Donne e Uomini di Puglia

Storie e curiosità su chi ha reso grande il nome della nostra regione nel mondo.

Non c’è in Europa una regione così facilmente accessibile, quasi a portata di mano, che sia così prodiga di sorprese nel campo dell’architettura e della scultura e che ci dia, a un livello così alto, la piacevole sensazione di esserci allontanati nel tempo e nello spazio.
                                                                                André Pieyre de Mandiargues

Puglia è nome che veste con le tasche vuote, le stesse che vengono riempite e poi svuotate per dar spazio sempre a nuove esperienze e a nuovi volti, ognuno dei quali ha una vita da raccontare e un bagaglio da regalare. Puglia semina, raccoglie e accoglie, guarda al futuro non dimenticando mai il suo passato, come potrebbe… ogni pietra ha un motivo d’esistere, ogni gesto ripetuto,  ha millenni di conoscenza, un patrimonio che ha il volto di Donne e Uomini che hanno fatto la storia della nostra amata regione. Ed è a voi, cari lettori. che regaliamo una piccola perla: curiosità e vissuto di coloro che hanno contribuito con le loro idee e la loro creatività a far crescere e conoscere la nostra amata terra.

Vincenzo Corrado

Uomo di grande cultura, letterato e filosofo, fu un abile gastronomo, ma non solo, di Corrado si riconosce anche la sua competenza in ambito filosofico e letterario. Nato ad Oria (BR)  nel 1736, fu uno dei maggiori cuochi che si distinsero tra il ‘700 e l’800 nelle corti nobiliari di Napoli. Il periodo storico che sia aprì agli occhi di Vincenzo fu di estrema importanza poiché il fermento politico, sociale e culturale di quegli anni favori il suo dinamismo e la sua creatività.

Terminati gli studi Vincenzo fu invogliato  dal Superiore Generale De Leo  allo studio delle scienze naturali e dell’arte culinaria,  all’età di 38 anni, si stabilì a Napoli, ove risedette per oltre cinquant’anni, insegnando la lingua francese e spagnola ai figli delle famiglie aristocratiche della città, pubblicando parallelamente molte sue opere che gli diedero successo e notorietà. Verrà nominato, grazie alle sue competenze, Capo dei Servizi di Bocca – ovvero, il sovrintendente alla cucina e alle preparazione delle vivande e all’organizzazione dei banchetti – del principe.

IL CUOCO GALANTE DI VINCENZO CORRADO

Vincenzo acquisisce  abilità nella cucina francese, arricchendola di ingredienti mai o pochissimo usati come i pomodori, le patate, il caffè  o come  le erbe fresche e le alici, così comuni e popolane nella cucina napoletana. Fu il primo cuoco a mettere per scritto la  “cucina mediterranea” con l’opera “Il cuoco galante” del 1773, un vero best seller dell’epoca con più di sei ristampe. Non solo ricette ma, ampi capitoli dedicati alla descrizione delle materie prime, all’impiattamento delle portate, all’uso di tendaggi, cristalli, argenterie e porcellane, vere e proprie scenografie di banchetti sontuosi. Coniò anche terminologie culinarie ancor oggi usate frequentemente. “L’abbondanza, la varietà, la delicatezza delle vivande, la splendidezza e la sontuosità delle tavole richiedevano una schiera di uomini d’arte, saggi e probi”. Egli morì proprio a Napoli il 4 novembre 1836 all’età di cento anni.

Antonietta De Pace

Patriota, educatrice e infermiera militare italiana. Figlia di un ricco banchiere napoletano, fu tra i mazziniani della “Giovine Italia” del Salento. Antonietta nacque a Gallipoli il 2 febbraio 1818. Quando Antonietta aveva otto anni, il padre venne a mancare in circostanze sospette, forse avvelenato dal suo segretario che voleva impossessarsi dei suoi beni.

Una volta raggiunta l’età, una delle sorelle accetta di sposare lo zio Stanislao De Pace mentre un’altra si unisce a Epaminonda Valentino, un patriota napoletano che si era distinto per essere riuscito a intrattenere una fitta corrispondenza politica tra Napoli e il Salento. Il Valentino, nel 1833 aveva introdotto nel Salento la Giovine Italia, ed anche a Gallipoli aveva fondato una Famiglia alla quale avevano aderito numerosi liberali gallipolini, del territorio e del Basso Salento. Nella casa del cognato, Antonietta completò la sua educazione, formò la sua cultura, sviluppò il suo carattere sotto la guida dello zio canonico Antonio e del cognato Epaminonda. Qui iniziò a cospirare avendo aderito alla Giovine Italia.

Antonietta De Pace

Collabora attivamente con il comitato napoletano della Giovine Italia e nel 1849 fonda un Circolo Femminile composto per la maggior parte da donne nobili o alto borghesi i cui parenti erano stati rinchiusi nelle carceri borboniche. Tra le donne, anime di quella resurrezione giacobina, si annoverano patriote del calibro di Antonietta Poerio, l’irlandese Emily Higgins, Raffaella Faucitano, Aline Perret, Costanza Leipnecher, Nicoletta Leanza. Fu poi arrestata, il 26 agosto 1855, dalla polizia del Regno, accusata di cospirazione, ma nonostante le ripetute torture per ottenere informazioni, mantenne il silenzio, uscì dal carcere, con la condizionale. Molti suoi compagni di sventura furono mandati al confino perché giudicati colpevoli, altri rinunciarono, mentre Antonietta continuò la battaglia.

Nei primi di settembre del 1860 incontrò Garibaldi a Salerno ed assieme a lui, il 7 settembre, fece il suo ingresso a Napoli. Qui fu nominata direttrice dell’Ospedale del Gesù e nel mese di ottobre partecipò, come infermiera, alle battaglie dei garibaldini contro l’esercito borbonico. Morì a Napoli, il 4 aprile 1893.

Antonietta de Pace, lottò per i suoi ideali, in nome della giustizia e della libertà con coraggio e determinazione, ancor oggi il suo nome è il simbolo concreto  nella lotta per l’unità nazionale.