Il caffè con il lettore

Navi da guerra cinesi incrociano al largo di Taiwan. Non è un bel segno e gli altri segnali sono assai peggiori.

Gianvito Pugliese

Dove c’è un dittatore con un regime dispotico, come l’Iran dei talebani, il Myanmar dei militari golpisti, o la Corea del nord di Kim Jong-un, come pure dove la dittatura è mimetizzata dietro farlocche democrazie elettive, vedi la Cina di Xi Jinping, la Russia di Putin, Israele di Netanyahu, dove cioè non esiste lo stato di diritto e la libertà per i cittadini è solo una chimera, il rischio che si scatenino conflitti, frutti dell’incontenibile desiderio del dittatore di espandere il proprio potere, non è dietro l’angolo è proprio lì sull’uscio di casa.

Tra le componenti psicologiche che inducono il dittatore a fare uso della forza militare del suo Paese per affermare se stesso è la convinzione tipica, che aleggia sopra tutti i regimi dittatoriali, che il popolo rimarrà estasiato dalla manifestazione di forza dl proprio Paese e riconoscerà che i meriti della grandezza del Paese stesso sono tutti del suo dittatore. Corollario gli osanna e l’adorazione del popolo bue.

Legittimo che chi mi legge, a questo punto si ponga la domanda “ma costui oggi è sceso dal letto con il piede sbagliato”? Saranno pure concetti esatti, ma a che pro?

Il mondo globale del 2023 ha tali e tante contraddizioni all’interno da far paura perchè non è controllabile ed orientato alla razionalità. E’ razionale forse la farlocca “operazione militare speciale intesa a denazificare e smilitarizzare l’Ucraina”, un pretesto inventato da Vladimir Putin per invadere l’Ucraina e dare consistenza alla sua politica di annessione di stampo ottocentesco? E’ razionale il genocidio dei Palestinesi, messo in atto dall’Israele di Benjamin Netanyahu? E’ giustificata quest’ultima violentissima risposta alla presunta aggressione di Hamas? Ma veramente il lider israeliano crede che il mondo possa credere alla balla della necessità d’Israele di difendere i propri confini? Ma crede che il mondo abbia il prosciutto sugli occhi ed ignori i sistemici mille raid a Gaza dei militari con la stella di Davide, alla caccia di terroristi di Hamas che, stranamente, provocavano danni collaterali nella popolazione palestinese di gran lunga superiori a quelli inferti all’organizzazione terroristica? Mai, pure per sbaglio, accaduto il contrario. E che dire della repressione voluta in Iran dalla guida suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, ed affidata alle guardie (a)morali? Ma si può credere che Masha Amini, ieri insignita dall’Ue del Premio Sakharov, sia stata ridotta in fin di vita a pugni e calci perhè il velo non era messo bene, e non piuttosto in quanto dissidente condannata a morte con sentenza emanata ed esecuzione eseguita dalle guardie morali, guardiani della rivoluzione o, se preferite iene feroci sguinzagliate nel Paese da Khamenei.

Premessa lunga la riconosco. Recupero trattando telegraficamente il nocciolo della questione. Una inchiesta dell’agenzia inglese Reuters, fra le migliori testate del mondo, lancia l’allarme su una novella guerra alle porte, una conquistella, che può davvero dare la stura alla III guerra mondiale.

Se i cronisti di Reuters hanno accertato che Xi Jinping avrebbe impartito all’esercito cinese l’ordine di tenersi pronto nel 2027 ad invadere Taiwan, c’è un aspetto davvero più significativo e terrificante, che fa respirare venti di guerra. Gli analisti e gli esperti economici cinesi sono più o meno tutti concentrati sugli effetti delle sanzioni economiche americane e su come neutralizzarle o almeno affievolirne la portata devastante. Qualcosa che sa di mission impossible. L’economia cinese, che tende a diventare la più forte del mondo ha una debolezza intrinseca: è basata sugli introiti delle esportazioni nei Paesi ricchi dell’Occidente. E su questo punto gli economisti cinesi più autorevoli ed esperti girano in tondo senza riuscire ad uscirne con una soluzione accettabile, che scongiuri quel disastro che in economia prende il nome di defaut.

L’immagine in copertina, di una delle navi da guerra cinesi che incrociano al largo delle coste di Taiwan è, dunque, solo l’ultimo e meno preoccupante segnale delle bellicose intenzioni della Cina.

A domani, oggi il caffè mi è riuscito un po’ troppo lungo. Perdonatemi.

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