In prognosi riservata sessantaquattrenne, per portare il pane a casa

La caduta dell’operaio gravinese sarebbe avvenuta in uno scavo di sei metri, a quanto riferiscono i vigili del fuoco

Rocco Michele Renna

E’ davvero assurdo! Nicola L. Un operaio di 64 anni, originario di Gravina in Puglia in provincia di Bari, è precipitato a Milano dall’impalcatura di un cantiere predisposto per la costruzione di un parcheggio sotterraneo in via Borgogna, poco distante da piazza San Babila, atterrando in uno scavo profondo sei metri. Nella stessa zona è presente anche il cantiere della linea M4 della metropolitana.

Incidente verificatosi alle 14 di ieri, martedì 9 agosto. Sul posto sono intervenuti prontamente i soccorsi e le forze dell’ordine.

Secondo quello che riferiscono i vigili del fuoco, che con il nucleo Saf (speleo-alpino-fluviale) hanno recuperato il 64enne, l’uomo sarebbe stato intubato sul posto e poi affidato agli operatori del 118 per il trasporto, in codice rosso, al Policlinico.

Le sue condizioni sono apparse subito molto gravi ai sanitari del Policlinico che lo hanno ricoverato in prognosi riservata. I soccorsi sono stati allertati dai suoi colleghi che sono accorsi prontamente sul posto.

Nel cantiere hanno svolto un sopralluogo gli ispettori dell’Ats (ispettori in materia di salute e sicurezza sul lavoro). Sono in corso le indagini per verificare le cause della caduta e le condizioni di lavoro.

Risulta evidente come, nel disprezzo massimo della vita umana, le morti sul lavoro siano una piaga per l’intero Paese e che, una persona di 64 anni non debba fare determinati lavori …

S’impone oggi più che mai un’attenta riflessione circa la garanzia della sicurezza dei lavoratori perché è quantomeno inammissibile che si debba perdere la vita proprio nell’esercizio di un diritto fondamentale espresso dalla nostra Costituzione, il diritto al lavoro.

Ma non solo. È più che mai necessario che non si continuino a considerare i morti sul lavoro sterili numeri statistici con i quali, nel bene e nel male, si devono fare i conti.

Dietro a ogni singolo caso c’è un essere umano, una persona fatta di carne, sangue e sogni. Perché dietro ad ogni vittima c’è una famiglia, una madre e un padre, mogli e mariti, figli, affetti ma soprattutto, un essere umano che qualcuno, la sera, aspetta a casa.

Secondo i dati dell’INAIL, ancora una volta, come è oramai consueto in questi ultimi anni, il Sud della penisola paga il prezzo più alto.

È necessaria non solo un’attenta riflessione, quindi, ma un vero e proprio scatto culturale che deve riguardare sia i lavoratori sia agli imprenditori che, spesso, sono i diretti responsabili di quanto succede complici, per necessità, gli stessi lavoratori che sono disposti ad accettare condizioni di lavoro non sicure e non legali per poter riuscire a sopravvivere e portare il pane a casa.

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