Donne e Uomini di Puglia

Edizione straordinaria della rubrica. Parlerà oggi di una grandissima donna, imprenditrice, artista. mamma. benefattrice. Ieri il suo funerale. E si occuperà anche di un docente ed intellettuale unico: l’uomo che fece venite a Bari Nino Rota.

Mariellina Lorusso Cipparoli

Maria Catalano Fiore

Nella Cattedrale di Bari, ieri, l’estremo saluto a Mariella, o Mariellina, come la chiamavano tutti, Lorusso Cipparoli, la stella, punto di riferimento di una grandissima famiglia di lei molto innamorata. Una donna all’avanguardia sempre che tra qualche mese avrebbe superato,

lucidamente, i 100 anni. Suo nipote, Ugo Patroni Griffi, dice di lei: “ Mia nonna ha mostrato ad una generazione di donne che si può essere davvero tutto: madri, mogli, benefattrici, ma anche imprenditrici, viaggiatrici eclettiche e tanto altro.

Mariellina, in una foto recente, con il figlio Antonio ed i nipoti Ugo e Leonardo Patroni Griffi

Una donna del sud che ha sempre precorso i tempi: nel 1963 veniva fotografata e intervistata dalla rivista “Gente”. Una foto privata, in B/N in cui possiamo descriverla: seduta a gambe accavallate, un gesto sicuro, come tenere la sigaretta tra le dita, golfino e un filo di perle, sorriso impeccabile. Si comprende che è una donna forte, libera una “donna dei tempi nuovi”.

Una donna che per i suoi 90 anni si era regalata la sua autobiografia “La Vita è Volata”.

Tutto sembra volare davvero, in questa famiglia lungimirante, di cui Mariellina stessa parla in alcune occasioni a riviste e quotidiani.

I Lorusso, Patroni Griffi e Cipparoli, come si incrociano queste famiglie?

Sono un gruppo affiatato e da sempre hanno saputo conquistare posti da protagonista nei posti dove hanno agito, precorrendo i tempi nelle scelte, a volte accompagnandolo nei momenti di trasformazione. Tutto gira intorno al Gran Caffè Savoia nella Bari degli anni 30. Accogliente ed elegante, con piano bar ed enormi vetrate su via Dante.

Tutto che scivola quasi nella leggenda, molto simile alla sceneggiatura di un film. Senza dimenticare che un esponente della famiglia diventerà davvero un drammaturgo e regista, Peppino Patroni Griffi.

Tutto cominciò con una grave malattia dell’avvocato Beniamino Cipparoli che, impedendogli di continuare la professione, lo spinse a creare delle attività economiche  ed aprire un lussuoso stabilimento balneare per la “Bari Bene”, dotato di tutti i confort, a Nord della città, a sud vi era il “Lido Marzulli”, il loro doveva superarlo e nacque “Il Trampolino” e il Gran Caffè Savoia, ritrovo scic.. Con la guerra divenne ritrovo di soldati, la musica cambiava. Si cominciò a pensare ad una piccola torrefazione di caffè in proprio che diventerà da li a qualche anno la Saicaf. Siamo negli anni 50 e i Lorusso Cipparoli hanno già dato una svolta epocale, ma non certo l’unica.

Intanto Mariellina, nata Cipparoli, aveva sposato Leonardo Lorusso. Furono loro gli ideatori materiali del “Il Trampolino” crescendo tre figli. Mariellina diventa sempre più “regista” della casa.

A Bari, intanto si sono trasferiti da tempo anche Ugo e Elena Patroni Griffi, brillanti e colti intellettuali, ramo barese di una grande famiglia del Regno di Napoli. La figlia di Mariellina, Giovanna, sposa Antonio Patroni Griffi, un matrimonio benedetto da tre figli, Ugo e Leonardo, entrambi giuristi, Ugo è anche Docente Universitario oltre che Presidente dell’Autorità portuale di sistema del basso Adriatico. Bianca, architetto.

Tra gli anni 50 e 60 Mariellina racconta che l’azienda del caffè procedeva a rilento, suo padre, Beniamino Cipparoli, dà tutto in mano al genero Leonardo Lorusso, per disfarsene al più presto, ma Leonardo “vero imprenditore” comprende che bisogna calmare il vulcanico suocero, a patto però di cambiare tutto. Invece di chiudere rilancia un bar modernissimo il Saicaf e amplia la sua torrefazione.

La torrefazione ed il bar sino a qualche mese fa erano al quarto posto in Italia fra i produttori di caffè.

