La Porchetta, soffre…

La tanto amata porchetta subisce uno stop, i porcellini diranno grazie, ma tanto finiranno comunque in macelleria o in salumi…..

Maria Catalano Fiore

In questo 2020 si soffre tutti, in vari modi, anche le sagre di paese. L’Italia è il paese delle Sagre. Spesso si confonde il Sacro con il profano, ma la Sagra mangereccia non ha niente di Sacro, magari solo sfruttare una data per fare un po’ di caciara. Comunque, questo tipo di manifestazioni davano una entrata extra a tanti. Quest’anno con il Covid 19 in agguato, le regioni si sono regolate di conseguenza. Alcune come il Piemonte, le hanno cancellate tutte, sino a tutto ottobre, per evitare assembramenti. Altre come la Liguria le ha approvate, anche se non tutte, purché in luoghi aperti, controllabili, o addirittura sul mare, tipo gli aperitivi in battello a Genova. Altre, a maggiore affluenza turistica hanno cercato di arginarle con prescrizioni e normative, ma sinceramente io, di gente che si puliva le mani con un detergente prima o dopo aver consumato qualcosa in strada, ne ho vista poca. I piccoli comuni, interni, soprattutto al sud, non colpiti dalla Pandemia, hanno preferito annullarle, non rischiare. Ma ci pensate a che giro di denaro è stato intaccato? Piccoli imprenditori, anche stagionali, occasionali, piccoli chioschi, ecc… a cui davvero quei soldi davano respiro, hanno dovuto rinunciare. Anche gli avventori o i tanti turisti, che risolvevano la cena con un panino, un panzerotto, un rustico, hanno dovuto rinunciare….se ci pensiamo, anche questo un giro di danaro è una filiera non proprio modesta nella nostra disastrata economia.

Per essere obbiettive e super partes bisognerebbe analizzare tutte le Sagre una per una. I regolamenti regionali e comunali. Ma sarebbe qualcosa di molto, ma molto dispendioso e, forse. pure seccante per il lettore. A questo punto meglio esaminare un caso, una Sagra importante a livello nazionale, gestita con garbo e con le dovute cautele. Si è verificato il drastico calo delle entrate, ma è rimasta viva una tradizione pronta a riprendere, il prossimo anno, più forte di prima.

Ieri su di un quotidiano lo letto l’annuncio: La Sagra che non c’è – Porchetta, la storia di un panino. A Campli solo 650 persone potranno godersi un cibo irresistibile. Un annuncio sconfortante.

La Porchetta!!

La tanto amata porchetta !

Il suo luogo di origine, rivendicato a pieni polmoni, è Ariccia, nel Lazio, ma anche in Umbria, a Norcia o in altre zone dove si allevano Maiali, come la Sardegna. La sua tradizione culinaria si fa risalire all’epoca Etrusca, pre-romana. Ma pare che questa antica tradizione risalga proprio a Campli, un paese del Teramano. Nei vicini scavi archeologici e necropoli, risalenti all’età del bronzo, di Campovalano se ne sono rinvenute molte tracce e comunque, a Campli la porchetta è solo cotta nel forno di pietra alimentato a legna. A Campli sono presenti anche varie varianti nel gusto e nei condimenti. Perciò molto ambita dagli estimatori e buongustai.

Purtroppo alla sagra, che richiamava circa 10.000 persone, potranno in questo 2020, accedere solo 650 fortunati. La sagra si svolgerà sempre nella stessa storica data, nella settimana dopo l’Assunzione della Vergine in cielo, raffigurata in un affresco, opera di Teodoro Donato, datato al XVIII secolo sul soffitto della Cattedrale cittadina. E la porchetta non era certo un cibo popolare: a Campli compariva regolarmente sulle tavole di Principi, Vescovi, nobili ecc…

Lasciando perdere la primogenitura e le sue faide, a Campli resta immutata la tradizionale cottura di 7/8 ore in forno di pietra alimentato a legna e del “maiale con la crosta”ossia la pelle/cotenna del maiale, croccante. Per produrla occorre un suino tra gli 80 e i 120 kg. la cui carne è bollita due volte, salata all’interno e all’esterno, cosparsa di aglio e rosmarino.

Ecco una porchetta, piuttosto importante,mentre si affetta

La nascita della Sagra, si innesta, come dappertutto, nella tradizione tra il sacro e profano, del 15 Agosto, che ricorda un po’ le schermaglie tra un Peppone e un Don Camillo, come si legge in una cronaca locale del 1964. “Porchetta italica a Campli”. La punta massima di vendita si è raggiunta qualche anno fa con lo smercio di 100.000 panini frutto di oltre 200 maiali arrostiti.

Quest’anno i fortunati sono riusciti a prenotarsi per tempo, sul sito, aperto per l’occasione borgo-campli.it. Hanno ricevuto un coupon con il quale avranno diritto ad accomodarsi al tavolo di un bar o ristorante per l’intera serata con panino e bevanda, o una cena a base ovviamente di porchetta. Si accederà con un braccialetto di riconoscimento e mascherina di sicurezza.

Non mancherà però la tradizionale gara che domenica 23 decreterà il maestro porchettaro più abile che otterrà il trofeo per la miglior porchetta della 49a edizione, in diretta tv locali e anche Facebook per la prima volta. La tradizione antica si rinnova e trascende i tempi. Da sempre la Porchetta lo street food itinerante più presente ad eventi, concerti o partite. Comunque, grazie ad una buona organizzazione, perfettamente in regolo con le norme vigenti, anche quest’anno Campli avrà la sua manifestazione e che possa continuare per altri 100 anni e più!

Per commenti, precisazioni ed interventi potete utilizzare il “Lascia un commento” a piè dell’articolo, o scrivere alle e-mail  info@lavocenews.it della redazione o direttore@lavocenews.it, grazie.