Renzi ha ragione, ma sbaglia la forma

L’ex premier si sta intestando una “guerra” sul dopo. Ma parlare di riaprire è prematuro

Vito Longo

In un’intervista rilasciata ad Avvenire, Matteo Renzi, leader di Italia Viva, dichiarava di riaprire le fabbriche prima di Pasqua e le scuole il 4 Maggio.

L’assunto di fondo dell’ex premier è: “Dovremo convivere con questo virus per mesi e mesi” per cui non possiamo pensare che basti chiudere le persone in casa, serve anche altro.

Ecco, se il senatore Renzi si fosse fermato qui, argomentando la sua posizione, avrebbe probabilmente ottenuto una buona schiera di consensi trasversali. Invece, come spesso gli capita ultimamente, ha sbagliato nella forma, attirandosi critiche e anche insulti, ingiustificati, a mio modesto modo di vedere.

È vero, lo conosciamo: Matteo Renzi non è l’uomo delle mediazioni e dei compromessi, dice ciò che deve dire senza preoccuparsi del “come” verrà percepito. Così facendo, però, rischia di compromettere ciò che di corretto ha detto.
Gli scienziati, infatti, da Burioni a Lopalco, hanno ritenuto eccessiva e senza sostegno scientifico la sua proposta di “riaprire” adesso.

La strategia della quarantena domiciliare sta funzionando: il numero dei contagi cresce ancora, ma con ritmi sempre più lenti, indice dell’efficacia della misura. È però vero che il virus non verrà sconfitto né il 3 Aprile, né due settimane dopo. E non possiamo pensare che basti continuare a stare a casa: avremmo probabilmente sconfitto il virus, ma saremmo senza lavoro e senza soldi.

E se già ora iniziano le prime rivolte, bisogna lavorare sul dopo.

Ho già raccontato e offerto alcune ipotesi per il post Coronavirus: aumento dei test quotidiani; tracciamento digitale e isolamento dei positivi, con e senza sintomi; potenziamento dell’assistenza domiciliare evitando il sovraccarico delle terapie intensive; trattamento sanitario dei pazienti più gravi.
La lista potrebbe continuare: investimento sul welfare; quarantena continuata per gli over 70, assistiti da volontariato e servizi sociali dei comuni; implementazione strutturale dello strumento dello smart working; apertura scaglionata delle fabbriche.

Nonostante in molti gli abbiano dato contro, Renzi è stato solo il capofila di una battaglia che deve interessare e interrogare tutti. Già da qualche giorno, Renzi non è l’unico che inizia a porre al centro dell’attenzione il “che fare tra poco”: dal ministro Speranza, alla ex ministra Madia, passando per il presidente della Liguria Giovanni Toti, il virologo Fabrizio Pregliasco e anche Roberto Burioni, fino ad arrivare anche al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, iniziano ad essere in tanti coloro i quali richiamano all’importanza della pianificazione della strategia di riapertura.

Ieri, dunque, Renzi appariva come l’uomo poco attento alla salute delle persone. Oggi, invece, appare meno isolato nelle sue posizioni e, anzi, quasi preso a modello anche da esponenti di altri partiti.

Il tema è dunque sul tavolo della politica. Tutti auspichiamo che si ragioni per tempo e che si faccia tesoro di alcuni degli errori commessi in occasione della fase precedente, “chiusura sì, chiusura no, chiusura forse”, scegliendo una via prudente, ma anche coraggiosa, che consenta di affrontare nella maniera corretta le sfide economiche che ancora ci attendono.