Il conflitto del rettore Uminsky con la preghiera patriottica

Il tribunale diocesano di Mosca sancisce il laicato per l’arciprete Alexei Uminsky, scatenando una fervente richiesta di revoca da parte di oltre 11.600 fedeli.

Rocco Michele Renna

Vittoria e preghiere. Il panorama religioso e politico russo è stato recentemente scosso dalla decisione del tribunale diocesano di Mosca di ridurre allo stato laicale l’arciprete Alexei Uminsky, ex rettore della chiesa della Trinità a Khokhly. La causa di tale sanzione risiede nel suo rifiuto categorico di recitare la preghiera per la “vittoria della Santa Rus'”, imposta dal patriarca Kirill. La decisione, tuttavia, dovrà ancora ottenere l’approvazione finale del patriarca prima di entrare in vigore.

La controversia ha avuto origine con l’introduzione della preghiera “Sulla Santa Rus'”, annunciata dopo la mobilitazione nel settembre 2022. Questa preghiera sostiene che la Russia è stata attaccata con l’obiettivo di “dividere e distruggere il suo popolo unito”. L’arciprete Uminsky, tuttavia, ha espresso il suo netto rifiuto di recitarla, innescando una serie di eventi che lo hanno portato alla sua attuale condizione di sospensione dal sacerdozio.

La preghiera incriminata, imposta dal patriarca Kirill, è un appello a Dio affinché protegga i soldati e gli altri “difensori della Patria” dalla morte, dalle ferite e dalla prigionia. Chiede anche la “vittoria” e la riconciliazione, invitando coloro che si sono allontanati dal Paese a farvi ritorno.

La decisione del tribunale diocesano ha suscitato reazioni contrastanti all’interno della comunità ecclesiastica e tra i fedeli. Mentre alcuni sostengono che l’arciprete Uminsky debba sottostare alle decisioni della Chiesa e del patriarca, più di 11.600 persone hanno firmato un appello rivolto al patriarca Kirill, chiedendo la revoca della decisione e sottolineando la libertà di coscienza e di espressione.

In un contesto in cui la sfera religiosa si intreccia con quella politica, la vicenda dell’arciprete Uminsky mette in luce le tensioni esistenti all’interno della società russa. Mentre il patriarca Kirill invoca la preghiera patriottica come mezzo di unità nazionale, altri vedono, giustamente, in essa una strumentalizzazione della fede a fini politici.

La situazione attuale solleva domande cruciali sulla libertà religiosa e sulla separazione tra Chiesa e Stato in Russia. L’evoluzione di questa vicenda e la risposta del patriarca Kirill alle richieste di revoca potrebbero delineare il futuro rapporto tra la Chiesa ortodossa russa e il suo ruolo nella società contemporanea.

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