Suu Kyi ex leader del Myanmar condannata ad altri 5 anni di carcere

Ha 11 accuse di corruzione. Per ciascuna un processo con condanna scontata, ordinata dai militari golpisti

La redazione

Un tribunale del Myanmar, governato dai militari, grazie ad un golpe del 1° febbraio 2021, ha condannato oggi l’ex leader esautorata, Aung San Suu Kyi, a cinque anni di carcere, dopo averla dichiarata colpevole del primo degli 11 casi di corruzione contestati ed artatamente giudicati singolarmente.

Il premio Nobel e figura di spicco dell’opposizione del Myanmar al governo militare è accusata di almeno 18 reati per una pena detentiva di quasi 190 anni. Tutti escludono, dunque, qualsiasi possibilità di un ritorno alla politica.

Il giudice di Naypyitaw, capitale dell’ex Birmania, ha emesso il verdetto pochi istanti dopo la convocazione del tribunale per un processo che si svolge a porte chiuse.

L’ex leader 76enne è stata alla guida del Myanmar per cinque anni, un periodo di timida democrazia, prima di essere deposta da un colpo di stato dai militari.

Dal suo arresto è stata trattenuta in un luogo segreto. I 5 anni oggi inferti si aggiungono ai sei di due precedenti condanne. Non si sa se sarà trasferita in una prigione.

Suu Kyi, che ha definito le accuse “assurde”, nega tutte le accuse contro di lei, che includono violazioni delle leggi elettorali e sui segreti di stato, istigazione e corruzione.

La leader del Myanmar Aung San Suu Kyi partecipa a un'udienza presso la Corte internazionale di giustizia dell'Aia

Phil Robertson, vicedirettore asiatico di Human Rights Watch, un’organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani con sede principale è a New York: “La giunta del Myanmar e i tribunali dei canguri del paese stanno camminando di pari passo per mettere via Aung San Suu Kyi per quello che alla fine potrebbe essere l’equivalente di un’ergastolo, data la sua età avanzata. Distruggere la democrazia popolare in Myanmar significa anche sbarazzarsi di Aung San Suu Kyi e la giunta non lascia nulla al caso”.

Il Myanmar non ha pace dal colpo di stato. Le proteste a livello nazionale e la rabbia pubblica sono state represse dai militari con l’uso delle armi. Decine di migliaia di persone sono state arrestate e molte uccise, torturate e picchiate. Le Nazioni Unite hanno definito i comportamenti della giunta golpista crimini contro l’umanità.

La comunità internazionale ha imposto sanzioni ai militari e ha respinto i processi di Suu Kyi come farseschi. Le ambasciate in Myanmar di Stati Uniti e Gran Bretagna non hanno ancora risposto alle richieste di commento.

L’esercito afferma che Suu Kyi è giudicata da una magistratura indipendente e boccia le critiche straniere definite “interferenza”.

Nay Phone Latt, già funzionario del partito di Suu Kyi: “Non riconosciamo le decisioni, la legislazione o la magistratura della giunta terroristica. Non mi interessa per quanto tempo vogliono condannare, se è un anno, due anni o qualunque cosa vogliano. Non durerà”.

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