Imprenditore novantenne palermitano ai domiciliari

Le accuse sono di riciclaggio e autoriciclaggio aggravati dalla transnazionalità

La redazione

Francesco Zummo, imprenditore novantenne di Palermo, socio dell’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino, è stato oggetto della misura cautelare dei domiciliari con le accuse di riciclaggio e autoriciclaggio aggravati dalla transnazionalità. A richiederli è stata la Procura di Palermo in una inchiesta che si è avvalsa della collaborazione della Dda di Napoli e della Procura Anticorruzione albanese. L’inchiesta è coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Marzia Sabella.

Zummo fu indagato dal giudice Giovanni Falcone e condannato in primo grado a 5 anni per favoreggiamento e associazione mafiosa. In appello fu poi assolto. Nel 2001 subì il sequestro dei beni per un valore di circa 150 milioni di lire. Decine di pentiti lo accusavano di aver messo al sicuro il “tesoro!” del socio Vito Ciancimino, ormai defunto, trasferendo il denaro all’estero. Il sequestro non resse all’esame sia del Tribunale che della Corte di Appello, ma la Cassazione annullò i provvedimenti rimettendo gli atti alla Corte di Appello, che decise la confisca dell’intero patrimonio.

Zummo, temendo la confisca, imboscò il patrimonio in diversi conti all’estero. La prima segnalazione arriva dalla Procura albanese che trova a suo nome un conto di 19 milioni di euro importati dalla Svuzzera.

Con Zummo. del quale si è parlato la prima volta nel 1979 quanto a Toronto fu trovato un appunto contenente il suo nome nella macchina di Michael Pozza, il “front man” della mafia canadese trovato ucciso, sono stati arrestati il commercialista Fabio Petruzzella e Daniele Castagalli, ques’ultimo indagato dalla Procura di Napoli. Nel registro degli indagati è stato iscritto anche il figlio di Zummo, Ignazio.

Un’indagine che mette a nudo rapporti internazionali della mafia intessuti già negli anni ’70 in Canada, come in altre parti del mondo.

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