Morto John Le Carrè

Addio all’ex spia che raccontava se stesso e altre esperienze con fluidità.

Maria Catalano Fiore

Purtroppo, nella notte di sabato, è mancato John Le Carrè.

Vero nome David John Moore Cornwell, aveva 89 anni, problemi ai polmoni da un pò, ma non Covid 19.

John Le Carrè è forse lo scrittore di romanzi di spionaggio più famoso. Sicuramente quello dalla vita più avventurosa considerando che è stato per decenni lui stesso una spia. Sposato due volte e 4 figli.

Una immagine recente di John Le Carrè

E’ certo che per almeno 6 decenni ha affascinato con i suoi romanzi di spionaggio milioni di lettori, producendo un grosso quantitativo di opere altamente intriganti, scritte molto bene e scorrevoli. Attraverso il suo alter-ego George Smilley ha descritto perfettamente gli intrighi della guerra fredda, forte della sua personale esperienza proprio come agente segreto britannico. La fama mondiale la raggiunse a 32 anni, nel 1963 con il suo terzo romanzo “La spia che venne dal freddo”. Da questo romanzo fu tratto anche il suo primo film.

Ristampato in milioni di copie in tante lingue.

La sua vita personale appare, da subito, già movimentata. E’ un ragazzo prodigio: nel 1948 studia in Svizzera tra le macerie dell’ultimo conflitto mondiale, e da quella esperienza porterà avanti una sua guerra per molti anni uscendone, stranamente, sia vivo che famoso. A 16 anni è già iscritto all’Università, a 20 anni già nei servizi segreti.

E’ questo il momento in cui la sua nuova personalità viene ricostruita a tavolino, nuova identità, nuova collocazione e soprattutto copertura. Perfeziona, con successo, gli studi letterari ad Oxford. Consegue quindi una cattedra ad Eton, sia per meriti che per copertura. Insegna e tiene d’occhio le nuove e vecchie generazioni della cremé inglese e della nuova borghesia rampante. Infatti da David diventa per tutti John Le Carrè.

Solo a suo padre non riusciva a sfuggire. Era veramente un uomo arrivista e disgustoso. E’ lui che fa girare negli studios “La spia che venne dal freddo” sino ad ottenerne un film.

Locandina originale del film

Il film esce nel 1965 diretto da Martin Ritt, con Richard Burton e Claire Bloom come protagonisti ed un cast di tutto rispetto; Ottiene due candidature agli Accademy Awards, Un Golden Globe ed altri 4 premi importanti. Dopo il successo cinematografico, suo padre pensava di amministrarne i proventi, alla negazione ed interdizione del figlio sui suoi lavori, risponde intentandogli causa per ottenere il risarcimento della cifra spesa per farlo studiare. Cosa non vera, non aveva investito un solo penny. La questione venne sedata dall’Intelligence britannica, il pazzo rischiava di far saltare molte coperture, non solo al figlio, e di causare un grosso danno internazionale. Ovviamente padre e figlio non hanno avuto più alcun rapporto.

Tra le sue storie di spionaggio, c’è anche quell’humor inglese che fa molto sorridere come nel romanzo “La talpa”

Nel 1986 “Una Spia perfetta” è considerato e recensito come il miglior romanzo inglese del dopoguerra, spiazzando molti nomi importanti. Il suo stile inglese è perfetto, scrive molto bene, e parla schiettamente dello spionaggio come qualcosa di necessario per evitare guai maggiori o guerre. Detesta le spie americane prive di stile e di ideali. Le spie britanniche non mirano a salvare se stessi ma la propria nazione prima di tutto.

Molti dei suoi libri hanno avuto versioni cinematografiche o, addirittura, sono diventati dei serial per la tv. R.i.p. grande uomo e scrittore.

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