Dossier Autostrade, la madre delle liti.

Attenzione concentrata sul Cdm di ieri sera tardi: oggetto il Dossier Autostrade. Rinviata la decisione definitiva. La posizione della Lega. In foto un branco

Gianvito Pugliese

Ieri pomeriggio il Ministro della Salute, Roberto Speranza, era al Senato ad annunciare la proroga al 31 luglio delle norme di contenimento del Covid-19 e, nel contempo assicurare, il Parlamento che nulla è stato deciso su eventuali proroghe dello stato di emergenza (ipotizzate prima al 31 dicembre e poi al 31 ottobre del c.a.). La Presidente del Senato aveva fatto fuoco e fiamme perchè il Governo informasse i Parlamentari, dalla stessa definiti “gli invisibili” della politica. Fatica sprecata: tutti gli occhi erano puntati sul Cdm convocato per le 22 a Palazzo Chigi da Conte. In discussione l’ultimatum dato dal Presidente del Consiglio ad Atlanta ed ai Benetton sulla questione Autostrade. Soldi, interessi, futuri poteri erano lì e quello interessava. Destino crudele di Roberto Speranza: fa tutte le cose per bene, ma, alla resa dei conti, sembra non interessare a nessuno.

Ed andiamo al Cdm delle 22. Finisce con un rinvio e l’ultimatum diventa il solito penultimatum -neologismo giornalistico per indicare il penultimo avviso, insomma non l’ultimo e definitivo-. Ci siamo abituati da tempo. Ma accade così, anche nelle cose di tutti i giorni, soprattutto, quando sta di mezzo la burocrazia: tutto avviato a soluzione, risolto zero. Non capita anche a Voi, carissime lettrici e lettori?

La Ministro dei Trasporti Paola De Micheli in una lettera del 13 luglio riservata a Conte, talmente riservata che ne hanno copia tutte indistintamente le agenzie di stampa, consiglia a Conte e colleghi ministri una prudenziale transazione con i Benetton, in conformità del parere espresso il 19 febbraio dall’Avvocatura dello Stato che ipotizzava il rischio di condanna a 23 miliardi di risarcimento in favore dei Benetton, sconsigliava pertanto la revoca senza accordo.

I Pentastellati vanno avanti come i treni dell’invisa alta velocità, al grido di “revocare, revocare, tutto e subito!”, ma qualcuno di loro, con un po’ di sale in zucca attiva il freno-non sembra ma ce ne sono, magari costretti a nascondersi-. Italia Viva difende a spada tratta la concessione, e non è la sola, ma senza troppo clamore. Non raccoglie tanto consenso. Conte non vuol provocare i pentastellati, già dilaniati da crisi e lotta interna di potere, e si opta per il rinvio. Si riuniscono a seguire Conte, Gualtieri e la De Micheli. Si lavora ad una uscita di Atlantia da Aspi graduale, da completare dai sei mesi ad un anno con contestuale ingresso della Cassa depositi e prestiti e guida affidata ad un Commissario. Maigret oggi in Italia farebbe fortuna, praticamente “troverebbe l’America” come si diceva un tempo.

Ed in questo scenario, descrittoVi puntualmente, cari lettori, ci mancava solo l’immancabile segretario della Lega. “Se c’è il parere legale, si revochi la concessione, ma si decida: il Paese per colpa del governo è fermo”. Mi scusi Senatore Salvini, ma il dossier lo ha letto sui sunti Bignami? Quelli per studenti scansafatiche che tutto riassumevano abbastanza male e confusamente. Tre tomi ridotti in 20 paginette. Esagero? Forse, ma rendo l’idea. Il parere legale dice l’esatto opposto. E lei, al solito, lo cita a sproposito, certo che nella sua base nessuno si prenderà la briga di controllare l’ennesima fake. Devo aggiungere che non ha torto quando ricorda, tra le righe, anche i ponti crollati, gestiti dall’Anas direttamente. Ma non basta, ennesimo video: “A nome degli italiani, chiedo al Governo che revochi la concessione”.

Premesso subito, Senatore, che io sono italiano e non le ho mai dato la delega a parlare per me, siamo un secondo concreti. Nei sondaggi più favorevoli alla Lega, le intenzioni di voto non superano per il Carroccio il 26%. Ma il 50% circa punto più, punto meno dichiara che non voterà. Con gioia, aggiungo, di tutti i segretari di partito le cui truppe cammellate raddoppieranno così, il valore dei propri voti, e purtroppo anche della malavita organizzata che del voto di scambio ha fatto un business dei più redditizi a breve e lungo periodo. Gioie e festeggiamenti a parte, tanto comporta che il suo 26% è sostanzialmente pari al 13% degli aventi diritto al voto, che sono meno degli italiani. Quindi non si riempia la bocca del “a nome degli italiani” perchè lei rappresenta quella percentuale di consenso significativa certo, ma lontanissima dalla rappresentanza democratica del popolo italiano.

Comprendo che Lei si senta al sicuro: certe argomentazioni sono troppo complesse per un branco di persone, molte delle quali rispettabilissime, che vuole risposte semplici a problemi complessi, ovvero pretende l’impossibile e Lei li illude di poterglielo dare. Ma faccia attenzione, molta. Non è una minaccia, per carità non lo farei mai, è un avviso serio. Quei falsi messaggi alimentano un branco di odiatori seriali. Non Le dirò che chi semina vento, prima o poi, raccoglie tempesta. Lei non ci arriva o, più semplicemente, non ci crede. La capisco. Ma credo conosca bene la vita del branco. Lupi, cani, cingliali, uomini, non cambia molto: il branco segue il capo finchè lo identifica con la forza di difenderlo e la saggezza di guidarlo. Se ritiene che l’una o l’altra stia vacillando appena, lo accoppa. Non c’è altra legge. Alla prossima, cari lettori, spero di non avervi tediato e di leggere o ascoltare Vostri messaggi sull’argomento.

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