Una foto di famiglia, Mariellina, impeccabile, al matrimonio di Antonio, figlio di Leonardo

I Lorusso, dai quali discende Leonardo, erano grandi agricoltori. Tra questi la figura di pioniere è Giovanni il dirompente. Era di Altamura, qui aveva vasti poderi e masserie. Giovanni è attratto dalla modernizzazione e dal cambiamento sociale. E’ un dei pochi imprenditori del sud interessato all’acquisto di tutti i tipi di macchine agricole, dalla trebbiatrice, all’aratro, dal trattore, al mieti-trebbia e tanti altri. Introdusse e fece sostenere corsi di nuove tecniche agrarie in un più vasto progetto di condivisione della terra con i contadini.

Rivoluziona completamente la cittadina di Altamura: fonda la Banca Sabino Lorusso, poi Banca Popolare di Puglia e Basilicata, Banca Popolare della Murgia ecc… trasforma tutta la filiera commerciale e ristruttura le sue masserie. La sua, più grande e più bella la battezza come “Fontana di Vita”.

Questa è per sommi capi la storia di tre grandi famiglie riunite in un solo punto di riferimento, la Grande Madre Mariellina, ora venuta a mancare.

Ma uno stuolo di nipoti continuano, cercando di gestire tutto, con la stessa passione e soprattutto i vari passaggi generazionali. Colui che da un po di tempo ne ha preso le redini è l’avv. Ugo Patroni Griffi. Egli Afferma “ La Puglia è stata molto feconda, ha dato uomini di grande caratura che davvero hanno avuto una visione nazionale come Giuseppe Di Vittorio o lo stesso Aldo Moro, tanto per citarne qualcuno. In Puglia c’è più di quanto non sembri, i baresi sono testardi e concreti e non accettano la lettura che fanno del Sud. A volte gli manca solo uno sguardo di lungimiranza.”

Sguardo che sicuramente non è mancato ai Lorusso- Cipparoli- Patroni Griffi. Con Mariellina è andato via un pezzo di storia non importante per la sola Bari, ma per tutto il Sud.

Michele D’Erasmo

GP

Di Michele D’Erasmo ce ne sono diversi, io ne ho conosciuti tre. Anzitutto lui, il professore di Italiano e Latino del liceo classico Quinto Orazio Flacco, guai se dicevi “Flacco” ti beccavi una bella lavata di testa. Mitico docente della sezione E, la migliore in assoluto, di un liceo che ha formato generazioni di ragazzi che sono divenuti classe dirigente colta e preparata.

Ho conosciuto altri due Michele D’erasmo entrambi impegnati in politica. Il primo noto come Lillino, ora ha messo la testa a posto, ma da giovane era uno dei più noti picchiatori fascisti. Gli alunni dell’Orazio Flacco erano, generalmente, di ben altro orientamento. Scontri inevitabili. L’altro lo ricordo, dapprima nella segreteria del Ministro Vito Lattanzio, poi consigliere delegato alla casa nell’amministrazione comunale di Bari di Enrico Dalfino.

Ma il Grande Michele D’Erasmo era lui, il mio professore di Italiano del Liceo. Severo come pochi era un autentico maestro e lo sarà per tante generazioni. Severo, come pochi, certo ma anche capace di portare allo stadio i suoi alunni la domenica. Non è che amasse il calcio, anzi, ma la cultura, ci aveva insegnato, non è solo Dante, Manzoni, Leopardi o Verga. Anche lo sport è cultura e in quelle giornate allo stadio “Della Vittoria” ci insegnava a guardare oltre il campo da gioco, a leggerlo anche come un fenomeno di costume.

Se fu grande nell’insegnamento, non lo fu meno per la vita culturale di Bari e dintorni (all’epoca Dalfino non aveva ancora disegnato la città metropolitana). Nominato dal Partito d’azione, di cui fu tra i dirigenti -poi mai più tessere di partito-, Presidente del Liceo Musicale consorziale, pareggiato di Stato “Niccolò Piccinni (il nonno dell’omonimo Conservatorio), volle far venire a Bari un giovane promettente musicista milanese perché di quel Liceo assumesse la direzione. All’epoca funzionava così. Quel giovane musicista era Nino Rota.

Filippo Pugliese, Peter Zeller, Michele D’erasmo …..

