Corridoi umanitari in Ucraina sotto attacco russo

Continuano ininterrotti i bombardamenti, impedendo di fatto l’evacuazione. In foto di copertina una famiglia trucidata dai russi.

Gianvito Pugliese

E’ sempre l’invasione russa dell’ucraina e la resistenza di quest’ultima a tenere banco sulla stampa internazionale e nazionale. Dalle testate inglesi ed americane a quelle di casa nostra, l’argomento principe è la sistematica violazione, per mano russa, dei corridoi umanitari.

Lo dico subito, senza mezze parole o girarci intorno, questa non è né un’invasione, né una guerra, peraltro mai dichiarata e definita dall’aggressore russo “un’operazione speciale militare”, ma una inaudita, efferata e sistematica serie di crimini di guerra.

Non è un tifare per l’occidente, che poi è la mia-nostra parte in definitiva, ma una mera ed asettica constatazione dei fatti.

Come definire diversamente accordi faticosissimi per definire corridoi umanitari, quando poi i militari russi, nelle ore del cessate il fuoco, continuano a bombardare da terra e dal cielo quei luoghi, che finanche lo stesso codice di guerra definisce da sempre “sacri ed inviolabili”.

Voglio essere sincero fino in fondo. C’è una certa ipocrisia nel meravigliarsi che i russi prendano sistematicamente di mira la popolazione civile. Non è una novità: l’abbiamo visto in Afghanistan (1979), ed ancor più evidente in Cecenia (1999), invasioni di cui l’occidente si è totalmente disinteressato, salvo qualche articolo d’informazione dai fronti, null’altro che cronaca. Anche ai tempi dell’Urss abbiamo assistito impotenti alle invasioni di Ungheria (1956), Cecoslovacchia (1968), Polonia (1981), ma in questi ultimi casi c’era la motivazione (o meglio, la scusa) che quei Paesi erano membri del Patto di Varsavia, e dunque estranei all’occidente.

In Cecenia, ricordo benissimo in tv le scene di civili passati per le armi dai soldati russi. La strategia fu quella di massacrare e terrorizzare tutti fino ad imporre nel Paese un governo fantoccio, più che filo-russo, russo dipendente. Ed è quello che Putin ha in mente per l’Ucraina dove è pronto a sostituire Zelenskyi con il vecchio presidente Viktor Yanukovych, in esilio in Russia ed visto ultimamente a Minsk, capitale della Bielorussia.

Dopo questi sommari accenni storici, torniamo alla dura cronaca.

Sono all’incirca 200.000 le persone rimaste intrappolate nella città assediata di Mariupol, dopo che i combattimenti oggi hanno interrotto l’evacuazione avviata durante il fine settimana. Le massicce sanzioni internazionali non sembra stiano dissuadendo Mosca dall’invasione intrapresa.

I prezzi del petrolio sono saliti ai livelli più alti mai raggiunti dal 2008. Alla crescita esponenziale ha contribuito la dichiarazione dell’amministrazione Biden di un possibile divieto d’importazione di petrolio russo. La Russia, infatti, copre il 7% dell’offerta globale.

Il Giappone, in cui la Russia è il quinto fornitore di petrolio greggio, sta valutando, insieme agli Stati Uniti ed ai paesi europei il divieto delle importazioni di petrolio russo.

L’invasione della Russia che è stata condannata in tutto il mondo, ha creato ad oggi profughi ucraini per più di 1,5 milioni, innescando radicali sanzioni dall’occidente volte a paralizzare l’economia russa.

La maggior parte delle duecentomila persone intrappolate nella città portuale di Mariupol dorme sottoterra. Da più di sei giorni, bombardamenti incessanti da parte delle forze russe che hanno, altresì, interrotto le forniture di cibo, acqua, elettricità e riscaldamento. Quando ripenso a Putin, il “tenerone”, che assicurava il rispetto e l’incolumità dei civili ucraini, mi monta un’indignazione incontenibile.

L’evacuazione di ieri, domenica, è stata interrotta nuovamente, quando il cessate il fuoco è fallito.

Mosca, come un delinquente incallito, nega di aver attaccato aree civili e continua a sostenere di non avere intenzione d’occupare l’Ucraina. Una propaganda di regime da vomito, scusate il termine.

Tayyip Erdogan, ha sentito telefonicamente Vladimir Putin, che si è detto pronto a colloqui di pace, ma solo a condizione della resa delle forze ucraine e dell’accettazione delle richieste del Cremlino. Non disponibile, dunque, ad una trattativa, ma a vedersi certificare una resa senza condizione dell’Ucraina.

Secondo l’Onu, che non si capisce cosa aspetti a far intervenire i caschi blu, Il bilancio delle vittime civili in Ucraina è di 364 morti, tra i quali più di 20 bambini. Imprecisato, ma di diverse centinaia, il numero dei civili feriti. 

Per lo stato maggiore ucraino le forze russe “cominciano ad accumulare risorse per l’assalto a Kiev”.

Antony Blinken, segretario di Stato americano, avrebbe visto rapporti altamente credibili di attacchi deliberati contro civili in Ucraina. Washington li sta documentando per supportare un’indagine su potenziali crimini di guerra.

Volodymyr Zelenskiy ha parlato in televisione di atrocità contro i civili è da il “benvenuto” all’invasore: “Per te non ci sarà luogo pacifico su questa terra, tranne la tomba”.

L’Ucraina chiede all’Occidente d’inasprire le sanzioni e di fornirle più armi, compresi aerei di fabbricazione russa, che i piloti conoscono come le proprie tasche.

Per Blinken Washington è pronta a rifornire la Polonia di nuovi aerei se Varsavia fornisse i suoi aerei da guerra all’Ucraina.

L’Europa, nonostante la dipendenza dalla Russia per il petrolio greggio e il gas naturale, sta maturando l’idea di vietare i prodotti russi.

Putin che afferma di volere un’Ucraina “smilitarizzata”,denazificata” e “neutrale“, sabato ha paragonato le sanzioni occidentali “a una dichiarazione di guerra”.

La Nuova Zelanda ha avviato le sue sanzioni alla Russia.

La Corea del Sud ha vietato le transazioni con la banca centrale russa.

Domenica, altre società hanno interrotto i rapporti con la Russia: American Express Co (AXP.N) , Netflix Inc., i giganti contabili KPMG e PwC e l’app di condivisione video TikTok.

In chiusura, un’osservazione su quanto sia strano e stonato il mondo. Si sono proposti, come mediatori, Turchia, Israele e Cina. Tutti e tre i meno indicati in base alla loro storia recente. La Turchia ha tentato, purtroppo con notevole successo, lo sterminio dei curdi, l’Israele continua a tenere occupata Gaza ed ai palestinesi ha fatto più o meno quanto Putin agli ucraini, e la Cina ha invaso e annesso il Tibet ed ha gli occhi puntati su Taiwan, senza altro motivo che l’avidità.

Sempre più strano questo “meraviglioso” mondo.  

Ma le aziende cinesi finora sono rimaste ferme.

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