Il fantasma della scissione serpeggia tra i pentastellati.

Sommovimenti e possiili nuove diaspore tra i 5 stelle.

GP

Giusto chiarire ai miei lettori , per onestà intellettuale, che ho più di un motivo per guardare ai cinque stelle con simpatia. La ragione è presto detta: ho sincera amicizia con qualcuno di loro. Ci legano condivisione di progetti “politici” sul territorio, ai quali abbiamo lavorato quando loro erano ancora dei “guerriglieri” sparsi, ma motivati ed entusiasti, pronti a dare il meglio di sè stessi per ottenere un risultato utile alla Città. alla sua provincia. Difendevano territorio e monumenti da inquinatori seriali e da eterni ennesimi scempi, praticati nell’indifferenza delle sovrintendenze e delle autorità comunali preposte. Uno per tutti: la distruzione del Palazzo de La Gazzetta del Mezzogiorno di piazza Roma (come si chiamava, allora, Piazza Moro a Bari), forse il più bel progetto dell’architetto Saverio Dioguardi, che accoglieva chi arrivava in treno a Bari con una maestà senza uguali. Saverio Dioguardi, padre del.prof. Gianfranco e nonno dell’architetto Davide, ha disegnato mezza Bari, o meglio tutti i bei palazzi, alcuni miracolosamente sopravvissuti, alla crassa ignoranza ed all’avidità. Ma la sua opera più bella, la sede storica de La Gazzetta, fu distrutta tra un 15 ed un 16 agosto e quella distruzione fa il paio con una città che permette si bruci dolosamente il maggior teatro della regione (il Petruzzelli), il tempio del melodramma, per loschi interessi affaristici.

In qualche altro caso si tratta di persone con cui esistono legami familiari, pressochè atavici. Li ha visti crescere, diventare professionalmente qualcuno, poi impegnarsi positivamente il politica.

Tanto non m’impedisce di conoscere ed osservarne i difetti, che non sono pochi. Uno di questi l’estrema gracilità delle convinzioni personali della base. Una cosa era il movimento del vaffa di Beppe Grillo, che lo urlava dall’opposizione, prima nelle piazze, poi rappresentata in parlamento. Cosa del tutto diversa, più complessa ed articolata divenire partito di Governo, caricarsi di responsabilità decisionali che richiedono capacità non comuni.

Ed in questo quadro, anzi in questa cornice s’inserisce l’ennesima divisione-diaspora che in passato ha creato non pochi danni al Movimento di Beppe Grillo. Oggi, infatti, alla vigilia del voto referendario voluto dai pentastellari coma da nessun altro, di elezioni amministrative in 7 regioni e circa 9mila comuni, potremmo essere alla vigilia di una nuova scissione. Sembra autolesionismo. Non appena si inizia a crescere, dopo il crollo rappresentato dall’aver condiviso l’esperienza di governo con la Lega che ha costruito il suo momento di massimo fulgore sulle ceneri pentastellate, ecco che si profila una diaspora letale.

Se dovesse prevalere il sì, all’inizio super vincente, ma che ha registrato molti, forse troppi, autorevoli no, potrebbe essere per Grillo, Di Maio e Crimi la classica vittoria di Pirro. Infatti, la riduzione di un terzo dei seggi parlamentari significherebbe per molti la fine della carriera politica. Allora la tentazione di lasciare il Movimento, risparmiare i trecento euro al mese che vengono destinati a Casaleggio per gestire la piattaforma del Movimento, formare un nuovo gruppo, e poi un altro movimento o partito, magari riunendosi agli ex grillini finiti nel gruppo misto ed a dissidenti anche di altri partiti, potrebbe non essere una mera fantasia malata di analisti politici e politologi.

La ricomparsa del Diba (Alessandro Di Battista) che non nasconde di mal digerire l’alleanza grillini-pd, -ieri era a Bari a chiudere con la Barbara Lezzi la campagna elettorale di Antonella Laricchia, candidata presidente alla Regione Puglia- è un’altro segnale da non sottovalutare. Si possono abbracciare e baciare con Di Maio quanto vogliono, ma che i due siano concorrenti, anzi antagonisti, è assolutamente inutile nasconderlo.

Resta il fatto che il nuovo gruppo, ove venisse alla luce, sosterrebbe ugualmente il governo Conte, collocandosi a sinistra del M5S, secondo alcuni, e chiedendo rimpasti, ministri e sottosegretari, o si limiterebbe ad appoggiare il governo dall’esterno, valutando il voto caso per caso, come altri ipotizzano.

I Cinque stelle, devono rassegnarsi: non possono continuare a dire di non essere nè di destra, nè di sinistra, sono al loro interno litigiosi quanto possono essere solo gli estremisti di sinistra, che ogni quattro gatti formano un partito destinato a scindersi appena toccheranno quota sei.

Insomma lunedì sera incollati a tv e computer per i risultati. Ma le partite si aprono il giorno dopo: protagonisti la Lega, il PD ed i grillini, ma forse non solo loro. Staremo a vedere, seguiremo e cercheremo di fornire ai nostri lettori un’informazione corretta.

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