Il caffè con il lettore

Giorgia Meloni taglia sanità, istruzione e asili ma il suo staff ha costi da pazzi, Confronto con gli staff dei suoi predecessori.

Gianvito Pugliese

Carissime/i ospiti del caffè oggi, se siete d’accordo ripartirei dal tema sollevato stamane dalla nostra rubrica #dai social che ha stigmatizzato i tagli alla sanità, sotto molteplici profili, dai disagi per i malati con prenotazioni sine die, alla cancellazione di diritti acquisiti dei cittadini, nel silenzio complice di molti Colleghi, indegni perché “venduti”.

Il fatto lo sintetizza più che bene l’apertura di un articolo del Riformista di alcuni giorni or sono. “Il Governo Meloni ha deciso di tagliare i fondi per la sanità, per l’istruzione e persino per gli asili nido ma poi facendo due conti è paradossale vedere quanto costi lo staff della premier. Una spesa folle che supera di gran lunga quella dei premier che l’hanno preceduta: Draghi, Conte, Gentiloni e Renzi. La destra è in testa alle classifiche per il record di spesa per i collaboratori di Palazzo Chigi. Il Governo prova a nascondere l’aumento sotto il tappeto ma purtroppo, o per fortuna, non ci riesce”.

Nel bilancio preventivo 2024 ammonta a 21,2 milioni di euro lo stanziamento “per gli uffici di diretta collaborazione”. Il Governo tace sul costo appena indicato e parla di un “modesto incremento” di 305mila euro. Prova cioè a nascondere il misfatto, minimizzando. ma non gli riesce.

C’è infatti una classifica stilata anche da Tpi (The Post Internazionale), e le spese per lo staff di Giorgia Meloni sono più alte dei Governi di Draghi, Conte, Gentiloni e Renzi. Infatti;

  • Governo Renzi – 2016: 12 milioni 
  • Governo Gentiloni – 2017: 14 milioni 
  • Governo Gentiloni/Conte – 2018: 15 milioni 
  • Governo Conte – 2019: 16 milioni
  • Governo Conte – 2020: 16 milioni 
  • Governo Draghi – 2021: 16 milioni 
  • Governo Draghi/Meloni – 2022: 18 milioni 
  • Governo Meloni – 2023: 2o milioni 
  • Governo Meloni – 2024: 21 milioni 

Renzi, il maggior risparmiatore, Meloni la più sprecona, raddoppia quasi il costo dello staff di Renzi.

Però occorre tagliare, il debito pubblico a causa delle mancette elettorali, non è stato fatto altro, né opere pubbliche significative, né riforme strutturali, è aumentato nei primi dodici mesi del Governo Meloni di 116,6 miliardi di euro raggiungendo la cifra record di 2.858,6 miliardi di euro. Ovviamente sono soldi che pagheremo noi, i nostri figli ed i nostri nipoti. E forse tre generazioni non basteranno a colmare quel deficit dello Stato, avviato dal Governo Craxi. che accanto al bilancio annuale che prevedeva il rigoroso pareggio, istituì la previsione triennale che lo affiancava con debiti a gogò senza copertura. Questa cifra spaventosa è il risultato, peraltro contenuto solo grazie ai controlli dell’Unione europea ed al suo Patto di stabilità, che ha posto limiti al progressivo indebitamento.

