosi 10 punti. Poi scesero in campo Berlusconi e Salvini con un’operazione di killeraggio politico ed al momento di votare la fiducia i due si defilarono dall’aula facendo rimanere in parlamento Conte ed i pentastellati, ignari delle manovre alle loro spalle, almeno lo spero, per votare NO alla fiducia.

Draghi, pur avendo i numeri per governare senza i tre compari, si dimise a causa della dissoluzione della sua maggioranza “di larghe intese” e la manovra di palazzo che, più che tale, somiglia tanto alla storiella di Giulio Cesare e Bruto, aprì le porte alle elezioni anticipate ed al Centrodestra a guida Giorgia Meloni, che i sondaggi davano per favorita e sicura vincitrice.

Domanda: “Conte, che non si era fatto scrupoli a guidare un governo con la Lega per poi passare a guidarne uno con PD e compagni, non certo un campione di coerenza e linearità politica, che vantaggio aveva a far cadere Draghi, perdere i suoi ministri e sottosegretari e consegnare palazzo Chigi a Meloni. Vabbè, che resta il mistero del colloquio riservato tra Giuseppi e l’ambasciatore russo, si proprio quello in odore di spionaggio, pochi giorni prima dello sgambetto a Draghi, ma favorire Giorgia sarebbe stato suicidio politico. A che pro se non si concludevano accordi segreti sotto banco?

E lo svolgimento di fatti tra nomine ed operazioni stampella ne confermano l’esistenza e la tenuta.

Ora la domanda è: si sono rotti, forse per opera dello stesso Conte, abile a cogliere i venti che cambiano ed adattarsi conseguentemente, che proprio nella sua terra d’origine Foggia ha constatato la fragilità del destra centro e si sta domandando quanto ci guadagna a mantenere fede ai patti con qualcuno che la popolarità se la sta giocando ad ogni giorno e provvedimento che passa?

Cosa si sia risposto Conte non lo so, e quell’attacco nell’intervista al Qn può essere tutto di più, indicare la rottura di quel patto scellerato e disgustoso (anche per uno come me che la politica la mastica da giornalista da oltre mezzo secolo) o essere semplicemente il classico attacco di distrazione di massa, reso indispensabile dal pericolo di una resa di conti all’interno del Movimento pentastellato.

Comunque, non ci vorrà molto a sciogliere il dubbio: le prossime mosse di Conte saranno determinanti per capire, come pure le nomine meloniane da ora in poi.

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