Oligarchi russi pentiti

I milionari si schierano contro la guerra. Persi 77 miliardi, più che sufficienti per voltare le spalle a Putin

Gianvito Pugliese

Hanno perduto molto: conti correnti, ville, jet, beni sparsi all’estero. E adesso diversi oligarchi russi, che facevano parte della corte dello zar russo Putin, colpiti dalle sanzioni anti-Mosca decollate dopo l’invasione dell’Ucraina, si schierano apertamente contro la guerra. 

Costretti a sopportare sequestri e sanzioni, i miliardari russi devono adeguarsi alla nuova vita, totalmente diversa da quella di prima. Non solo l’Europa ed i paradisi finanziari come la Svizzera o Monaco, ma anche Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato una serie di nuove sanzioni contro centinaia di membri della Duma di Stato russa, dozzine di società di difesa russe e il CEO di Sberbank, che è la più grande istituzione finanziaria russa.

Coloro che si sono inventati le sanzioni parlano chiaro: il loro intento intenzioni è spremere, come limoni, quanti hanno tratto profitto dal governo di Putin ed ottenere che la Russia umanizzi o annulli l’invasione dell’Ucraina. 

Le sanzioni stanno dividendo i destini dei miliardari, che mantengono il Cremlino e la Russia, da Putin. Solo dieci. Solo dieci dei maggiori oligarchi hanno registrato perdite dall’inizio delle nuove sanzioni che ammontano a 85 miliardi di dollari, al cambio attuale 77 miliardi di euro. I conti in tasca a 36 imprenditori «puri» colpiti dall’Occidente,li fa il sito poligon.media, nato come una Fenice dalle ceneri del giornale dell’ex oligarca dissidente Mikhail Khodorkovskij.

Il vento al Cremlino è mutato e diversi oligarchi si sono espressi apertamente contro la guerra, sfidando l’ira di Putin. Molti atterriti dallo zar del terzo millennio sono rimasti in silenzio.

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Oleg Deripaska, un miliardario della ristretta cerchia di Putin che ha fatto fortuna con l’alluminio, è stato sanzionato il 10 marzo dal governo del Regno Unito. La sua ricchezza stimata è di 2 miliardi di sterline. Poco dopo l’invasione russa dell’Ucraina, Deripaska ha dichiarato: “La pace è molto importante! I negoziati devono iniziare il prima possibile!“. Il rublo è crollato ed il mercato azionario russo paralizzato. Deripaska vuole: “chiarimenti e commenti comprensibili sulla politica economica per i prossimi tre mesi“, Aggiunge, assai critico che la decisione della banca centrale di aumentare drasticamente i tassi di interesse e costringere le aziende a vendere la valuta estera è stata la “prima prova di chi pagherà effettivamente per questo banchetto”.


Mikhail Fridman, il presidente del conglomerato Alfa Group, ha un patrimonio netto di 11,4 miliardi di dollari. Sanzionato dall’Unione Europea con la motivazione:: “E’ riuscito a coltivare forti legami con l’amministrazione di Vladimir Putin, ed è stato indicato come uno dei massimi finanziatori russi e facilitatore della cerchia ristretta di Putin“. Prima di essere sanzionato, Fridman, che è nato nell’Ucraina occidentale, ha scritto che voleva che “lo spargimento di sangue finisse. I miei genitori sono cittadini ucraini e vivono a Leopoli, la mia città preferita. Ma ho anche trascorso gran parte della mia vita come cittadino russo, costruendo e facendo crescere imprese. Sono profondamente legato ai popoli ucraini e russi e vedo l’attuale conflitto come una tragedia per entrambi“. Si è fermato prima di criticare Putin: .

Roman Abramovich, ha espresso sgomento pubblico per la crisi ma non ha criticato la Russia. Proprietario del club della Premier League Chelsea, Abramovich “è uno dei pochi oligarchi degli anni ’90 a mantenere la ribalta sotto Putin”, afferma il Regno Unito. Prima di essere sanzionato dal Regno Unito il 10 marzo, Abramovich ha affermava che i proventi della vendita del club sarebbero stati utilizzati per creare una fondazione di beneficenza “a beneficio di tutte le vittime della guerra in Ucraina”. Dopo la Gran Bretagna, l’Unione Europea ha sanzionato Abramovich la scorsa settimana per i suoi “lunghi e stretti legami con Vladimir Putin, che gli hanno permesso di mantenere la sua considerevole ricchezza”.

Molti dei vecchi alleati di Putin e membri della sua cerchia ristretta sono rimasti in silenzio, sottolineando le osservazioni di Fridman, secondo cui mettere in discussione il leader russo ha delle conseguenze. Crescono le sanzioni occidentali contro funzionari e leader del governo russo. Fra queste, quelle contro: Igor Sechin, amministratore delegato della compagnia energetica Rosneft, Andrey Kostin, presidente della banca VTB, Alexei Miller, CEO dell’azienda energetica Gazprom, Sergey Chemezov, capo della compagnia di difesa statale Rostec, Igor Shuvalov, presidente di Vnesheconombank, Nikolai Tokarev, presidente della compagnia di oleodotti statale russa Transneft, Gennady Timchenko, fondatore e proprietario del Gruppo Volga, Arkady Rotenberg, proprietario di Mostotrest, l’impresa edile russa che ha costruito il ponte che collega la penisola di Crimea alla Russia. I Rotenberg sono amici intimi di Putin.

I commenti di altre figure di alto profilo dimostrano che la disapprovazione per la guerra è assai profonda nell’élite della nazione. Evgeny Lebedev ha scritto una lettera aperta a Putin sul quotidiano britannico Evening Standard, di cui è proprietario: “Come cittadino russo ti supplico di impedire ai russi di uccidere i loro fratelli e sorelle ucraini. Come cittadino britannico ti chiedo di salvare l’Europa dalla guerra. Come patriota russo ti supplico di impedire che altri giovani soldati russi muoiano inutilmente. Come cittadino del mondo ti chiedo di salvare il mondo dall’annientamento”. Vladimir Potanin, l’uomo d’affari più ricco del Paese e presidente del gigante dei metalli Norilsk Nickel, ha implorato la Russia di non appropriarsi dei beni delle aziende occidentali in fuga dal Paese.

Il 3 marzo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov è stato sanzionato dal governo degli Stati Uniti come “principale propagandista” della Federazione Russa. Venerdì, anche la moglie di Peskov e due dei suoi figli adulti.

Non si può metter la mano sul fuoco che sia l’inizio della fine di Putin, ma non è neanche improbabile.

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