Il controllo cinese sulle terre rare

Una mossa strategica nella guerra tecnologica globale, le recenti restrizioni alle esportazioni mettono in luce il monopolio cinese su materiali cruciali per l’industria tecnologica e la transizione energetica

Rocco Michele Renna

Nel corso del mese di dicembre, la Cina ha introdotto nuove e significative limitazioni alle esportazioni riguardanti le terre rare, un gruppo di 15 metalli essenziali per l’industria tecnologica e la transizione energetica. Queste restrizioni includono il divieto di esportare tecnologie utilizzate per l’estrazione e la separazione delle terre rare, oltre alla proibizione dell’esportazione di tecnologie necessarie per la produzione di magneti utilizzati in veicoli elettrici, turbine eoliche e altri dispositivi.

Queste mosse rappresentano l’ultimo capitolo di una lunga serie di restrizioni imposte dalla Cina sulle terre rare, metalli che giocano un ruolo cruciale nella competizione tecnologica tra la Cina e gli Stati Uniti. Attualmente, la Cina controlla circa il 60% dell’estrazione globale di terre rare, salendo quasi al 90% quando si tratta di prodotti finiti dopo lavorazione e raffinazione. Questo dominio cinese sulle terre rare serve da leva di potere, consentendo al paese asiatico di esercitare pressione sulle economie rivali.

Il governo cinese giustifica queste limitazioni con motivazioni di sicurezza nazionale e interesse pubblico, un argomento sempre più utilizzato negli ultimi tempi. Tuttavia, è evidente che queste azioni si inseriscono in un contesto più ampio di guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, dove entrambe le nazioni cercano di limitare l’esportazione di tecnologie e materie prime strategiche.

Stati Uniti e Unione Europea sono preoccupati per la crescente dipendenza globale dalla Cina per l’approvvigionamento di terre rare e altri materiali fondamentali per la produzione tecnologica. Con una previsione di aumento della domanda globale di terre rare fino a sette volte entro il 2040, c’è l’urgenza di ridurre questa dipendenza. Entrambi gli attori geopolitici si sono impegnati a incrementare la produzione di terre rare al di fuori della Cina, ma il cammino è arduo. Nonostante gli sforzi per aumentare la produzione, la Cina ha mantenuto il suo dominio, raddoppiando la produzione interna nel frattempo.

Aumentare la produzione di terre rare richiede tempo, con progetti minerari che possono richiedere più di 15 anni dalla scoperta del giacimento alla produzione effettiva. Questo solleva dubbi sulla rapidità con cui l’Occidente potrebbe liberarsi dalla dipendenza cinese. La Cina, consapevole di questa situazione, sta limitando anche l’esportazione di tecnologie necessarie per sviluppare questi settori, mantenendo così il suo monopolio.

In questo contesto, diventa evidente che le terre rare non sono solo elementi chiave per l’industria tecnologica ma rappresentano anche una pedina fondamentale nella lotta per la supremazia tecnologica ed economica globale. La questione delle terre rare si configura come uno dei nodi cruciali nelle relazioni internazionali, richiedendo un approccio strategico da parte delle nazioni interessate per garantire la sicurezza e la sovranità nei settori critici per il futuro tecnologico ed energetico del pianeta.

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