Giorno 110

La guerra è inchiodata a Severodonetsk. Un’occasione per approfondire il tema dei minions, e le tecniche collaudate della guerra ibrida dei russi all’occidente. E dal pezzo traspare la preparazione specifica, ineguagliabile, dell’Autore,

Orio Giorgio Stirpe

Siccome i russi sono sempre impegnati a conquistare Severodonetsk (ma non era caduta già due volte la settimana scorsa?), abbiamo il tempo di finire di parlare dei minions.

Li avevamo lasciati chiusi in banca, con la Sindrome di Stoccolma, innamorati dei rapinatori e arrabbiati con la polizia che cerca di arrestarli.

Questo curioso sintomo psicologico che colpisce le menti sottoposte a stress è un fenomeno naturale, ma esperti bene addestrati sono in grado di amplificarlo e di indirizzarlo in maniera da supportare i loro scopi: questa pratica è parte integrante della guerra ibrida ed è prevista nei protocolli operativi russi che noi conosciamo, impropriamente, sotto il nome di “Dottrina Gerasimov”.

In sostanza, prima di porre in atto un’aggressione, si prepara accuratamente una narrativa che non solo giustifichi le proprie azioni, ma presenti anche la violenza che ne deriva come una responsabilità di coloro che all’aggressione stessa si oppongono.

Tale mistificazione sarà tanto più efficace, quanto più sia orientata ad offrire a coloro che l’anelano, un ritorno alla tranquillità ed a ciò che più desiderano: la Pace.

Purtroppo per noi, questa strategia comunicativa si combina perfettamente con un atteggiamento tipico della popolazione italiana ormai da secoli: l’italiano medio si considera furbo e disincantato, e per natura diffida dei “buoni” che tante volte lo hanno ingannato; per reazione, non fidandosi dell’onestà altrui, tende a non credere nemmeno alla disonestà dei “cattivi”, e quindi crede con una certa facilità ai ribaltamenti di responsabilità. Insomma: chi è troppo “buono” sicuramente nasconde qualcosa, e chi è presentato come “cattivo” è facile che non lo sia veramente.

Di qui la passione per la rivisitazione della storia, la smitizzazione dei valori positivi e la riabilitazione, per partito preso, di personaggi vilipesi nel passato. Ecco che il Risorgimento diventa un’operazione massonica a vantaggio di pochi e contro il benessere di tanti, con Asburgo e Borbone trasformati in governanti illuminati e Garibaldi in un mercenario degli inglesi; Colombo era uno schiavista di cui vergognarsi e Attila un campione della libertà dei popoli contro l’imperialismo romano. Cartagine era una potenza benevola e pacifica che i nostri antenati malvagi hanno distrutto, e con la quale occorre siglare una pace postuma per espiare le colpe del nostro passato imperialista.

Questo naturalmente si combina con la frustrazione economica, per cui c’è sempre qualcuno alle nostre spalle che lucra sui nostri problemi, e con quella politica per cui l’erba di tutti i nostri vicini è più bella della nostra, specialmente quella americana… E quindi merita di essere infangata quanto più possibile.

L’Occidente in generale è un terreno fertile dove spargere disinformazione: uno stato che la pianifica ha tutti i vantaggi, considerato che non esiste una controparte “occidentale” capace di fronteggiarla in maniera coordinata ed efficace visto che l’Occidente non ha una sua leadership unificata ma una miriade di governi con priorità e tempistiche differenti e quindi stenta a reagire con un’informazione adeguata e coerente.

L’Italia è particolarmente vulnerabile per le sue caratteristiche peculiari, che includono quella percentuale compresa fra un terzo e un quarto del corpo elettorale con la tendenza a favorire soluzioni paternalistiche, classiste o corporative dove piuttosto che individuare soluzioni si preferisce identificare un colpevole; poiché tale colpevole allo stato attuale delle cose sembra essere la società globalizzata occidentale, la propaganda anti-americana, anti-EU e anti-liberale ha una presa ancora maggiore.

Individuati quindi i bersagli, l’organizzazione che guida la guerra ibrida russa nel campo dell’informazione si dedica alla pianificazione di dettaglio dei messaggi da introdurre nel sistema. 

Quando parliamo di “minions” e non semplicemente di oppositori, è perché gli argomenti da essi addotti non sono originali ma recano la chiara impronta di chi li ha ideati a tavolino a San Pietroburgo. Facciamo un esempio: coloro che criticano l’invio di armi all’Ucraina adducendo il problema che il nostro esercito non dispone di scorte sufficienti per sé stesso e quindi non può permettersi di regalare ciò che gli occorre, espongono un problema reale frutto del loro ragionamento e non ripropongono a pappagallo un’idea eterodiretta. Ma quelli che si oppongono con l’argomento che “così si prolunga il conflitto e si aumentano i morti” si fanno chiaramente portavoce del Cremlino e del suo disperato bisogno di concludere le operazioni senza ulteriori perdite proprie. Da che mondo è mondo, per por fine ad una guerra è l’attaccante che si deve fermare, in quanto il difensore è già “fermo” per definizione.

