I combattenti dell’Azovstal sono in un carcere

Saranno sottoposti ad interrogatori da parte del “Comitato investigativo russo”

Gianvito Pugliese

I sette autobus russi che sono arrivati a Mariupol per prelevare i combattenti ucraini che ieri hanno lasciato l’acciaieria Azovstal di Mariupol, dov’erano asserragliati da mesi e sottoposti a continui bombardamenti da cielo, terra e mare, sono stati indirizzarti dal comando militare russo verso un’ex colonia penale nella città di Olenivka, vicino a Donetsk, in una zona controllata dai russi.

I combattenti ucraini, molti dei quali appartenenti al battaglione Azov, saranno sottoposti ad interrogatori, che sono stati affidati ad un “comitato investigativo russo”, di cui francamente non ho traccia. Notizie riportate dall’agenzia di stampa statale russa Tass.

L’interrogatorio sarà svolto nell’ambito dell’indagine russa su quelli che Mosca chiama “casi penali riguardanti crimini del regime ucraino”, ha precisato la Tass.

Non per partito preso, ma sento tanto il tanfo maleodorante di quei tribunali speciali russi, che ben conosciamo. Solo in un Paese oscenamente dittatoriale come la Russia, dove la giustizia è solo un becero strumento del Cremlino per “legalizzare” le sue persecuzioni, un giudice condannerebbe per essersi allontanato dal Paese senza permesso, come è accaduto ad Alexey Navalny, che lasciò la Russia alla volta della Germania mentre era in coma, previa autorizzazione dei medici russi e del Cremlino stesso.

Posso solo auspicare e sperare che un blitz ucraino li sottragga ad una morte annunciata e già invocata a gran voce da alcuni parlamentari della Duma, su suggerimento evidente del loro “signore e padrone”.

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