Gualtieri: “Con Recovery Fund possibile riforma fiscale”.

Al Forum Ambrosetti dopo Mattarella ha partato Gualrieri-

GP

E’ proprio vero che ciascuno finisce sempre per misurare tutto dal proprio metro e a mettere il proprio “orticello” al centro di ogni attenzione. Il Presidente Mattarella al Forum Ambrosetti, intervenendo in video conferenza -più avanti pubblicheremo il suo discorso integrale dedicandogli un editoriale, non so se mio o dell’editorialista che vorrei ce lo scrivesse-. Dicevo, anzi scrivevo, Mattarella ha sottolineato come il Recovery Fund, unito al complesso di provvedimenti messi in campo dall’Ue per combattere la Pandemia, segni una svolta decisiva per l’Europa. Si riprende il discorso avviato dai Padri costituendi ed è maturo il tempo per la riforma dei trattati. Mattarella è uno degli ultimi politici di razza di questo Paese e forse d’Europa e si vede.

Gualtieri, mette al centro del Recovery Fund la tanto agognata riforma fiscale, quella di cui tutti parlano e nessuno la fa. Che l’Italia abbia necessità assoluta di ridurre quantità e qualità del prelievo fiscale a carico del cittadino e dell’impresa è talmente chiaro che non occorre discuterne. Il Ministro sa anche fin troppo bene che: “pagare tutti per pagare meno” non è uno slogan senza significato. Ad un serio e congruo taglio di aliquote e base contributiva (pardon, viene fuori il “Cultore della materia”-l’equivalente della vecchia libera docenza- in Scienza delle finanze e diritto tributario) si dovrebbe arrivare avendo, non dico del tutto eliminato, ma perlomeno seriamente arginato e ridimensionato l’evasione e l’elusione fiscale. Spesso si ignora la seconda, anche perchè fa meno notizia ed è più difficile da combattere, ma essendo utilizzata prevalentemente dai grossi patrimoni e dalle grandi imprese è in termini quantitativi spesso più rilevante della prima. Ma Gualtieri è un economista “pragmatico”. E’ uomo del fare, del concludere, del portare a casa il risultato -con buona pace dell’opposizione che ama descrivere questo governo come un pollaio d’incapaci- e sa che la lotta all’evasione ed all’elusione va fatta e senza mezzi termini, anche per una questione di giustizia sociale, ma -aldilà dei titoloni sui giornali- nel breve tempo non è destinata a fruttare chi sa cosa. Serviranno, quasi certamente, esperire diversi gradi di giudizio prima di poter iscrivere a ruolo ed incassare. Gualtieri sa altrettanto bene che con imprese ed portafoglio alla canna del gas, causa Covid, che si è innestato su un’economia già debole di per sè e con un debito pubblico stellare, occorre ridurre presto e sensibilmente il prelievo pena la fuga all’estero di tutti indistintamente gli operatori economici e non solo.

Ecco perchè apparentemente, ed è difficile spiegarselo, sembra ignorare a piè pari gli avvertimenti del suo omologo europeo, il Commissario all’economia, Paolo Gentiloni che ha messo in guardia i Paesi destinatari del Recovery Fund dall’utilizzarlo per ridurre le tasse. “Sarebbe un’errore drammatico” ha precisato e Gentiloni tutto è fuorchè un allarmista.

Quello che non va ignorato, e francamente sarò io distratto, ma non sento far parte del dibattito, è la contestuale riduzione contributiva, assistenziale e previdenziale, senza di che, la riduzione fiscale rischia di trasformarsi in una classica anatra zoppa. Incapace, cioè, di sviluppare concreti vantaggi sul mercato. Fisco e previdenza sono diventati anch’essi stellari in un Italia fatta di appalti truccati e copponi (ndr. debiti insoluti), che tanto non si pagheranno mai, complice un sistema bancario che i soldi li da sempre e solo ai soliti noti, quelli che non li restituiscono mai, ma hanno alle spalle, anzi “in paradiso” qualche santo.

Ma torniamo alla proposta di Gualtieri, che precisa subito che la riforma fiscale va inquadrata in un Recovery Fund utilizzato pressochè esclusivamente per grandi riforme strutturali da dare al Paese, per portarlo tutto nel terzo millennio. Concordo! Aggiunga il bravo Gualtieri, la riforma previdenziale, il colmare il gap tra Sud e Nord, perchè solo gli imbecilli, nati, vissuti e pasciuti possono pensare che l’Italia cresca, se cresce la locomotiva e basta. Nessun meridionalista sano di testa vuole il male della locomotiva e del vagoncino trailer, senza di che siamo nei guai, ma è arrivato il tempo di finirla con vinti e vincitori nell’annessione del Regno delle due Sicilie allo Stato Sabaudo. E’ epoca, cari Conte e Gualtieri, di dissecretare quei criteri di attribuzione dei fabbisogni minimi che hanno consentito lo scippo al sud di cifre astronomiche. Ringraziando Calderoli e Berlusconi, tanti auguri per la guarigione, ma le porcate non si cancellano.

Poi concordo col Ministro dell’economia: se l’Italia torna ad essere attrattiva con un rinnovato e semplificato sistema fiscale e previdenziale, peseranno sulla bilancia delle decisioni imprenditoriali multinazionali la straordinaria capacità dei nostri artigiani ed operai. Li sì “prima gli Italiani”, sono fra i primi al mondo, in certi settori, come il manifatturiero, assolutamente ineguagliabili. Mi riferiva, ad esempio, una brillante docente residente in Svizzera, quando mi sono occupato del Covid in Ticino, che i suoi connazionali riconoscono agli italiani, immigrati o frontalieri, capacità e serietà di lavoro superiore a quella degli stessi svizzeri, che -come lavoratori- non hanno mai scherzato.

Può essere la svolta di un serio utilizzo del Recovery Fund ed un messaggio forte e chiaro va indirizzato agli Amici del Movimento Cinque Stelle: il Mes non va sprecato. Su queste pagine si è pubblicato un articolo unico nel suo genere, con il parere finalmente del giurista -e che giurista- su un contratto, sul quale i Colleghi dei media hanno fatto parlare tutti, fuorchè quelli che avevano gli strumenti per capirlo e spiegarlo: i giuristi esperti di diritto europeo. Mi permetto, allora di chiedere di leggerselo e tirarne pubblicamente le conseguenze a Beppe Grillo, unico che può convincere la base grillina, ormai più frammentata della Democrazia Cristiana, con le sue storiche correnti e sottocorrenti da broncopolmonite acuta, malattia su cui in questo momento c’è poco da scherzare.

Mi sembra scontato che tutto questo non avverrà, che continuerà il dibattito da cortile: ognuno usa quello che ha ed il coraggio, scriveva Alessandro Manzoni, a proposito di Don Abbondio, “chi non cè l’ha non se lo può dare”. Coraggio, intelligenza, autentico senso dell Stato, non a chiacchiere ma coi fatti. Mi piacerebbe chiudere citando una frase in dialetto molfettese, bella cittadina sul Mare e di mare a una trentina di Km, a nord di Bari. Suona più o meno cosi: “daisc è nau”. Dire è nulla, non costa, cioè, niente. Quanta saggezza in quei vecchi uomini di mare, che ancora vedo a pescare coi loro gozzi e le loro consunte reti. I molfettesi mi perdoneranno mai per come ho storpiato il loro detto? Ai posteri l’ardua sentenza. Intanto, per chi può, ancora un salto a godersi il mare ora, col distanziamento naturale sulla spiaggia “Quattro gatti”. Alla prossima!

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