Ed i tagli si abbattono su Sanità. istruzione e asili. Per la sanità già ridotta alla carità per sopravvivere, a coprire i servizi con medici a gettone, con liste di attesa per malattie serie anche di due anni per una visita, con interi territori privi dei medici di base, in una parola smantellata per favorire la Sanità privata. che da sempre non ha lesinato grossi contributi elettorali e, nelle proprie strutture, posti assegnati in base alle segnalazioni dei politici “amici”. Quanto all’istruzione, meno può fare, meno danni crea a partiti che con un minimo di base culturale nessuno voterebbe neanche con la pistola puntata alla fronte. Il taglio agli e degli asili fa davvero ridere: “date figli alla Patria” il motto della Meloni, peraltro già sentito molti anni addietro da un balcone romano di piazza Venezia. E vi incentiviamo con un bonus che corrisponde più o meno all’aumento dell’Iva sui pannolini del bebè. E, quando il pargolo cresce e la mamma ed il papà lavorano entrambi per arrivare a fine mese, l’asilo pubblico non lo trova e dovrà necessariamente andare a quello privato, dove le rette sono proibitive. Ho detto ridere, certo per noi che i figli da mandare all’asilo non li abbiamo, ma per quei genitori costretti alle esose rette private il riso si trasforma in pianto, ed il costo in autentiche lacrime e sangue.

Ma non mi lascio distrarre dai tagli meno devastanti, anche se non di molto. Torno ad accendere i riflettori sul SSN taglieggiato per l’ennesima volta.

Ma che fine hanno fatto le promesse della politica ai medici-eroi che affrontarono il Covid a mani nude, senza sapere cosa fare, ma pronti a turni inumani di 24 ore per coprire le carenze di organico, per assistere i malati, costretti a scegliere chi salvare e chi no per il numero inadeguato di terapie intensive. Quei medici, molti dei quali ci hanno rimesso la pelle, che sfiniti abbiamo visto dormire un’ora scarsa su un tavolo operatorio vuoto od una scrivania dell’ospedale. Dimenticavo, la Meloni tuonava solo contro i provvedimenti di Roberto Speranza, senza peraltro proporre altro di concreto. Lei, in effetti non aveva promesso nulla, ed infatti la Sanità la smantella, non la difende.

E smantellare la sanità pubblica significa far tornare indietro il Paese, sulle conquiste sociali di quasi mezzo secolo per quanto attiene il SSN nato nel 1978. ma di oltre un secolo da quando si sono avviate le prime conquiste sanitarie ed assistenziali per i lavoratori, quelle culminate nel SSN.

Sono convinto che gli italiani, non siano informati di quanto sta realmente accadendo, complice una stampa e dei media che hanno da tempo rinnegato il loro dovere d’informare correttamente i lettori, che non sono minimamente consapevoli del vulnus ai loro diritti fondamentali di cittadini.

E’ vero che Meloni e compagnia cantante possono star tranquilli, grazie al fatto che gli italiani le rivoluzioni non le hanno mai fatte: giusto Cinque giornate a Milano e Quattro a Napoli, la Storia non ne cita altre, ma è pur vero che “l’acqua che non ha fatto in cielo sta”, come recita un vecchio e saggio proverbio popolare. Siete proprio tanto sicuri che qualche bomba d’acqua non colpisca Voi e le “carognate” perpetrare a danno di cittadini ignoranti e perciò al momento inconsapevoli.

Basteranno i tagli all’istruzione per tenerli a bada col “non sapere”? Chiudo con una citazione di Cicerone al pernicioso Cailina : “Usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra”? Tradotto: “Fino a quanto, Catilina, abuserai della nostra pazienza? Mutatis mutandis, cambiando cioè il soggetto tutto diventa attualissimo. Ed il 5 gennaio del 62 a.C. arrivò la fine ingloriosa di Catilina, nonostante la sua fuga precipitosa da Roma in Etruria, essendo stato raggiunto dall’esercito romano.

Non incito certo alla rivolta armata, alla rivoluzione, ma mi chiedo e Vi chiedo c’è un limite nel calpestare e rinnegare i diritti acquisiti dei cittadini, nelle istituzioni vilipese, nell’arrogante prepotenza dei vincitori (col 29% scarso dei voti degli aventi diritto), oltre il quale limite il vaso sarà colmo e la pazienza ultimata?

Loro danno segno di voler continuare e rincarare la dose. Un gioco decisamente pericoloso, ma se uno vuol fare la roulette russa sulla sua testa libero di farla.

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