La battaglia per nominarlo fu dura: il direttore uscente era un localmente molto noto compositore bitontino che vantava potenti amicizia. D’Erasmo fu irremovibile. Ad un consiglio di amministrazione titubante mise sul tavolo sé stesso. Se non passava la nomina di Rota dovevano pensare ad un altro Presidente, lui si sarebbe irrevocabilmente dimesso. Ottenne quanto voleva. Nino Rota fu direttore e da subito le classi si riempirono di docenti di grande valore che accorrevano dappertutto alla chiamata del giovane compositore emergente. Solo la classe di pianoforte non fu toccata. Il M° Ruggiero aveva fondato al vecchio liceo una scuola pianistica eccezionale e Rota l’aiuto a crescere, ma senza modificarla minimamente. Ed il Liceo, futuro Conservatorio Piccinni, gettò le basi per essere tra i migliori del Paese. Con Rota crebbe tutto, compresa la società dei concerti del Liceo: la Fondazione Concerti “Niccolò Piccinni”, l’editore discreto di questa testata, che spinse -a dire il vero insieme a mio padre, docente del liceo barese, ed al tempo stesso primo corno della Scarlatti e animatore della vita musicale napoletana- a dotarsi di una orchestra sinfonica. Sosteneva saggiamente Rota: “Che senso ha formare tanti bravi strumentisti, se poi non hanno occasione di lavoro?” E solo l’orchestra era risolutiva della questione.

E Rota rimase a Bari per tantissimo tempo, aveva una casa a Torre a Mare, ma ci andava abbastanza di rado. Un angoletto dove dormire nella casa del custode era per lui più che sufficiente e poi la sua direzione col suo pianoforte, dove sono nate tutte quelle straordinarie musiche che conosciamo. E forse anche pagine assai più belle ma meno note. Se Rota fu uno dei più grandi compositori di musiche da film, non c’è film del grande Federico Fellini che non porti la firma di Nino Rota per le musiche, la produzione cameristica, sinfonica, operistica, per balletto di Rota è numerosa quanto pregevolissima. Forse ancora non conosciuta quanto meriterebbe. E la ragione è che Rota, ultimo compositore romantico, in un’epoca di puntilisti, dodecafonisti ed altri stili musicali inediti, fu fortemente avversato da costoro. Oggi sarebbe il caso di riscoprire opere come il suo Cappello di Paglia di Firenze, o l’Oratorio per Maria (potrei sbagliare il titolo) musica per balletto scritto per Carla Fracci ed il marito Beppe Menegatti.

Ma non fu certo solo Rota il capolavoro della grandezza di Michele D’Erasmo. Il suo vero capolavoro furono i suoi allievi: seppe formare  una classe dirigente colta e preparata. Solo dalla mia classe posso citarne tanti. Ne scelgo due a caso. Ennio Triggiani, uno dei maggiori esperti al mondo di diritto Europeo. Leggetevi su queste pagine la sua mirabile analisi del Mes e capirete. Giampiero Bellardi, che per tanti anni è stato al vertice dei servizi sportivi della Rai. Ed erano tra i migliori, ma non il migliore. Ed andando indietro di qualche anno c’è Laudadio, colui che ha fatto grande il festival del cinema di Venezia ed oggi cura a Bari il Bifest. Gaetano Piepoli tra i grandi docenti nazionali di diritto civile. Un grande lavorista erede diretto di Gino Giugni, cioè Gaetano Veneto. Ne cito solo pochi perché sono un’ifinità gli allievi che non solo hanno dato alla nostra società molto, ma sanno perfettamente che le loro qualità senza Michele D’Erasmo sarebbero rimaste incolte e probabilmente nascoste per sempre.

Permettemi una brevissima nota personale. Sono ancora orgoglioso di essere stato chiamato dal prof. D’Erasmo nel 1972 alla direzione generale della Fondazione Piccinni, società di concerti che, nel 1968 -nella relazione ministeriale alla prima applicazione della legge Corona- era stata indicata come la più importante d’Italia. E sono altrettanto orgoglioso dei 10 datimi da Lui per alcuni compiti scritti d’Italiano -di solito commenti di poesie totalmente nuove-. Così come ricordo come un’incubo le sue interrogazioni con poesie e canti danteschi da mandare a memoria, che non è stata mai il mio forte, un’eufemismo per non confessare che ero decisamente scarsuccio in fatto di memoria.

Nato a Sannicandro di Puglia, se ben ricordo nel 1913, fu alla Presidenza della Fondazione fin verso la metà degli anni ’80. Rimase comunque in consiglio di amministrazione e lasciò la Presidenza perché aveva deciso di vivere il resto della sua vita prevalentemente a Parigi, città che aveva sempre amato. Da Parigi lo riportarono colpito da ictus celebrale. Si riprese, curato amorevolmente dai suoi allievi primari universitari, ma se la sua memoria a lungo termine tornò quasi perfetta e del passato ricordava tutto o quasi, non così per quella a breve. Vedere una mente tale perdere colpi faceva male.  

Ovviamente, chiunque voglia intervenire sarà volentieri ospitato da queste pagine.

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