Gravina in Puglia, aperto il sito rupestre della Madonna della Stella

Scene allucinanti di maleducazione di fronte a turisti stranieri

Rocco Michele Renna

Oggi ho incontrato un vecchio amico altamurano, Raffaele Barone, imprenditore e gestore del gruppo di Facebook “Sei Murgiano – Le Città del Parco del Parco Alta murgia”, un gruppo che parla di tutto ciò che ruota attorno al nostro parco e nei suoi territori, siamo andati a visitare il sito rupestre della Madonna della Stella, attualmente gestito dal Capitolo cattedrale.

Cosa è il sito rupestre della Madonna della Stella? Fonte Jat Gravina:
ubicata sul versante opposto della Gravina, ai piedi della collina di Botromagno e del sito archeologico “Padre Eterno”, cosi chiamata perché al suo interno fu ritrovato un affresco di Madonna con bambino con una stella sulla fronte. La chiesa veniva utilizzata in origine come luogo di culto precristiano, così come testimoniano le figure di animali scolpite sulle pareti.

Un complesso probabilmente da sempre dedicato al culto pagano ancestrale della fertilità, a cui si sarebbe sovrapposto poi il culto mariano della Chiesa cristiana. Legata a questa chiesa è una leggenda, riguardante proprio il culto della fertilità, secondo la quale le donne sterili che visitavano il santuario avrebbero potuto ricevere la grazia di dare alla luce un bambino.

Tale grazia, secondo la leggenda, era attribuibile ai riti orgiastici, che qui si praticavano e che verranno aboliti da monsignor Cavalieri nel 1693, ordinò  che “tutte le chiese siano chiuse al calar della notte, e soprattutto quella che, detta della Stella, è consacrata a nostra Signora Vergine Madre di Dio, nel giorno proprio della sua festa, affinché l’accesso sia precluso agli abusi antichi ma non sufficientemente superati, poiché uomini e donne promiscuamente vi si recano in ore notturne in una baldoria di suoni e canti ritmati” (Archivio diocesano di Gravina, Sinodo, 1693).

Altra variante ai canti eleusini, e ulteriore legame al culto della fertilità, l’usanza, in voga fino alla metà del Novecento, di celebrare, nei così detti “bilanci”, il buon esito del raccolto, attraverso copiose libagioni svolte sul pianoro che sovrasta la chiesa. Traccia evidente di questi riti propiziatori, il ritrovamento di brocche da vino in ceramica dei sec. XVII-XX, nella cisterna all’interno della grotta…

Nel mentre ci accingevamo a entrare, abbiamo assistito ad una scena che ha dell’incredibile… un gruppo di bambini, guidati da alcune istitutrici o accompagnatrici, credo, si appropinquano all’ingresso della chiesa rupestre. Le accompagnatrici chiedevano di visitarlo con al seguito il rumoroso gruppo di bambini, ma all’invito delle volontarie di pagare un obolo si sono rifiutate adducendo il fatto che essendo gravinesi non si sentivano in dovere di pagare e per loro doveva essere gratis.

Situazione assurda e sconcertante, anche perché la discussione si è svolta di fronte a turisti stranieri. Vicenda che le bravissime e preparate volontarie hanno saputo ben gestire. Considerando che l’obolo viene impiegato per la manutenzione del sito, almeno i gravinesi dovrebbero essere felici che ci sia qualcuno che se ne prende cura, ricordandosi che la manutenzione ha un costo e non piove dal cielo!

Anna Maria Tragni e Iacobellis Rosa le nostre volontarie, si sono dimostrate preparate, accogliendoci con garbo ed educazione e con una piacevole informazione storica sul sito.

Dobbiamo ringraziare il Capitolo Cattedrale di Gravina che mette a disposizione questi beni e soprattutto i volontari che li accudiscono. E’ stata una bellissima giornata informativa, bravi i manutentori impegnati nella pulizia e brave le nostre volontarie Anna Maria e Rosa.

Vi consiglio vivamente di andare a visitare il sito, non ve ne pentirete, date magari anche un’offerta generosa alle ragazze che la incassano, non per conto loro, ma per la manutenzione e valorizzazione del sito e dite pure che vi manda Rocco Michele Renna.

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