San Remo non decolla

Share al 41%, il più basso dal 2015.

La Redazione

Non ci addentreremo in commenti e critiche sull’andamento di Sanremo. E’ mestiere da critici musicali di musica leggera e d’autore, non il nostro.

Non vi daremo neanche notizie dettagliate sull’andamento della gara, chi cioè ha un punteggio superiore e chi no, così come, per le nuove proposte, chi è stato promosso in finale e chi no. Il pubblico interessato a questi dettagli è quello degli appassionati, che o non si sono perduti la trasmissione, ma se impegnati, hanno cercato una delle infinite registrazioni integrali che il web mette a loro disposizione.

E’ un’apparente contraddizione il calo di share di Sanremo 2021. In onda in pieno Covid, con la gente chiusa in casa per necessità e non per scelta, grazie ad una vastissima platea di potenziali ascoltatori avrebbe dovuto totalizzare visualizzazioni da record e non quelle effettivamente in grande calo, come dimostrano i dati delle due serate.

San Remo, la città dei fiori col suo festival della Canzone Italiana è più di un semplice spettacolo, è un vero e proprio fenomeno di costume che coinvolge o coinvolgeva l’intero Paese. Chi con dichiarato piacere, chi con atteggiamento un po’ snob di superiorità, più o meno tutti assistevano alle sue dirette.

Era calato in alcuni anni tipo il 2014 4 2015, forse a causa di scelte di conduzione, in se ottime, ma poco adatte al pubblico sanremese. Oggi, ripetiamo, nel momento del suo massimo potenziale exploit, torna a calare vistosamente.

La pubblicità che ci ha afflitto, interrompendo sistematicamente i film in tv dell’ultimo mese, quella del “Cis” (Comitato ignora Sanremo), che voleva essere ironica, si sta rivelando premonitrice; ci aveva preso?

Non credo che si sia stanchezza nei confronti del bravo, ma onnipresente Amadeus e tanto meno nei confronti del sempre agognato Fiorello, che ha la rara capacità di non inflazionarsi, in un mondo dominato dal presenzialismo ad oltranza.

Da un lato lo spettacolo di un Teatro Ariston desolatamente vuoto è talmente deprimente e ci riporta ai problemi quotidiani di cui il pubblico ne ha fin sopra i capelli (per chi, beata lei o lui, li ha). Dunque sarebbe stato molto più opportuno realizzare le trasmissioni da uno studio televisivo. Dall’altro credo che sia divenuta poco sopportabile la vista dell’effimero e di spettacoli dalla sceneggiatura faraonica poco consoni alla rigidità dei tempi, all’austerità che la crisi economica del Paese impone.

Saranno queste le principali ragioni e ci abbiamo azzeccato, saranno altre? Sta di fatto che Sanremo si sta rivelando un flop e c’è poco da andarne fieri.

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