Altro elemento di distinzione sono le tecniche di discussione: i minions reagiscono tutti esattamente allo stesso modo ad un argomento. Esempio classico: tutte le volte che non hanno una risposta ad una critica rivolta al loro padrone, reagiscono con un “sì, però anche gli americani…”. Altro esempio è la passione per la lotta al “nazismo”: tutti i nazisti sono del “battaglione Azov”; non solo sembra che i nazisti fra i miliziani del Donbass o quelli del Gruppo Wagner non contino, ma nemmeno quelli riconoscibili in altri gruppi o partiti ucraini vengono menzionati, in quanto i messaggi dalla Russia parlano solo di “Azov”.

Un sistema semplice per individuare la disinformazione preconfezionata in Russia, è osservarne la data di diffusione.

Un esempio tipico sono “i massacri ucraini nel Donbass”. Secondo la storiella che giustificherebbe l’aggressione, “dal 2014 gli ucraini hanno massacrato 14.000 persone nel Donbass: lo dice l’UNHCR”. Innanzitutto non è vero: i dati citati (numericamente corretti) si riferiscono a TUTTE le vittime del conflitto a partire dall’Euromaidan in tutto il territorio ucraino, includono sia militari che civili di entrambe le parti, e perfino le vittime dell’aereo civile malese abbattuto per errore dai russi… Quindi, non solo non si tratta di civili russofoni uccisi in Donbass dagli ucraini, ma oltre la metà delle vittime citate sono ucraini vittime dei russi. Ma la cosa più interessante è che fino alla fine del 2021, di tutte queste supposte vittime civili degli ucraini in Donbass non ne parlavano nemmeno i russi; ovviamente, perché non c’erano affatto vittime. Ma, siccome il pubblico occidentale è sensibile a cose come profughi che subiscono violenze (quali il milione di albanesi fuggiti dal Kosovo che portarono all’intervento NATO contro la Yugoslavia), l’argomento era utile per la propaganda, e visto che non esistevano fatti a promuoverlo si è provveduto ad inventarli. I minions hanno trovato la storia eccitante, e si sono affrettati a diffonderla.

Altro esempio sono i protocolli di Minsk 2. Tali protocolli prevedono una serie di condizioni da porre in essere, compresi il ripristino della sovranità ucraina sui confini e un referendum sull’autonomia, ma non prevedono una tempistica esatta su quale attività vada implementata per prima. Come prevedibile (accade con tutti gli accordi conclusi a tutti i costi indipendentemente dalla loro applicabilità), russi e ucraini non si sono accordati su cosa fare prima; però nella vulgata, preconfezionata a San Pietroburgo e diffusa dai minions, non avendo accettato che il referendum si tenesse sotto il controllo delle forze di occupazione, gli ucraini hanno “disatteso gli accordi” giustificando l’aggressione russa.

Ma di nuovo, la cosa più interessante è che l’oltraggio per questa supposta mancanza di collaborazione ucraina esplode di nuovo solo alla fine del 2021, benché il problema andasse avanti dal 2018 senza che la polemica si facesse troppo accesa, anche perché la situazione di conflitto bloccato a Putin allora andava benissimo.

Qualcuno poi ricorda la propaganda russa di quando Putin all’inizio della pandemia ci mandò “l’aereo più grande del mondo” pieno di medicine? La cosa fu strombazzata come un fulgido esempio dell’amicizia disinteressata russa a contrasto dell’inerzia dei nostri amici occidentali… Peccato che l’aereo in questione fosse ucraino, e che i russi l’abbiano distrutto questo febbraio. Eppure ancora oggi c’è chi straparla sull’aiuto di Putin, che ci ha inviato medici militari (due) scortati da una compagnia per la guerra NBC e uno stuolo di spie che abbiamo dovuto controllare per mesi per evitare che andassero a ficcare il naso dentro la base aerea di Ghedi. Oh, e le spese di questa missione le ha pagate l’Italia.

Però tutta questa narrativa si confà all’immaginario collettivo dei minions: gli ammiratori del “cattivo” di turno, che sicuramente non è poi così cattivo come ci raccontano i media, perché in fondo l’orso Vladimiro ci vuole bene.

Per seguirci su Facebook mettete il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivetevi al gruppo lavocenews.it. Grazie.