Addio William Hurt

Attore bravo, ma schivo, timido in pubblico, ma seducente, un vero asso sul set ci ha lasciato ieri sera sul tardi.

Maria Catalano Fiore

Ieri notte la notizia, William Hurt non c’è più, non è giusto, alla vigilia del suo compleanno….. Si, era nato a Washington in una famiglia borghese il 20 marzo 1950. I suoi si separano quando ha appena sei anni. Studia, si diploma ala “Juilliard School” di New York nel 1975. Dopo un paio d’anni di studi teologici, inizia con piccole comparsate nel mondo della Tv per poi esordire sul grande schermo con “Stati di allucinazione” di Ken Russell nel 1980.

Si dimostra un protagonista totale sin da subito. Uno scandire di pellicole e di personaggi di anno.in anno.

Con quella sua aria pensierosa e pragmatica aveva costruito una carriera e nello stesso tempo era pronto a sfoderare tutto il suo appeal sensuale e tormentato. Nel 1981 è già all’apice della sensualità come protagonista con Kathleen Turner di “Brivido Caldo”, un thriller erotico diretto da Lawrance Kasdan. Il sodalizio dei due attori sarà evidente in ben quattro film.

Nel 1983 bissa il successo lavorando nel cast de “Il Grande freddo”, un cult memorabile. Sempre nel 1983, Hurt, è l’ispettore russo in Gorky Park una indagine di spionaggio nel cuore di Mosca.

Nel 1985 Hunt è già all’Oscar come “Miglior attore protagonista maschile” per “Il bacio della donna ragno” con regia di Hector Babenco, che gli fa vincere anche la Palma d’Oro al Festival di Cannes.

Nel 1986 è ancora in nomination (4 in tutto) con “Figli di un Dio Minore” dove Marlee Matlin vince l’Oscar come migliore attrice, interpretando una sordomuta, e William Hunt come medico, l’Orso d’Oro a Berlino. Tra i due comincia una travagliata storia, durata circa 20 anni con abusi di droghe ed atti di violenza fisica.

William Hunt in vari ruoli

Meritano anche “Dentro la Notizia”, 1987, e soprattutto “Turista per caso”. Hunt sceglie sempre personaggi “scomodi” dove sicuramente dà il meglio di se sino allo spiritualismo di Wim Wenders in “Fine alla fine del Mondo”.

E’ un divo reticente, timido, ma seducente in modo alternativo e anche Franco Zeffirelli lo mette alla prova romantica nel suo “Jane Eyre” interpretando il disperato Signor Rochester del romanzo di Charlotte Bronte.

L’ultima parte della carriera lo vede tornare sia ad impegni teatrali, sia in Kolossal come “A.I. Intelligenza artificiale” di Steven Spielberg, sia nel profetico “History of violence” di David Cronemberg, molti modi di esprimere la violenza contemporanea, anche in “Into the Wild” di Sean Penn, nel 2006.

Susan Sarandon, Anjelica Huston, William Hurt, Raul Julia e altri suoi familiari, nel 1999 a Los Angeles (Brenda Chase/Online USA, Inc.)

Nella sua vita privata, dopo a relazione burrascosa con la sua partner, dal 1989 al 1993 Hunt è stato sposato con Heidi Henderson, da cui ha avuto due figli, mentre una terza è nata dalla sua relazione con l’attrice francese Sandrine Bonnaire, conosciuta sul set della “La Peste”, una riduzione del romanzo di Albert Camus.

Il suoi più acclamati ultimi spettacoli teatrali il cecoviano “Ivanov” diretto da Brannag e la “Lunga giornata verso la notte “,2010, capolavoro di Eugene O’Neil, e ancora cinema con “Era mio figlio” di Togg Robinson.

Resta davvero il rimpianto per un talento ed un interprete davvero multiforme. Causa della morte un tumore alla prostata: i segni della malattia nei suoi ultimi film. R.i.p.

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