Il caffè con il lettore

In copertina il fiocco bianco della difesa degli animali dal maltrattamento. Il corpo dell’articolo vi dice come.

Gianvito Pugliese

Lavocenews.it oggi si è aperta all’insegna dell’allegria e del buon umore con il classico panino provolone e mortadella, che mangiato a colazione garantisce una giornata coi fiocchi.

Un fiocco anche per in nostro caffè della mattina, care/i commensali. Grazie, anzitutto, di essere venuti alla nostra chiacchierata-riflessione della mattina. Perdonatemi ma l’argomento di oggi non è per nulla divertente, anzi. Penso che il caso del povero gatto “Leone”, vittima incolpevole della crudeltà ottusa di uno o più uomini, ne ha scritto il nostro Rocco Michele Renna, tra l’altro Guardia zoofila. Un articolo da manuale; quando si trattano argomenti così delicati è fondamentale limitare immagini e descrizioni particolarmente cruente, che possano in qualche modo stimolare l’emulazione.

Riconosciamolo e diamo atto al Parlamento, quello antecedente all’attuale, se non sbaglio i tempi, mi riservo una verifica ed eventuale rettifica, di aver introdotto meritoriamente nel nostro codice penale il delitto di maltrattamento di animali. L’articolo 544 Ter recita :”

(1)Chiunque, per crudeltà o senza necessità(2), cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche(3) è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro(4).

La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi.

La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell’animale.

N.B. Ringrazio Brocardi.it per le preziose annotazioni al testo legislativo.

Ma se si è fatto un notevole passo avanti nella cultura giuridica con l’introduzione di questo reato, occorre subito dire che la pena edittale è semplicemente irrisoria. La reclusione da tre a diciotto mesi o la multa da 5.000 a 30.000 euro, peraltro alternativi e non cumulativi come sarebbe stato se al posto della o il legislatore avesse scritti la e congiunzione, sono assolutamente nulla a fronte della gravità del delitto, soprattutto dal punto di vista soggettivo.

E qui si apre il discorso. So che oggi, diversamente dal consueto, non si saranno obiezioni contrarie. I miei amici ed ospiti sono tutti amanti degli animali. Diversamente non sarebbero amici miei.

Posso sbagliare, come sempre, ma temo che la portata ed i rischi sociali connessi a questo reato non siano stati semplicemente sottovalutati, ma totalmente ignorati. Lo dimostra l’assoluta mancanza di disposizioni atte alla prevenzione nei confronti di chi si è macchiato di tale vergogna.

Può sembrare azzardato, se non addirittura esagerato, ma qualsiasi psicologo o psichiatra che si rispetti, confermerà che la crudeltà verso gli animali, è sintomo appunto di “crudeltà” pure e semplice e col tempo, neanche tanto è possibile, se non probabile, che degeneri e si diriga a colpire esseri umani. Ovviamente siccome gli autori di questo genere di delitto sono tutti, nessuno escluso, connotatati da vigliaccheria congenita la loro crudeltà si orienterà a colpire, bambini, donne, vecchi, malati, i fragili che non possono difendersi in altre parole.

A Voi sembra un pericolo sociale di poco conto? A me non sembra proprio.

Quindi, se da un lato sarebbe giusto aumentare, e di molto, la pena edittale, magari abbinando ad un serio periodo di detenzione una notevole pena pecuniaria, che a determinati soggetti, incredibilmente, fa più paura del carcere, ritengo essenziale, per un minimo di tutela sociale, che i soggetti che si sono macchiati e siano stati riconosciuti colpevoli di tali reati, anche solo con sentenza di primo grado, siano sottoposti a Tso (Trattamento sanitario obbligatorio) inteso a monitorare e prevenire il degenerare verso delitti verso altre creature innocenti ed indifese.

Per queste ragioni, pur potendolo fare direttamente, desidero piuttosto sottoporre al parere della redazione l’opportunità di proporre una raccolta di firme per sottoporre all’attenzione del legislatore questo tema, che a mio sommesso avviso è di altissima pericolosità sociale.

Non posso esimermi, prima di chiudere questo editoriale, dal ringraziare gli ospiti per l’unanime consenso e solidarietà manifestatami in merito all’iniziativa. Grazie di cuore da me, ma soprattutto dalle future vittime che vanno difese adeguatamente senza se e senza ma,

A domani.

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