La Lega e Berlinguer

ll Segretario della Lega, Matteo Salvini, non perde occasione per scippare in qualche modo l’attenzione con la complicità di chi ci casca e di tanti trogloditi patologicamente malati di odio verso tutti.

Gianvito Pugliese

La precedente provocazione, studiata a tavolino, il comizio a Mondragone. A fan da quelle parti il leghista stava a 0, soprattutto dopo lo scontro col popolarissimo -in Campania- Vincenzo de Luca. Ma c’erano dei bulgari occupanti abusivi di un palazzo fatiscente. Si raccatta sempre, comunque, qualche razzista che pretende di occupare la casa che, abbandonata, non gl’interessava ed ora che l’attuale ospite l’ha ristrutturata a proprie spese fa gola. Come non mancano le truppe cammellate coi pulman dalla casa madre. Ma non c’era storia; però una folla di residenti del quartiere, che non aveva dimenticato i suoi insulti sprezzanti, ha protestato animatamente contro il comizio. Vengono spacciati per “gli odiati” centri sociali, che per una volta sono estranei alla vicenda. Ne consegue che al provocatore “è stato negato il diritto di parola, costituzionalmente tutelato”. Non fa una grinza, inganno sostanziale, ma ben giocato.

Quando è tornato a Mondragone il gioco non gli è riuscito una seconda volta e ha tenuto il suo comizio indisturbato in una piazza con più poliziotti che pubblico, che a me è parsa desolante, a lui non so.

Oggi il segretario leghista si avventura nella provocazione del secolo. Bisogna dargliene atto, si è letteralmente inventato, come messaggio politico, che il comportamento provocatorio da bullo seriale può essere modello comportamentale “del politico della locomotiva”. A dire il vero qualche precedente significativo c’era: le ronde padane, il trattore-carraramato del Carroccio, i cori contro napoletani e meridionali non solo a Pontida, ma in qualunque bettola locale. Ce ne sono anche al nord.

Non è stupido al punto di non sapere che non c’è assolutamente alcun punto di contatto tra lui e Berlinguer, il mai troppo compianto leader del PCI, che Mosca sconfessò in quanto non allineato alla dittatura stalinista, come i leader di tutti, o quasi, i partiti comunisti occidentali. Ma il segretario della Lega la spara lì. Gli tira la volata -per caso o programmata non so- un anonimo Collega, che gli chiede dell’apertura imminente a Roma di una sezione della Lega a Via delle Botteghe Oscure, di fronte alla storica sede del PCI, dismessa da tempo. Risposta volante “I valori di una certa sinistra, quella di Berlinguer, degli operai e degli insegnanti ora sono stati raccolti dalla Lega”, quindi, aggiunge “Se il Pd chiude Botteghe Oscure e la Lega riapre sono contento, è un bel segnale. Raggiunge lo scopo ed ottiene la reazione dura di personaggi da Emanuele Fiano: “ Devono proprio andare male a Salvini i sondaggi per cercare di paragonarsi a Berlinguer” per concludere ” Quel paragone che ha fatto, fa veramente orrore e pietà“, a Michele Bordo ” Lasci stare Berlinguer e i valori della sinistra. Non è degno di quella storia”, da Andrea Marcucci “pensare che Salvini paragoni la Lega al partito di Berlinguer fa indignare” a Roberto Morassut, che fece parte della segreteria del Pci di Roma: “Berlinguer era, tra le tante cose, il leader che anticipo’ la questione morale e la lotta alla corruzione dei partiti. La Lega di Salvini sta restituendo con comode rate 49 milioni di euro sottratti agli italiani per i quali è stata condannata”. Tanto in sintesi dal PD, con aggiunta del segretario Zingaretti: “Chiamate il 118” e da Sinistra Italiana Nicola Fratoianni: “a Matteo Salvini il caldo dà alla testa. Paragonarsi a Berlinguer e accostare la sua Lega, un partito xenofobo e infarcito di ex fascisti e riciclati, al Pci è semplicemente ridicolo oltre che offensivo nei confronti della storia e della memoria di questo Paese. Torni al Papeete a bersi un moijto e lasci in pace Berlinguer“.

Non m’interessa approfondire se c’è stata fake, balla provocatoria o meno, se le reazioni sono state legittime e proporzionate o meno. M’interessa sottolineare che, purtroppo non solo in Italia, che è un pulcino in tutti i sensi rispetto agli Usa dove fake e il livello d’insulto in politica sono davvero big, lo scontro tra fazioni -non c’è termine diverso, per definire dirigenti, militanti e tifoserie politiche- è insopportabile e dimostra che la Politica costoro non sanno proprio dove stia di casa. Scontro permanente, braccio di ferro, insulti, istigazione alla lotta tra i poveri, quella che il Manzoni (il grande Alessandro, intendiamoci) definiva come la più crudele del mondo. E l’interesse del Paese, che è sulla bocca di tutti? Solo monopopolio del demagogo di turno? In realtà non interessa a nessuno. A tutti, invece, solo la poltrona.

Voglio chiudere con una sola considerazione. In un Paese con il debito pubblico (quello sì 5 stelle, super) al 29 febbraio 2020 a quota 2.447 miliardi di euro, rispetto ai circa 2.444 miliardi del mese precedente, ed oggi con un rapporto debito Pil del 168% e destinato a crescere, stante la crisi pandemica che si è innestata su una pregressa crisi economica latente, governare farebbe tremare i polsi a chiunque. Voi, amiche lettrici e lettori, prendereste in gestione un’impresa, un negozio, uno studio professionale che introita 100 mila euro all’anno ma ha debiti per 168 mila euro, debiti esplosi con il Governo Craxi e dall’ora sempre in costante crescita? Ma il discorso cambia se dell’attività da gestire, dei lavoratori addetti, del vostro buon nome, non vi importa un fico secco e meditate di farne crescere il debito a vantaggio del vostro conto corrente personale, magari ben occultato in qualche paradiso fiscale. Dovrebbero mettervi dentro per bancarotta fraudolenta, ma vallo ad accertare e provare al di là di ogni ragionevole dubbio con i mezzi della magistratura ridotti al lumicino, scandali a parte. Scusate, salvo il caso Mastrapasqua (Mega manager Inps, Agenzia entrate, Equitalia), ricordate altri manager subire condanne passate in giudicato? Monte dei Paschi, Unicredit, banche e bancarelle varie, toscane in primis, ma non solo, Alitalia, Ilva, grandi catene di vendita, Tim, Enel, potremmo continuare all’infinito, sono in questi anni fallite, o ricorse in extremis al salvataggio pubblico. E Pantalone paga, mentre gli ottimi manager che le hanno portate a quel punto vanno a casa con liquidazioni milionarie. E la politica? Tutti sbraitanti, urlanti allo scandalo. Nessuno li aveva nominati, chissà per quale miracolo stavano lì quei mamager. Nella gestione dello Stato stessa mentalità, ma all’ingrosso. Facciamo debiti appassionatamente, eliminiamo l’Europa, che ha il brutto vizio di controllare i bilanci e limita debito ed interessi. Interessi da pagare alle stelle (sempre 5 super) senza la BCE, ma a chi importa? Mica paga lui o loro, pagate Voi, mi correggo, Noi. Buona serata. Alla prossima.

Per commenti, precisazioni ed interventi potete utilizzare i “contatti”, o scrivere alle e-mail  info@lavocenews.it della redazione o direttore@lavocenews.it, grazie.